Torna in cartellone a Zurigo Anna Bolena, il capolavoro di Gaetano Donizetti narrato dal libretto di Felice Romani. A causa delle molte non irrilevanti difficoltà esecutive, soprattutto per il ruolo in titolo, è un’opera raramente rappresentata, e questo anche dopo il noto revival alla metà del secolo scorso. Una grande sfida, dunque, per il soprano tedesco Diana Damrau al suo debutto quale primadonna di questa nuova produzione. Ma va detto che Anna Bolena è una sfida per chiunque, visto anche l’indelebile ricordo nella mente di ogni operomane della leggendaria produzione scaligera del 1957 diretta da Gianandrea Gavazzeni, con la regia di Luchino Visconti e con Maria Callas protagonista.
Nell’opera in questione, Anna Bolena già regina si deve confrontare con un Enrico VIII invaghitosi di un’altra donna e deciso ad annullare il matrimonio con lei, così come per lei fece con Caterina d’Aragona. Dimostrando un’invidiabile intelligenza interpretativa, con l’arcinota ferrea tecnica vocale, con la sua cura del fraseggio, i filati e i legati perfetti, la Damrau si cala magistralmente nei panni della protagonista – che a parere del compositore e del suo librettista, è più una vittima che la manipolatrice dalla strategica intelligenza di cui narrano i libri di storia e i numerosi film –, rendendone ogni sfumatura della complessa personalità: emozioni, angosce, impetuosità, rabbia, delirio e follia dapprima, equilibrio, rassegnazione e grande dignità nei suoi ultimi giorni di vita. Il suo carisma è elettrizzante persino in «Giudici! Ad Anna!!». Giustissima, dunque, l'ovazione del pubblico alla fine della rappresentazione.
La nuova «altra» di Enrico VIII è Giovanna Seymour, damigella di Anna, interpretata da una Karine Deshayes che incanta vocalmente, ma un po’ meno scenicamente. Per quanto concerne gli altri interpreti, Alexey Neklyudov è un Lord Riccardo Percy d’importante presenza scenica e con una magnifica voce, Nadezhda Karyazina risolve la sua interpretazione con tecnica sicura ed è molto verosimile nella parte en travesti del paggio Smeton, Luca Pisaroni nei panni di Enrico VIII si riconferma artista disinvolto vocalmente e scenicamente, e convincenti lo sono anche Stanislav Vorobyov nel ruolo di Rochefort e Nathan Haller in quello dell’orribile Sir Hervey. Il maestro Enrique Mazzola offre una profonda e coinvolgente lettura all’insegna di una dinamica ora asciutta ora più intensa, degnamente assecondato da una Philarmonia Zürich in perfetto equilibro fra rigore ritmico e melodica orchestrale. Buona anche la prova del Chor der Oper Zürich preparato da Ernst Raffelberger.
Sul versante visivo, senza grandi impennate, ma interessante e con un’ottima guida dei personaggi la concezione registica di David Alden: apprezzabile l’idea di Elisabetta I bambina in scena, la regina che il potere saprà conservarselo a lungo. E un innegabile valore aggiunto sono anche le scene essenziali e austere e gli efficaci costumi ispirati alle più diverse epoche britanniche di Gideon Davey, le luci di Martin Gebhardt, nonché i giochi di ombre nei video di Roby Voigt. Al termine delle tre ore di spettacolo, entusiastici applausi soprattutto per la protagonista, ma anche per tutti gli altri partecipanti.
Ricordiamo che, in occasione della prima, è stata omaggiata Edita Gruberova, indimenticabile soprano scomparsa di recente e già protagonista di una passata edizione zurighese di Anna Bolena.