Bibliografia
Benedicta Froelich, L’indicibile inverno. Una storia bipolare. Oltre Edizioni, 2020


Di lunghi inverni

Ne "L’indicibile inverno" il parallelismo biografico tra l’esploratore britannico Apsley Cherry-Garrard e una giovane donna
/ 21.06.2021
di Alessandro Zanoli

La nostra apprezzata collaboratrice Benedicta Froelich è conosciuta da tempo come autrice di corpose ricerche storico-biografiche che mostrano il suo interesse per personaggi celebri della storia anglosassone, come Lawrence d’Arabia e il «Bonnie Prince» Charles Edward Stuart. Su di lei sembrano esercitare un fascino particolare le figure di eroi che partendo da premesse altamente positive, in possesso di doti personali e di grandi ambizioni, finiscono invece per concludere la loro esistenza in modo drammatico, smentendo ogni possibile positiva previsione sul loro destino. Questo suo ultimo lavoro si muove sulla falsariga dei precedenti, ma si profila per una sua specificità narrativa. Ne L’indicibile inverno, l’autrice mette in scena contemporaneamente due eroi: da un lato la figura dell’inglese Apsley Cherry-Garrard, vissuto in Inghilterra tra il 1886 e il 1959, e dall’altro quella di Frida, una giovane che vive in un anonimo paesino della Brianza nel nostro tempo.

Si tratta quindi di una biografia parallela in cui le vicende del nobile britannico, sofferente potremmo dire di una sindrome post-traumatica, si intrecciano con le sofferenze psicologiche di quella che diventerà poi, nel racconto, la sua biografa. In questo senso il sottotitolo di Una storia bipolare sta proprio a segnalare due momenti narrativi che si intrecciano uno nell’altro, offrendo peraltro una chiara allusione al disturbo psicologico di cui soffre la ragazza.

In questa chiave di rimandi continui da una biografia all’altra il racconto è molto ben orchestrato, lasciando lentamente emergere segnali che collegano la vita dello sfortunato esploratore antartico con la quotidianità difficile e apparentemente altrettanto sfortunata di un’esploratrice del presente. Senza voler anticipare e svelare i tratti principali di tale dialogo a distanza di un secolo (le vicende dei due protagonisti si svolgono infatti quasi esattamente 100 anni dopo) possiamo dire che Apsley Cherry-Garrard è stato membro di una sfortunata campagna di esplorazione, organizzata dal celebre Capitano Robert Falcon Scott. Frida, nel racconto, si appassiona per la storia del tragico evento e inizia un percorso di identificazione che la aiuterà a vedere meglio i tratti della sua situazione personale e la porterà, diversamente da Apsley, a dare una soluzione positiva al proprio problema. Il Lord Inglese, infatti dopo essere tornato dall’Antartide non troverà più un equilibrio interiore, se non in momenti sporadici, e vivrà una continua condizione di sofferenza (di nuovo: non vogliamo qui anticipare nulla della trama della doppia biografia, sarebbe un peccato per il lettore).

Per quello che riguarda le doti letterarie del testo in sé, occorre dire che il libro della Froelich sembra inserirsi, più che nel filone biografico, in quello molto battuto e conosciuto del «diario terapeutico», genere in cui la letteratura italiana può vantare alcuni capolavori assoluti. Da La coscienza di Zeno a Il male oscuro, le sofferenze interiori del protagonista, il suo conflitto tra la propria sintomatologia psicologica e le opinioni dello psichiatra che se ne occupa, sono un tema narrativo molto utilizzato e comunque affascinante. Volendo confrontare tali due celebri esempi con il libro in questione, si nota ne L’indicibile inverno la mancanza del tono ironico e autoironico del protagonista nei confronti della propria sintomatologia e dell’eziologia del proprio problema.

La Froelich predilige un registro intenso, drammatico, che si fa in qualche momento anche melo-drammatico, in particolare nella ricostruzione degli episodi storici, da lei romanzati a tratti con uno stile un po’ affettato. Molto più moderni, necessariamente, e agili i passaggi della storia di Frida, che scava al fondo della sua sofferenza e, come detto, trova lo spunto per una soluzione catartica al suo disagio interiore grazie all’elaborazione della tragica vicenda di Apsley Cherry-Garrard e dei suoi compagni.