Divina Commedia, Canto XIX: i simoniaci nell'illustrazione di Gabriele Dell'Otto


Dante e la Marvel

Gabriele Dell’Otto, che è uno degli otto illustratori della Marvel, ha dato alle stampe l’Inferno di Dante in un insolito sodalizio con Franco Nembrini
/ 17.12.2018
di Enrico Parola

Con Spiderman, X-Men, Wolverine e gli altri supereroi Marvel è salito in Paradiso: Gabriele Dell’Otto è uno degli otto illustratori al mondo che firmano le copertine per Marvel America. Idolatrato dai fan come i supereroi che anima col suo tratto inconfondibile, il 45enne romano ha accettato di scendere all’Inferno, col dichiarato proposito di tornare in Paradiso; passando per il Purgatorio. È in uscita in questi giorni per Mondadori una nuova edizione dell’Inferno della Divina Commedia (le altre due Cantiche usciranno nel 2019 e 20) commentata da Franco Nembrini (che ha spiegato tutti i cento canti su Tv 2000), con un’introduzione di Alessandro D’Avenia e le illustrazioni di Dell’Otto.

Una tavola per ogni canto, dove i personaggi danteschi accennano tratti, fisionomie e atteggiamenti familiari a chi di solito ai versi del Trecento preferisce fumetti e film d’azione. Sembrerebbe (e lo è, anche) una perfetta operazione di marketing per avvicinare nuovo pubblico, eppure è nato tutto per caso e non per volontà dell’editore. «Premessa: conoscevo la Divina Commedia per quel poco che tutti devono studiare alle superiori, ma i miei contatti con Dante erano finiti lì» confessa Dell’Otto. Un interesse risvegliato ascoltando Nembrini: «Venne a Roma per un ciclo di incontri sulla Commedia, ma non ci andai per interesse verso Dante. Mia moglie mi aveva fatto vedere un video in cui lui parlava di educazione, noi abbiamo tre figli di cui la prima è entrata nell’adolescenza e certe problematiche cominciano a diventare stringenti. Così quando vidi sulla bacheca della parrocchia l’avviso dell’incontro vi andai, ma solo per sentire lui».

Non è un caso che l’ispirazione sia venuta dalla moglie Margherita: «Ho sempre disegnato subito fumetti e supereroi: mio padre era un fanatico della Marvel, sono nato tra Spiderman e soci. Però non mi reputavo bravo, a 25 anni disegnavo eroi per me e di lavoro illustravo libri scientifici: rane, cicli biologici… Fu Margherita a costringermi a farli vedere a qualcuno; andai a Lucca Comics da Marco Marcello Lupoi, capo della Marvel Italia; davanti a me altri ispiranti illustratori, tutti scartati; arriva il mio turno e me ne vorrei andare, lui fissa i miei fogli per minuti che mi sembrano interminabili, lo prego di dirmi che cosa non va e lui mi risponde che l’unico errore è non aver ancora pubblicato nulla. Da lì è iniziato tutto, era il 1998; nel 2002 il contatto diretto col gran capo americano e l’inizio delle copertine statunitensi».

Da star dei comics Dell’Otto va con Margherita al fatidico incontro: «Primo canto e mi trovo immerso nella selva oscura: Franco ha un modo di raccontare che ti fa immedesimare, agli occhi della fantasia mi appare nitida, particolareggiata e precisa la selva. Alla fine vado da lui e gli dico che mi piacerebbe fargli qualche disegno ispirato alla Commedia. Mi guarda un po’ stranito, perplesso, non sa chi sono e dubita della proposta».

Poi una lunga chiacchierata, scatta l’affinità e si va subito ben oltre il progetto iniziale: «Avevo pensato a un portfolio di qualche disegno, ma parlando trovavamo sempre più consonanze: lui accennava a temi e canti danteschi e io rispondevo illustrandogli ciò che la fantasia mi faceva immaginare; e lui a prendere spunto dalle mie visioni spiegandomele: mi impressionava perché era come se capisse meglio di me il senso delle mie immagini e così mi spingesse a modificarle, a renderle ancora più «vere» rispetto ai versi danteschi».

Nel disegnare i Canti ha seguito un criterio preciso: «Le immagini fanno vedere quello che vede Dante, non ciò che raccontano i personaggi. Il poeta vede la fiamma dal duplice corno in cui sono chiuse le anime di Ulisse e Diomede, la mia tela mostra quello e non il folle volo di Ulisse con i suoi compagni e il naufragio della nave davanti al monte del Purgatorio. Ho disegnato Paolo e Francesca abbracciati in un amplesso, non la loro tragica storia, il bacio furtivo suscitato dalle lettura di Tristano e Isotta».

Ha deciso di fare così dopo aver parlato con Nembrini proprio del Canto V: «Mi disse che Dante sviene non tanto per la pietà verso i due tragici amanti, ma perché capisce che lui sta rischiando di commettere lo stesso errore, sviene pensando a sé. Mi ha fatto pensare a quando io sbaglio. Da lì ho iniziato a confrontarmi con Dante, a prendere le mie esperienze e paragonarle con le sue. Per questo ho voluto illustrare quello che vedono i suoi occhi, perché sono come i miei occhi, potrei essere io lì».