Bibliografia
Eshkol Nevo, Tre piani, Vicenza, Neri Pozza, 2015


Da Tel Aviv alla poesia di Moretti

Eshkol Nevo (di cui in questi giorni esce il Vocabolario dei desideri) ci racconta la nascita e il pensiero del bestseller Tre piani, prossimamente al cinema grazie a Nanni Moretti
/ 20.07.2020
di Blanche Greco

«Non volevo essere uno scrittore: ho iniziato a scrivere perché avevo bisogno di sfogarmi, di tirar fuori ciò che per anni non ero riuscito a esprimere. In seguito ho continuato perché volevo prendere parte al dibattito sociale e politico che stava crescendo all’interno della società israeliana; o ancora perché, il cuore infranto da un amore perduto, avevo bisogno di nascondermi in una love story inventata il tempo necessario per guarire. Poco, o tanto, ogni mio romanzo parla di me, ma soprattutto sembra essere intimamente legato alla biografia dei miei lettori che misteriosamente si riconoscono nei desideri, nei sogni e nelle esperienze raccontate nei miei libri. Una magia che mi stupisce ogni volta», mi ha confessato Eshkol Nevo quando l’ho incontrato a Roma l’anno scorso, felice, anzi elettrizzato: lui scrittore israeliano di successo a livello internazionale, così amato per la maestria con cui descrive le sfumature e le spigolosità dell’animo umano, stava approdando con un suo libro al cinema.

«Sono appena stato sul set del nuovo film di Nanni Moretti: Tre Piani»,  mi ha bisbigliato con un allegro sorriso di complicità, attento a non rompere la promessa di discrezione fatta al regista. Il film (che adesso è pronto e si spera, visto i tempi incerti in cui viviamo, che esca in autunno) è tratto dal suo omonimo libro: tre storie che mettono a nudo i segreti di altrettante famiglie che vivono nella stessa palazzina nella periferia borghese di Tel Aviv, una sorta di ricamo su amori e incomprensioni di coppia e sui complicati rapporti padri-figli.

«Un libro che non volevo scrivere perché per certi versi troppo intimo», racconta Eshkol Nevo, «all’epoca cercavo di capire se sarei stato un buon padre e che tipo di relazione sarei stato capace di stabilire con mia figlia. Perciò quando Tre Piani venne pubblicato in Israele ero molto imbarazzato, mi ero messo a nudo e mi sembrava che tutti se ne fossero accorti. Invece, siccome nel precedente Nostalgia, al centro della storia c’erano quattro villette contigue dove abitavano i personaggi, quando uscì Tre piani, mi affibbiarono subito il soprannome di «romanziere dell’immobiliare». La verità è che benché ci sia la stessa atmosfera famigliare, nel primo m’interrogo su cosa significhi «casa», «sentirsi a casa» e dove e per chi questo sia possibile; nel secondo libro invece la domanda cruciale è: possiamo essere felici in una casa, vivendo in famiglia? E che tipo di segreti dobbiamo essere capaci di mantenere se vogliamo evitare che tutto vada in malora? La cornice di entrambi i romanzi è simile, ma ho scritto Nostalgia a trentun anni e Tre Piani a quarantaquattro, nel frattempo sono cresciuto».

Nevo, gli occhi azzurri impazienti e il fisico asciutto e allenato, ricorda Arnon l’architetto del primo piano del suo romanzo. Un bell’uomo con una moglie molto amata e due figlie piccole, che a un certo punto è ossessionato dal dubbio che la sua bimbetta di sette anni sia stata molestata dall’anziano vicino di casa, sino ad allora persona irreprensibile. Vecchie paranoie si riaffacciano alla sua mente e la verità, nel vortice delle sensazioni, è difficile per lui da svelare, o forse da accettare. Al secondo piano vive Hani, ex grafica con due bambini piccoli e un marito sempre in viaggio all’estero. Si sente sola, rifiutata, attirata da quegli stessi fantasmi della follia che in passato le hanno portato via la madre. All’ultimo piano abita Dvora, giudice in pensione e vedova da poco. La morte del marito la riporta ad episodi del passato: quella parte della sua personalità che si è arresa alla vita di coppia e l’insanabile frattura con l’unico figlio.

Tre racconti avvincenti nei quali c’è «una lotta tra etica, immaginazione e impulsi»; tre piani sul modello delle tre istanze freudiane della personalità: l’Es, l’Io e il Super Io. Tre mondi, che nel libro si sfiorano appena, ma che nel film di Nanni Moretti, interpretato tra gli altri da lui stesso, Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Alba Rohrwacher, sono destinati a intrecciarsi in modo inaspettato. Nel libro l’esigenza insopprimibile dei protagonisti a raccontare i propri segreti, li porta a ricercare un interlocutore «fidato» al quale indirizzare una lunga confessione intrisa di ribellione, rimpianti, egocentrismo, vanità, gelosie che punteggiano i fatti che hanno cambiato la loro vita e forse distrutto la loro «casa».

«Nella religione ebraica non esiste il rito della confessione» – puntualizza Eshkol Nevo – «ma i miei personaggi ne sentono l’urgenza, per rompere la solitudine e allo stesso tempo per manipolare la realtà. Io non credo nel destino e neppure in Dio, o in un disegno divino, ma vedo la vita come qualcosa di caotico che si sviluppa secondo dei flussi che dipendono da noi stessi, ma che ignoriamo, o ai quali non prestiamo attenzione. Tre Piani è un libro scritto di getto, in pochi mesi, molto amato dai miei lettori. Nelle presentazioni, in molti mi hanno raccontato di essersi riconosciuti negli errori dei miei protagonisti e di essersi perdonati. Io da “groupie” del cinema di Nanni Moretti sono curioso di vedere come l’ha immaginato lui, perché i suoi film sono capaci di sprigionare una tale tensione intima, una tale autenticità da essere a loro volta quasi un genere letterario».