Bibliografia
Marco Santagata, Le donne di Dante, Bologna, il Mulino 2021


Cunizza, Matelda e le altre

Un saggio postumo di Marco Santagata, sulle donne e sulla vita quotidiana ai tempi di Dante
/ 10.05.2021
di Stefano Vassere

Le donne di Dante, libro postumo («licenziate le ultime bozze dall’autore», come dice accorata nota finale) di Marco Santagata, porta sulla sovraccoperta il viso preoccupato e contornato di boccoli rossi di Pia de’ Tolomei. Un’immagine che ne annuncia molte altre all’interno del volume e che rimanda alla quarta di copertina i particolari delle mani intrecciate e dell’anello nella sognante interpretazione di Dante Gabriel Rossetti della seconda metà dell’Ottocento.

Le donne di Dante di cui si racconta sono quelle della famiglia «nucleare» e di quella acquisita, di quelle allargate, delle famiglie con cui sarà imparentato, le donne vere e presunte delle sue opere. Di molte e della loro esistenza, anche di quella di Beatrice Portinari, possiamo dire ben poco, poco più del loro nome; «la stessa tragica vicenda di Pia de’ Tolomei deve essere integralmente immaginata dai lettori». E quindi a proposito di molti dei destini raccontati, soprattutto quelli che interessano il Dante poeta piuttosto che il Dante personaggio (ancora Santagata distingue un terzo Dante uomo), il metodo di questo libro presuppone che in mancanza della testimonianza documentaria ci si debba rivolgere alle opere letterarie. Cosa che al giorno d’oggi sarebbe del tutto inconcepibile, proscritta come è da gran parte della tradizione di indagine critica degli ultimi decenni: mai stabilire un legame tra un’opera letteraria e la vita del suo autore! Come tuonano le avanguardie da parecchio tempo a questa parte.

Certo è che nella serie alcune figure risultano più incandescenti delle altre; per loro caratteristiche ma anche per il mistero che le vuole appunto note per accenni. Potendo scegliere, certamente Cunizza da Romano e il round veneto della sua profezia; e Matelda, «la bella donna apparsa cantando e raccogliendo fiori, una sorta di “ufficiale” addetto al Paradiso» e al protocollo dell’Eden. E poi la figura tenera ed emozionante di Giovanna, di cui il padre nel canto VIII del Purgatorio loderà l’assoluta purezza, che la abilita a invocare la misericordia: «quando sarai di là da le larghe onde, / dì a Giovanna mia che per me chiami / là dove a li ’nnocenti si risponde».

Del rapporto con Beatrice Portinari, incuriosiscono un avvicinamento che si direbbe geometricamente mediato e l’intento di Dante di salvaguardarne l’onore schermandola o fingendo di indirizzare altrove la sua attenzione. In una chiesa durante una funzione, la linea di sguardo tra i due è interrotta da un’altra donna, «una bella e sconosciuta» che ricambia il sorriso credendosene la vera beneficiata. Le donne «schermo della veritade» saranno parecchie; a loro il Poeta dedicherà versi pieni di passione, rivolti, nel velo delle simulazioni, alla destinataria ultima della sua grazia. E in un sonetto d’occasione l’incedere di Vanna «Primavera», amata da Guido Cavalcanti, ancora una volta precede concretamente quello di Beatrice.

In più passi, questo libro ha occasioni per rivelare un paese complesso e pieno di sorprese. È un testo sul che cosa conosciamo della letteratura e dello stare al mondo nell’Italia medievale e soprattutto su come ne siamo venuti a conoscenza. Rapporti famigliari, matrimonio, amore, adulteri, casistiche e situazioni del quotidiano. Ma anche ricchezza e povertà, delitto, guerra, malattia, morte, famiglia, figli, infanzia. L’istituto del matrimonio è all’epoca un patto patrimoniale tra persone nel quale «l’amore non era il fondamento del loro legame».

Ambizioni e aspirazioni, inquadrate in schemi sociali rigidi, non sono negoziabili se non appunto attraverso la contrattistica coniugale. Una codificazione stretta della composizione letteraria prevede l’esclusione di taluni temi come l’esperienza personale diretta di chi racconta e l’infanzia propria o altrui. Su tutto ciò, quel metro umanamente obliquo che costringe spesso il Poeta e i suoi contemporanei a parlare delle cose della vita per mediazioni e scarti. E a raccontare la propria amata facendo finta di voler bene a qualcun altro.