Creatore di sogni, instancabile rielaboratore di miti, Neil Gaiman è uno che vive di storie. Non solo perché con le storie si guadagna da vivere, fatto scontato per chi di mestiere fa lo scrittore. Ma soprattutto perché le storie sono il tessuto della sua vita e perché anche le storie sono cose vive. Lo sono in qualunque forma possano essere raccontate, fumetti, racconti, romanzi o sceneggiature, tutti territori che Gaiman ha attraversato a partire dagli anni Ottanta, fino a diventare oggi, soprattutto nel mondo anglosassone, uno dei più celebrati e personali narratori del fantastico.
Poco importa da quale porta si sia entrati nel suo mondo. Forse attraverso le pagine misteriose, oniriche e adulte dei fumetti di Sandman. Oppure seguendo in American Gods le avventure di un ex galeotto, assunto da Odino per fargli da autista e guardaspalle nell’America di oggi dove nuovi e vecchi dei stanno per combattere la battaglia finale. Magari sono stati i brividi suscitati da Coraline, che sembrerebbe un racconto per bambini ma dove i personaggi hanno bottoni cuciti al posto degli occhi. Oppure è stata la sua riscrittura dei Miti del Nord, che ci ha riportati alle antiche notti d’inverno dove – come ha scritto il «Financial Times» – stretti attorno al fuoco ascoltavamo le storie di un bardo.
O magari è perché abbiamo riso insieme a un’improbabile coppia formata da un angelo e un demone innamorati degli umani che fanno di tutto per evitare l’Armageddon in Good Omens, scritto con Terry Pratchett. Non importa da che parte siamo entrati nel mondo di Gaiman. Se ci siamo entrati, dare una sbirciata dietro le quinte attraverso Questa non è la mia faccia, l’ultimissima raccolta di suoi scritti pubblicata da Strade Blu Mondadori, sarà un’esperienza affascinante. Se ancora non ci siamo entrati, questi scritti potrebbero invitarci a varcare la soglia. E di sicuro qualcosa impareremo, anche solo che ogni grande scrittore è in origine un grande lettore.
«Saggi sparsi su leggere, scrivere, sognare e su un mucchio di altra roba», recita il sottotitolo italiano di questo corposo volume (quasi cinquecento pagine). Alla fine si tratta proprio di questo, di scritti sparsi, ma anche di molto di più. È una collezione di materiale di disparata provenienza, accumulato durante tre decenni. Vi trovano posto prefazioni per libri e antologie, nuove edizioni di autori classici o contemporanei, conosciuti o meno. Attraverso di loro Gaiman ci presenta la sua visione del fantastico, della fantascienza, dell’horror, delle fiabe. Scopriamo o riscopriamo nomi come quelli di Brian Aldiss e il suo romanzo La serra, riflettiamo su Ray Bradbury e Fahrenheit 451, sulle opere di Lovecraft o di H.G. Wells così come sul lavoro di illustratori e fumettisti come Dave McKean con il quale Gaiman ha dato vita a Sandman.
Ci sono i discorsi tenuti a convention, serate benefiche o alla consegna di qualcuno degli innumerevoli premi che Gaiman ha vinto o di cui sono stati insigniti i suoi amici e colleghi. Ci sono anche interviste. Alcune sono state realizzate da Gaiman prima della fama, quando era un giornalista freelance del quale ha ancora in sé lo spirito bulimico. Altre sarebbero state realizzate dopo, quando il nome dell’intervistatore avrebbe contato quasi quanto quello dell’intervistato. Ed è interessante notare come il giovane freelance e futuro scrittore è acceso di passione mentre parla al telefono con Lou Reed, mentre è più guardingo e contenuto quando, ormai arrivato al successo, si confronta con il mostro sacro Stephen King nella sua casa in Florida.
Ci sono accorati appelli alla lettura e al valore delle librerie. Ci sono i discorsi. E alcuni sono memorabili, come Fai un’opera d’arte, dove Gaiman racconta come e perché è arrivato a scrivere, in un’ode a quell’indomabile forza creativa che può agitarsi dentro di noi.
A prima vista questi scritti sembrano le tessere di un caleidoscopico mosaico gettate a casaccio sulla sabbia. Ma se le si guarda da una certa angolazione, da una certa distanza, forse proprio da quei posti economici sul loggione di cui parla il titolo originale The View from the Cheap Seats, ci si può vedere un disegno, un motivo. Una storia, che parla di Gaiman stesso, un viaggio nelle sue passioni di narratore che è al tempo stesso una portentosa mappa per attraversare quel mondo fantastico che ha imperiosamente richiamato lo scrittore inglese. Alla soglia dei sessant’anni, che compirà a novembre, Neil Gaiman non ha smesso di percorrerne le tortuose strade o meglio ancora di inventarle.
Bibliografia
Neil Gaiman, Questa non è la mia faccia, Milano, Mondadori, 2019.