Mai bütà via nagott!, diceva mia madre, che però predicava bene e razzolava male. Lezione appresa, invece, nella casa che fu di Elsa Franconi-Poretti (1895-1995), ricordata come collaboratrice dei nostri giornali e fautrice del diritto di voto alle donne. Dove fu rinvenuta una vecchia valigia contenente – minuziosamente ordinati e datati – testi dialettali per il teatro radiofonico da lei redatti tra il 1939 e il 1971 per la Radio della Svizzera italiana. Sedici commedie, provenienti da quella raccolta, oggi disponibili in un elegante volume: Una dòna di nòst. Elsa Franconi-Poretti. Sedici commedie dialettali, curato del pronipote Enzo Pelli e stampato da Poncioni, Losone.
Quel versante della vita di Elsa Franconi-Poretti corrisponde a un periodo della storia della Radio – gli anni della Seconda guerra mondiale – in cui gli autori di casa furono obbligati a supplire la quasi totale forzata assenza di teatranti e attori italiani. Elsa era stata fatta rientrare da Parigi – dove abitava dagli anni Venti, sposa dell’architetto Giuseppe Franconi, emigrato in Francia dal 1922. Vi sarebbe ritornata alla fine della guerra, per rimanervi fino al 1955. La sua esperienza di autrice dialettale si incrocia dunque con un periodo della storia della RSI che nel volume è ricordato da Nelly Valsangiacomo. Le 16 commedie riprodotte sono contestualizzate nella storia della Radio da Guido Pedrojetta; Franco Lurà sottopone a scrutinio «Il dialetto di Elsa», integrandovi un fitto glossario.
Si tratta dunque di una pubblicazione che guarda oltre la stretta rievocazione biografica, diventa l’occasione di fermarsi a riflettere su quel che era (e poco resta) del dialetto «luganese» che tutti noi si parlava: a casa, a scuola, nelle strade. Perduto? Nel Sottoceneri, purtroppo, in stato pre-agonico. Ed è una perdita evidente: perché non è l’inglese imparaticcio che si sente, purtroppo, anche alla radio e alla televisione, che lo può compensare.