La mostra

Sull’isola quest’estate erano visibili sia le installazioni progettate dagli allievi della scuola di decorazione dell’Accademia di Brera, sia gli interventi ideati dagli otto artisti selezionati per le residenze d’artista 2016. Si va dalle piccole sculture di Italo Bressan realizzate con materiali trovati sull’isola al progetto di computer art di Marco Cardini, dall’erbario «a impressione» di Anna Roberti realizzato con piante trovate sull’isola ai set «fotografici» dislocati sull’isola da Paola di Bello per modificare la percezione abituale del paesaggio. 

Nel 1919, l’allora proprietario dell’isola, Augusto Caprani la cede in eredità al re del Belgio; un atto che vuole testimoniare l’ammirazione degli italiani per la resistenza che il Belgio aveva opposto all’invasione tedesca del 1914. Alberto I donò a sua volta l’isola all’Accademia di Brera, convinto che l’istituzione milanese potesse valorizzarne e tutelarne sia il patrimonio archeologico sia le bellezze paesaggistiche. Nel 1940 lo Stato italiano costituisce la «Fondazione isola Comacina», che rimane quasi inattiva fino al 1970, quando viene approvato un nuovo statuto. La fondazione viene allora ricostituita sotto il controllo del presidente dell’Accademia di Brera. Nel 2000 l’isola è dichiarata inalienabile.

Informazioni: L’isola Comacina si raggiunge via lago da Ossuccio con un taxi-boat o tramite la Navigazione del Lago di Como. Il biglietto per la visita dell’isola si acquista al Museo archeologico Antiquarium di Ossuccio: entrambi aperti fino al 31 ottobre. http://www.isola-comacina.it


Comacina, acuta emozione

Residenze per artisti, reperti archeologici e monumenti: l’unica isola del Lago di Como custodisce un ricco patrimonio storico-artistico
/ 10.10.2016
di Emanuela Burgazzoli

«Camminare fra quelle pietre, posare la mano sulla loro superficie corrosa può dare un’emozione acuta, la sensazione reale e tangibile del tempo impietoso cui nulla può resistere, la sensazione di uno stupefacente viaggio a ritroso…». Così scriveva Giuseppe Ghielmetti nelle sue Passeggiate lariane nel 1970 a proposito dell’Isola Comacina, un fazzoletto di terra lungo 600 metri e largo 200 che sorge a un centinaio di metri dalla costa occidentale del Lario, nel comune di Ossuccio. Una collinetta oggi disabitata, se si escludono alcune residenze d’artiste e una locanda, visitabile da marzo a ottobre, che ha svelato a poco a poco, grazie agli scavi condotti nel Ventesimo secolo, un lungo e movimentato passato, segnato dall’occupazione dei romani, dei bizantini, dei longobardi e dagli imperiali di Ottone II. Divenuta un centro strategico politico e religioso della regione importante nell’alto Medioevo, l’epoca dei comuni; l’alleanza però con Milano contro Como, schierata con Federico Barbarossa, segna la sua fine nel 1169. Segue un periodo di oblio da cui si riscatta solo in epoca recente, grazie a due archeologi: Ugo Monneret de Villard e Luigi Mario Belloni. Saranno in particolare le campagne di scavi promosse da Belloni, insieme alla moglie Mariuccia Zecchinelli, dalla fine degli anni Cinquanta, a riportare alla luce un passato di cittadella fortificata con case-torre e numerose chiese, tanto che oggi la Comacina viene considerata fra le aree archeologiche più interessanti dell’Italia settentrionale per l’Alto Medioevo. Per saperne di più abbiamo interpellato Sara Monga, responsabile del Museo Antiquarium.

Quali sono le principali attrazioni dell’isola?

Oggi l’Isola offre testimonianze del suo passato davvero notevoli: si percorre il Viale del Poeta, lungo il quale si possono ammirare i resti di scalette e porzioni di mura medievali che lasciano intendere come le abitazioni fossero una accanto all’altra, in pietra locale. Si raggiunge il complesso archeologico più imponente, costituito dai resti del «Duomo», ovvero la basilica romanica di S. Eufemia, la cui planimetria è ben leggibile, mostrandosi a tre navate separate da porzioni di colonne ottagonali e a tre absidi sopraelevate. Fiore all’occhiello, la cripta, ben conservata nelle sue murature, essendosi salvata dalla distruzione perché sottostante. La chiesa di S. Giovanni Battista, unica chiesa consacrata in loco, secentesca, costruita quindi in epoca posteriore la distruzione affinché la popolazione venisse sull’isola a pregare. L’Aula Battesimale regala ai visitatori porzioni di mosaico e affreschi parietali a motivi geometrici del periodo carolingio.

Salendo il sentiero archeologico si passa per il sito di S. Maria col Portico, S. Pietro in Castello e ai resti della chiesa dei SS. Faustino e Giovita. Si ammirano pareti in pietra che sembrano voler rievocare l’arte dei Magistri Comacini, gli artisti locali noti per la loro ars muraria. Infine si raggiunge il sentiero degli artisti e, senza disturbare troppo gli artisti in residenza, si ammira l’architettura razionalista delle Case per Artisti, realizzate dall’Arch. Pietro Lingeri negli anni 36-40 sul modello di Le Corbusier (esempio quindi di architettura razionalista funzionale realizzata con materiali locali). Oggi la terraferma di fronte all’Isola, località Ossuccio, ospita all’interno del complesso medievale di S. Maria Maddalena, l’Antiquarium dedicato a Belloni e Zecchinelli, che raccoglie circa 250 reperti archeologici provenienti dalle campagne di scavo sull’isola e dalle acque circostanti (negli anni 70 furono compiute campagne sub-archeologiche).

Si può citare qualche ospite illustre?

Sicuramente non possiamo scordare la presenza di Hitchcock in passato, che girò alcune parti del The Pleasure Garden sull’isola. La Locanda dell’Isola Comacina oggi raccoglie diverse foto autografate di artisti che sono passati di lì, non ultimo l’ormai di casa George Clooney e diversi attori e politici.

Lei ha un suo luogo preferito sull’isola?

Personalmente posso dire di non avere un luogo preferito sulla Comacina, bensì posso dichiarare come la visita dell’Isola sia nel suo complesso una esperienza sensoriale unica, dove l’arte e la natura si mescolano armoniosamente e il suono dello sciabordio delle onde accompagna dolcemente la vista sugli scorci panoramici meravigliosi. Certamente non si può non ammirare la cripta di S. Eufemia, scendere e fare un giro su sé stessi: in questo modo si ha la percezione di essere all’interno di un luogo veramente antico e così, naturalmente, si va indietro nel tempo…