Cliché, ma non banale

Buona la prima, su LA1 è tornato il magazine culturale condotto da Lorenzo Buccella
/ 17.10.2022
di Marco Züblin

Avevo speso (6 giugno) parole di provvisorio apprezzamento per il primo piccolo ciclo di Cliché. Si conferma anche dopo le prime due puntate della nuova serie (Un mondo sexy e La fuga), sia per la scelta e la trattazione un po’ obliqua dei temi, sia per l’architettura della trasmissione.

Buone nuove, abbastanza, per il presentautore Buccella. Ho qualche dubbio sulla resa televisiva di certi suoi testi densi e lessicalmente sorprendenti, tra il pop e il letterario, che starebbero bene sulla pagina ma che, pronunciate a mitraglia e con registro «di testa», sfuggono comunque un po’ all’attenzione e quindi si perdono; soprattutto quando fanno da brulicante tappeto sonoro a immagini anche straviste ma ben montate a mille all’ora, che ghermiscono l’attenzione lasciando poco spazio per altro. Quindi, semplificare e rallentare non sarebbe un dramma, anzi, provare a scrivere «in levare»; e non andrebbe così perso «nella pioggia» quel bel talento che Buccella ha di leggere cose e fenomeni. Qui c’è, in generale, anche un tema di ego e di presenzialismo, essenziale per chi va in video ma che in Cliché può infastidire qualcuno. Niente di irrimediabile, forse solo questione di gusti.

Gli ospiti sono scelti con intelligenza e intelligentemente interpellati (su tutti la Marzano, poi Lerner, Manara e Vignola sul sexy; Lucarelli e Chatrian sulla fuga). Molto bene e in tema Soldini, sempre acuto indagatore di figure, Emma Bovary e Carla de Gli indifferenti.

Parlando di pornografia si è, fecondamente direi, oscillato dal discorso sull’immagine a quello sulla natura dello sguardo che su di essa si posa. Si sono dette cose interessanti, non banali, su temi come il rapporto con il corpo, la sua dignità e la sua desessualizzazione tramite la sovraesposizione; sul corpo come luogo dei paradossi, tra fisicità e mediazione tramite l’immagine; sulla relazione tra sesso ed erotismo. Più organizzata, attenta, la puntata su un tema bello e fondamentale, quello della fuga; vi si è accampato con prepotenza l’affabulatore Lucarelli, Carla del Ponte interessante (ma poco in tema), l’acuta incursione nel cinema (montaggi alternati, fughe e inseguimenti) con Chatrian.

Un magazine culturale riuscito e di arguta originalità, messo in scena con una certa sapienza drammaturgica, attorno a temi non ovvi e comunque indagati con la capacità audace (forse astuta) di adottare uno sguardo laterale, ambiguo. Fertilità eccentrica che mi pare uno dei modi giusti per intermediare e stimolare cultura nell’audiovisivo «classico». (RSI, LA1, mercoledì, prima serata; produzione Consuelo Marcoli, regìa Mattia Capezzoli).