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Cinema d’essai, si riparte

In giro per il mondo con un cinema diverso
/ 10.05.2021
di Giovanni Medolago

Dopo le sia pur timide aperture si potrebbe tornare al cinema. Non tutte le sale tuttavia hanno rialzato le saracinesche: mancano i film, dicono parecchi gestori. «Non è vero», ribatte giustamente Michele Dell’Ambrogio, «mancano i mainstream – leggi Hollywood – non mancano certo i film!», come prova il cartellone della rassegna Cinema dal mondo, dove troviamo ben 14 pellicole provenienti da Africa, Asia e America latina. Quasi tutte inedite al sud delle Alpi e coraggiosamente proposte in vers. or. con sottotitoli dai benemeriti Cineclub della Svizzera italiana.

Quello del Mendrisiotto fa notare che, con tutte le misure anticovid e un numero di spettatori fissato a 50 presenze, «tornando al cinema non si corre nessun pericolo di contaminazione, se non quello delle idee»! E delle emozioni, possiamo ben aggiungere, offerte da questo virtuale giro del mondo. «Dal Marocco al Messico, dalla Georgia al Guatemala – scrive ancora Dell’Ambrogio – si potrà immergersi nelle situazioni e nei problemi di Paesi che l’informazione spesso tralascia o affronta solo di striscio».

È il caso del Bhutan, e del villaggio sperduto di Lunana (A Yak In The Classroom), 4000 m d’altitudine, dove giunge un nuovo giovane maestro dopo un viaggio a piedi di otto giorni attraverso paesaggi mozzafiato e dove manco a dirlo lo attende qualche sorpresa. Nell’Iran degli ayatollah ci porta There Is Non Evil, coraggiosamente girato da Mohammad Rasoulof tra una carcerazione e l’altra: col suo amico e collaboratore Jafar Panahi, il regista è infatti già finito più volte sotto accusa per quella che a Teheran considerano propaganda contro il governo islamico.

Uno sguardo sulla realtà LGBT a Tblisi & dintorni lo offre And Then We Danced, oggetto di violente proteste alla sua uscita in Georgia poiché ritenuto «offensivo nei confronti della tradizione del Paese». Les hirondelles de Kaboul sono in realtà le donne costrette al burka nero loro imposto nell’Afghanistan dei talebani. Un film d’animazione, tratto dal romanzo omonimo (Mondadori) di Yasmina Khadra, pseudonimo dello scrittore algerino Mohammed Moulessehoul, strenuo accusatore del fanatismo religioso.

Manca lo spazio per segnalare gli altri film della rassegna appena iniziata, molti dei quali premiati a Cannes, Venezia o Berlino e scelti «per la loro qualità, per le particolari scelte formali e per la loro ricerca di linguaggi originali».