Ciak, la parola al Ticino

A colloquio con il regista ticinese Niccolò Castelli, il cui film Atlas inaugurerà la 56esima edizione delle Giornate del cinema di Soletta
/ 18.01.2021
di Nicola Falcinella

Per la prima volta le Giornate del cinema di Soletta saranno inaugurate da un film ticinese. La 56esima edizione della rassegna nazionale si svolgerà online, a causa della pandemia, sul sito journeesdesoleure.ch dal 20 al 27 gennaio. La cerimonia inaugurale sarà diffusa in diretta in contemporanea su Rsi LA 2, Srf 2 e Rts 2, oltre che online, e seguita dal lungometraggio Atlas di Niccolò Castelli. La prima assoluta del film del regista, già noto per Tutti giù, spicca tra i 170 titoli che compongono il ricco programma, fruibile accedendo al sito da tutta la Svizzera (ma il numero di spettatori per ciascun titolo è limitato). La pellicola è prodotta da Villi Hermann (cui Soletta dedica la retrospettiva «Rencontre» con la proiezione dei suoi lavori da regista) e Michela Pini per ImagoFilm, una coproduzione Svizzera, Italia e Belgio che vede protagonista la bolognese Matilda De Angelis.

L’attrice lanciata da Velocità massima è stata «Shooting Star» al Festival di Berlino ed è attualmente nella miniserie Hbo The Undoing a fianco di Nicole Kidman e Hugh Grant, oltre che su Netflix ne L’incredibile storia dell’isola delle rose. Nel cast figurano anche l’attore franco-tunisino Helmi Dridi, lo zurighese Nicola Perot, Anna Manuelli, Irene Casagrande e Neri Marcorè in un piccolo ruolo importante. Atlas è stato girato tra il 2018 e il 2019 tra incastri complicati, difficoltà previste come le riprese ad alta quota e ostacoli imprevisti, compreso il Coronavirus.

Ispirato a un fatto realmente accaduto, il film narra la storia di Allegra, una giovane e grintosa arrampicatrice, la cui esistenza è sconvolta da un evento tragico e che dovrà ricostruirsi dopo una perdita. «È un film diventato ancora più attuale e universale nella situazione che stiamo vivendo – spiega Castelli – Racconta la paura del diverso dopo un attentato terroristico, ma in questi mesi tutti abbiamo sperimentato la paura dell’altro, del toccarsi. Così il film è cambiato un po’ rispetto a come era stato scritto: è stato impossibile andare in Marocco a girare le ultime scene, così con la montatrice Esmeralda Calabria ha cercato un modo diverso per rendere ciò che volevamo. Il bello del cinema è che si possono trovare soluzioni creative, così abbiamo evocato di più e mostrato meno, il tempo a disposizione dovuto alla pandemia mi ha permesso di ripensare alcune cose». «Spero – aggiunge il regista – di aver trovato una modalità interessante per il pubblico. Faccio film per passare pensieri ed emozioni agli spettatori, bisogna trovare un equilibrio difficile, il cinema d’autore non deve sempre essere ostico per chi guarda, ci sono tanti esempi, penso a Ken Loach e altri, dobbiamo trovare il modo di arrivare a loro». 

Quanto alla scelta di presentare il film a Soletta, Castelli dichiara: «Abbiamo fatto vedere il film al festival e alla direttrice Anita Hugi quando non era ancora terminato. La loro proposta è stato un modo coraggioso per omaggiare il cinema svizzero. Per me è un onore, per la prima volta un film italofono inaugura Soletta e passa in contemporanea sulle tre tv nazionali. È una bellissima occasione e non potevamo non coglierla, è raro che un film arthouse vada in prima serata in tv. In più non si sa quando riapriranno i cinema, non si tornerà alla normalità prima del 2022, e, quando accadrà, ci saranno tanti film che dovranno uscire. L’intenzione è comunque di portare Atlas in sala quando si potrà, ma intanto questa è una bella occasione per chi al cinema avrebbe avuto difficoltà a vederlo. E anche il discorso festival è difficile, perché in questi mesi tanti sono stati annullati o ridotti, per questa ragione c’è una marea di lungometraggi in attesa».

Per il regista luganese l’anno appena concluso è stato molto importante e di svolta, dalla paternità raccontata nel cortometraggio Quasi padre, quasi figlio inserito nella Lockdown Collection della televisione svizzera, alla recentissima nomina a direttore della Ticino Film Commission. «Sono molto contento di tutto questo – commenta Castelli – Il bambino è la cosa più importante, e per me è un bel momento nonostante tutto. La scelta di Soletta è importante per il cinema ticinese, conferma che siamo cresciuti tanto. È cresciuto tutto quello che sta attorno al cinema in Ticino, c’è più lavoro, sono migliorati i tecnici, sono cresciuti i film, grazie anche alla Film Commission. Intendo continuare su questa strada, puntando ad abbattere la barriera linguistica, a favorire gli scambi e creando interesse verso il Ticino e i nostri film, in collegamento con il Festival di Locarno e le altre realtà presenti».