Nel romanzo di Peter Cameron Un giorno questo dolore ti sarà utile l’artista – di fantasia – espone a New York bidoni della spazzatura «decoupati» con pagine della Bibbia, del Corano e della Torah (per chi non si diletta con i corsi di ceramica o lo stencil, dicesi «decoupage» il ritaglio di figurine a uso ornamentale, fissate con vernice o lacca). Prezzo, 16 mila dollari cadauno. I visitatori ci buttano dentro vero pattume, per la felicità dell’artista che con le schifezze raccolte produrrà altre opere d’arte.
Satira dell’arte contemporanea, ma neppure tanto. Al Barbican di Londra, nel 2012, il cinese Song Dong ha esposto diecimila oggetti raccolti dalla madre in mezzo secolo di Rivoluzione culturale. Scarpe sformate, calzini con i buchi, tazze senza manico: tutto era prezioso e riciclabile senza bisogno di una App che suggerisse il nuovo imperativo categorico: Waste Not, ovvero «non sprecare», era il titolo della mostra.
Prima degli smartphone (che inquinano e sono fabbricati in Cina, a voler essere puntigliosi) esistevano guide per segnalare agli scavenger i cassonetti migliori, nei quartieri ricchi delle grandi città, per procurarsi di che vivere frugando tra i rifiuti. Accadeva prima che Marie Kondo, con i suoi libri sull’arte di fare ordine e ora con la sua serie tv, ci considerasse accumulatori di paccottiglia, invitandoci a buttare via «quel che non dà gioia». Anche – orrore – i libri: più di trenta volumi, spiega candidamente la fanciulla, è malattia. Da qui le polemiche. E le contro-polemiche: l’attaccate perché è donna e viene dall’oriente.
Attenti a quel che trovate nei cassonetti, l’ossessione è in agguato. Alexander Masters, scrittore e illustratore inglese, si imbatte in 148 diari scritti da mano ignota. Li avevano trovati in verità due amici suoi, stupefatti davanti a tante parole (5 milioni, pari a quindicimila pagine). Taccuini che sembravano appena buttati via, da qualcuno che magari ancora circolava nei paraggi. Ma in giro non c’era nessuno di sospetto, si potevano fare solo ipotesi: un nuovo inquilino infastidito dal pattume? una cantina o una soffitta svuotata dagli eredi? Si potrebbe aggiungere: magari un gesto artistico, di qualcuno che voleva fossero ritrovati? (le opere artistiche fatte con la spazzatura sono ormai un genere, ma anche in letteratura non si scherza, a partire da Il nostro comune amico di Charles Dickens: il barcaiolo e sua figlia perlustrano il Tamigi per raccattare quel che trovano, e anche un cadavere può rendere qualcosa).
Dai 148 diari, Alexander Masters ha tratto un libro appena uscito dal Saggiatore con il titolo Una vita scartata. Perché le pagine diventano, appunto, un’ossessione. Il diarista dice «io» ma non dà altre indicazioni su di sé (l’inglese lo consente, a differenza dell’italiano). Tra le pagine, disegni che sembrano rimandare a un carcere e a violente disavventure. Parentesi: tra i carcerati grafomani, se ancora non l’avete letto, procuratevi subito Il professore e il pazzo di Simon Winchester: un medico militare reduce dalla Guerra di secessione che uccide un passante, viene rinchiuso in manicomio, e dalla sua cella foderata di libri antichi diventa il più assiduo collaboratore alle voci dell’Oxford English Dictionary che si andava compilando.
Torniamo a Una vita scartata. Grande è la curiosità che abbiamo per le vite degli altri. Può diventare irresistibile se tra le pagine di un diario troviamo registrati tutti i compleanni dal tredicesimo – nel 1952, con una lista dei regali desiderati – al sessantaduesimo, nel 2001 (troppo tardi per credere a Babbo Natale). Dopo Un genio nello scantinato – sul matematico Simon Morton, genio precoce che a trent’anni, per colpa di un errore di calcolo, ebbe un crollo nervoso – Alexander Masters si dedica al diarista, facendo ipotesi e sciogliendo enigmi.
All’inizio di Una vita scartata non sa neppure se chi scrive è un uomo oppure una donna, poi scopre che dentro le pagine c’è un tentativo di romanzo, poi scambia per un nome proprio quel che invece è il nome di una casa. Ma insiste: quel che ha in mente è una biografia del diarista sconosciuto. Il lettore segue l’indagine passo passo, e i colpi di scena sono così tanti da dare alla vicenda un andamento romanzesco. E intanto Alexander Masters racconta un po’ di sé e della propria vita. Oltre alla straziante avventura del critico Frank Kermode: diede per sbaglio agli spazzini, invece che ai traslocatori, gli scatoloni con la sua collezione di libri rari.