Dove e quando

Palazzetto Fevi, Locarno
Sabato 9 dicembre, ore 20.30

Vai al concorso 

 

 


Canzoni con i piedi per terra

Mario Venuti sarà il protagonista del Concerto per l’infanzia, sostenuto dal Percento culturale di Migros Ticino
/ 20.11.2017
di Enza Di Santo

Coltiva il suo essere, ha la capacità di reinventarsi rimanendo fedele al suo stile vocale e compositivo. La ricchezza di esperienze, i viaggi e il talento nel recepire ciò che offre la vita sono la formula della lunga carriera musicale e del successo dell’ultimo disco di Mario Venuti. Dopo lo showcase, tenutosi a Lugano lo scorso 8 novembre allo Studio 2 della RSI, ha raccontato ad  «Azione» un po’ di sé, del suo album e dell’atteso concerto al Palazzetto Fevi di Locarno il 9 dicembre.

È appena terminato il tuo showcase qui a Lugano, ti sei divertito?
Sì, molto. Ho apprezzato tanto il pubblico, caloroso e molto attento, e le domande della conduzione erano stimolanti e curate.

Hai presentato diversi brani dal tuo nuovo disco Motore di Vita, che hai descritto come «terreno e sensuale»: cosa ti ha spinto a «cambiare rotta» rispetto all’album precedente Il tramonto dell’occidente?
È un po’ una reazione. Volevo mostrare dei tratti differenti della mia personalità, mettere i piedi per terra, e sicuramente questo è un aspetto che trovo molto mio. L’album è nato in maniera naturale, e tutti i brani sono piccole storie legate da aspetti terreni, corporei con una certa sensualità. È anche vero che Il tramonto dell’occidente è un disco che mi piace perché invece porta fuori da me un aspetto molto più razionale, il senso logico, il mio interesse per le sorti del mondo e la mia passione per la politica, per quello che succede nel mondo. Penso che entrambi i dischi contengano sfaccettature che possano piacere e interessare al pubblico e che comunque fanno parte di me.

Sulla copertina del disco sei immortalato in un fisico invidiabile. La frase «Mens sana in corpore sano» potrebbe esprimere il senso corporeo dell’album?
Noi tendiamo a fare sempre una netta scissione tra mente e corpo, dimensione sconosciuta agli orientali, che curano entrambi come un tutt’uno perché sanno che tutto è interconnesso. In qualche modo io cerco di mettere in pratica questo principio.

C’è un brano di questo album o di altri a cui sei affezionato in modo particolare?
Ogni canzone è un momento. Fortuna è stata un po’ la mia «canzone amuleto» perché ha segnato il punto di ripartenza da solista dopo l’avventura con i Denovo e dopo un periodo di silenzio, all’inizio degli anni 90. Quello che ci manca, è un altro brano a cui tengo perché nella sua semplicità sono condensati passato e futuro. È una forza vitale e penso di essere riuscito a esprimere in maniera efficace il punto di vista emozionale pur servendomi solo di poche parole.

Lasciati Amare è una canzone che appare come una dichiarazione: è rivolta a una persona speciale o alla tua stessa arte?
Semplicemente si parla dell’amore con il linguaggio della musica che ritengo essere una metafora sia dell’amore stesso sia della vita. Ho paragonato la persona amata ad un’opera d’arte, a una canzone, a una voce che canta, in questo modo si rende il parlare d’amore meno banale e in un certo senso più divertente.

Motore di Vita è un album pop che non cade nel banale e ha lo spirito della canzone d’autore, ma quali sfumature ci sono?
L’attitudine è sicuramente pop, ispirata comunque a quello che è il pop più nobile, come quello dei Beatles, di Elton John o di Battisti. Poi, ci possono essere sfumature diverse, come In tutto questo mare, che è più jazzy. Il jazz è una delle mie passioni e per questo ho avviato un progetto parallelo al disco, «Mario meets Jazz» con Urban Fabula. Il 1°dicembre ci esibiremo a Tokyo. Di fatto, il pop si nutre di tanti ingredienti che prende da tutti i generi e poi li trasforma: ho attinto dal jazz, ma anche dalla musica dance come per Caduto dalle Stelle.

A proposito di Caduto dalle stelle, nel video hai un abbigliamento scintillante, molto diverso dal look di venti anni fa: lo hai scelto tu?
Sì sì, l’ho scelto io, perché trattandosi di voler motivare al ballo, mi è sembrato che la palla specchiata, un classico da discoteca, fosse un elemento che stesse bene. Quindi ho pensato di trasformare me stesso in quella palla specchiata... E poi, mi piace un po’ di glamour nel pop.

Sabato 9 dicembre ti troveremo sul palco del Palazzetto Fevi a Locarno in occasione della 9a edizione del Concerto per l’infanzia. Per te che hai sempre prestato attenzione al mondo, che valore ha un’esibizione a scopo benefico?
È importante perché il tema dell’infanzia è molto caldo in questo periodo. Vediamo un’infanzia martoriata in paesi come la Siria e l’Etiopia, dove i bambini sono derubati della loro infanzia, ma penso che anche alle nostre latitudini, e in paesi ricchi come la Svizzera, ci siano bambini bisognosi di aiuto.

Cosa ti aspetti dalla serata del 9 dicembre? E cosa ci si potrà aspettare?
Spero che ci sia la stessa atmosfera di stasera, nello showcase di Rete Uno.Non presenterò tutto l’album, non ci sarebbe tempo. Presenterò sette delle dodici nuove canzoni perché ho davvero tanto materiale, un repertorio piuttosto vasto e voglio lasciare spazio anche per qualche mio classico e qualche vecchio successo.

Quanto dovremo attendere per una nuova produzione dopo questo successo?
Non molto. Ho già scritto le nuove canzoni e potrebbe uscire qualcosa già l’anno prossimo; è in divenire.