Dopo la lettura pubblica dello scorso luglio alla Filanda di Mendrisio, il Teatro Sociale di Bellinzona ha recentemente ospitato il debutto della versione scenica di Socrate e la sabbia di Ferruccio Cainero, accompagnato dalla proiezione dei disegni realizzati con la sabbia da Lorenzo Manetti su una tavola illuminata.
La lettura drammaturgica, intesa come struttura dello spettacolo attraverso la narrazione della storia e i suoi interpreti, si sviluppa da Socrate a Nietzsche, dai miti greci agli algoritmi, da Babbo Natale alla pizza, riferimenti sui quali Cainero ripercorre oltre duemila anni di civiltà, immergendoli nella dubbiosa dimensione filosofica fra fede e verità, fra trascendenza e intelligenza del reale. Due ore frammezzate da una pausa in cui la bravura affabulatoria dell’attore si alterna alla composizione dei disegni che, come dei mandala, conquistano il respiro fra i vari capitoli del racconto per poi sparire come in un processo cosmico.
L’idea, non nuova ma centrata, permette a Cainero di cadenzare la parte iniziale del suo spettacolo, più fluida e leggera, divertente e farcita di spunti autobiografici rispetto a quella conclusiva, in cui le riflessioni sui destini del mondo indugiano con un sermone laico su preoccupazioni condivisibili, ma la cui presa emotiva tende a perdere di intensità. Numerosi applausi hanno siglato lo spettacolo sulla cui tenuta, a nostro avviso, si devono ancora fare i conti con una misura predicatoria meno profetica e una regia più calibrata.
Il fascino Bauhaus
Il Teatro San Materno, grazie alla tenacia e alle idee di Tiziana Arnaboldi, riesce a mantenere alta la sua offerta artistica. Come ha dimostrato Autour du corps, l’omaggio al Bauhaus che la coreografa asconese ha messo in scena nella piccola sala che, nonostante le regole sanitarie, ha fatto il tutto esaurito. Lo spettacolo si sviluppa dai concetti basilari su forme e movimento della storica scuola tedesca d’arte e design che, riletti oggi, mettono ancora in luce la loro modernità e il senso di un’espressione dilatata del teatro e del corpo nello spazio.
Sulla scena due gruppi di cerchi di dimensioni modulari e due bravissime danzatrici, Marta Ciappina e Eleonora Chiocchini, che vi ruotano attorno dando una dimensione ipnotica alla circolarità. A poco a poco, i cerchi vengono uniti in un insieme concentrico indossato sui fianchi come una gonna (creazione di Claudia Broggi).
La trasformazione diventa il motore dell’allestimento, forma metafisica e sacrale di una «danza dervisci» che si compone e destruttura in una fitta trama spaziale. Un astratto formale con cui la Arnaboldi ci proietta fra le orbite Bauhaus nell’avvolgente elaborazione elettronica dalle venature futuriste di Mauro Casappa e le luci di Elia Albertella.
Cainero: 2000 anni di verità e sabbia
In scena anche un’affascinante danza Bauhaus
/ 26.10.2020
di Giorgio Thoeni
di Giorgio Thoeni