Se amiamo veramente, in fondo non possiamo mai sbagliare, pensa un distinto signore settantenne brillante autore di libri storici. Fra le braccia della sua ben più giovane e affascinante compagna la vita in realtà sembra semplice e la felicità a portata di mano. Ma il breve racconto Anniversario che conclude la nuova raccolta I colori dell’addio del noto giurista e scrittore tedesco Bernhard Schlink, dimostra in realtà il contrario: quella remota dimensione magica è ormai preclusa all’uomo per l’incolmabile differenza di età che rischia di logorare l’euforia della giovinezza femminile.
Come già nel precedente volume di racconti Bugie d’estate, ancora una volta, con il consueto tocco leggero e delicato, Schlink disegna solitudini e ambiguità, dolori e inadeguatezze sullo sfondo di un passato che ritorna inesorabile a sconvolgere il presente. Come il caso del matematico della Rdt nel racconto Intelligenza artificiale che denuncia di nascosto il proprio collega e amico Andreas catturato mentre cercava di lasciare il paese. Ne avrà anche vantaggi, perché così si assicura un posto di direttore che sarebbe spettato al fuggitivo che, dopo il carcere, viene riabilitato e approda all’Accademia delle Scienze. L’amicizia prosegue perché Andreas è all’oscuro dei fatti, ma poi, dopo la sua morte, la figlia intende richiedere i dossier dei due studiosi. La verità emerge infine solo attraverso le parole che l’amico rivolge in totale solitudine al defunto: la sua delazione gli ha garantito una vita all’insegna dell’amicizia e del lavoro comune. Del resto, non esiste una vita giusta dentro quella sbagliata, ricorda. E questo, dopo tutto, era il mondo della Rdt.
Ottimi professionisti, studiosi e borghesi animano queste pagine, non più giovani e con un passato sempre incombente. Come il protagonista di Macchie senili, un docente da tempo divorziato, che dopo la festa dei suoi settant’anni, sopraffatto da avvenimenti lontani e in preda a una latente depressione, è ormai convinto di aver fallito non solo come marito, ma anche come padre. Non gli servirà nemmeno ritrovare un vecchio amore. Chissà che gli sbagli, le cattiverie, gli errori del passato non siano che piccoli segni lasciati dagli anni e ormai indelebili in una vita che prima o poi imparerà ad accettare sé stessa. Anche lo storico della musica Philip in Triangolo musicale ritorna inaspettatamente a tempi lontani incontrando la sua vecchia fiamma Susanne. Da giovane aveva frequentato la sua ricca famiglia e stretto una sincera amicizia con il fratello di lei, Eduard, bloccato su una sedia a rotelle per un grave incidente di cui la sorella fu responsabile. Proprio Philip è stata la causa del suo distacco: non poteva sposarlo e lasciare il ragazzo da solo. Ma ora, a distanza di anni, il vecchio amore fra i due ritrova un attimo di passione in assenza del marito.
Bernhard Schlink fa i conti col passato e lascia trapelare qui e là un dolore che genera nostalgia e non rifiuta l’affetto, anche se tardivo e spesso ormai inafferrabile, quasi un fantasma di lontani desideri. Come nel racconto L’estate sull’isola, la singolare avventura di un quindicenne in vacanza con la madre sul mare del Nord che viene a sapere da alcune amichette, che «c’era un uomo sdraiato su sua madre, nudo, fra le dune». Il suo disagio incuriosisce la mamma a cui il figlio racconterà ogni cosa, compresi i suoi ingenui passatempi erotici. In quel momento cade il muro dell’autorità, del sesso e dell’età, e anche la madre non esita a confessare che quell’uomo le piace, perché le ricorda un lontano giovanissimo amore morto in guerra.
C’è una dolcezza che scardina ogni morale e si deposita sulla polvere del tempo ravvivando un gesto di fedeltà verso gli altri e verso sé stessi. Anche quando sembra che il destino non possa più offrire nulla, come nel caso di Sabine, la dottoressa che nel racconto Il medaglione si trova ad affrontare l’ex marito, Michael, che l’aveva lasciata per la ragazza alla pari e che ora, affetto da un tumore, vorrebbe rivederla prima di morire. S’incontrano dopo un po’ di tempo su una panchina ai giardini, dove dialogando lei riscopre la figura del marito, e ne prova compassione. Lui, a sua volta, vuole lasciarle un ricordo: le dona una catenina d’oro con un medaglione che apparteneva a sua madre. Ora, pensandolo dopo la sua morte, Sabine non prova più imbarazzo né delusione. Forse l’ha ormai perdonato e non a caso porta ogni giorno quel miracoloso ciondolo.
Non c’è invece amuleto che possa lenire il dolore del protagonista di Daniel, my brother, uno scrittore raggiunto in America dalla notizia che il fratello Chris, storico dell’arte, e sua cognata Dina si sono tolti la vita. Lei era malata da tempo e lui ha deciso di seguirla nel suo viaggio verso il nulla. Il trauma è tale che nemmeno la scrittura, una sorta di fuga che di solito gli serve per affrontare la vita, gli viene in aiuto. Non può congedarsi dal fratello e dal passato, che li aveva separati, se non ritrovando nei ricordi una risposta ai loro silenzi.
È l’itinerario che accomuna gran parte di questi racconti che s’interrogano sul senso o l’insensatezza dell’esistenza, sull’inevitabile bilancio che l’età ci impone, sulla saggia accettazione di un orizzonte senza futuro. Anche l’anziano protagonista di Picnic con Anna non vede un domani, dopo che la giovanissima Anna, figlia minore di una famiglia del Kazakistan, che lui aveva aiutato fin da quando era bambina, viene uccisa. Lui assiste dalla propria finestra all’assassinio e non interviene. Trova una sorta di riscatto e una nuova libertà quando, con la pistola in mano, pensa di uccidersi.
Forse che una cosa sbagliata può diventare giusta? La domanda in questo caso ha dei risvolti quasi un po’ surreali anche se legati al tema dell’incesto di cui si offrono citazioni letterarie: dal romanzo Homo Faber dello svizzero Max Frisch a numerosi esempi tratti dalla Bibbia. In effetti la storia di Bastian lasciato dalla moglie, che incontra Theresa a un seminario di yoga, offre spunti originali e anche, pur fra molte perplessità, un messaggio di vita. Perché alla fine nasce il piccolo Oskar e tutti sono felici.
A cominciare dalla madre, Mara, figlia di Theresa, che a suo tempo aveva lasciato il marito per Bastian, a cui Mara si era molto affezionata. La ragazza nel frattempo è cresciuta, ha studiato e si è innamorata di Sylvie. Le due si sposano e Mara fa di tutto per avere un figlio, ma la fecondazione artificiale non dà i risultati sperati. Così durante una vacanza invernale con Bastian s’infila nottetempo nel suo letto e fa l’amore con lui che la crede Theresa. Se ne accorgerà solo al mattino e ne rimarrà come stordito, mentre Mara si mostrerà del tutto normale e imperturbabile. Il misterioso papà farà buon viso a cattivo gioco e si mostrerà orgoglioso di quel ragazzo, pur rifiutando di essere chiamato nonno. Ma allora è proprio vero che talvolta una cosa sbagliata può diventare giusta.