Basilico, prezioso testimone

Recentemente è stato presentato il ciclo di dipinti dell’artista chiassese Carlo Basilico realizzato per la Polus di Balerna
/ 19.10.2020
di Elena Robert

La lettura del lavoro di Carlo Basilico (1895-1966) si è arricchita di un interessante tassello interpretativo che amplifica ed eleva la valenza artistica della produzione del pittore, decoratore, designer e progettista chiassese. Concerne il ciclo di opere da lui realizzato tra il 1942 e il 1945 per la Polus di Balerna, oggetto nell’autunno 2019 di uno studio dello storico dell’arte Claudio Guarda, uscito su «Ticino Management» del dicembre-gennaio scorso. Recentemente è stato presentato nell’ex manifattura di tabacchi, in quello che un tempo fu il refettorio delle sigaraie: un ampio suggestivo spazio pensato per la pausa pranzo, la ricreazione e la socializzazione, inaugurato con diversi intrattenimenti per le maestranze tra cui la proiezione di un film comico il 5 ottobre 1946, quando la ditta, nata nel 1912, dava lavoro a oltre 200 operai, perlopiù donne.

Il ciclo di dipinti di Basilico fu concepito all’inizio degli anni Quaranta per questa sala. Nel frattempo la Polus è diventata un centro polifunzionale: dell’ex refettorio, rinnovato e ribattezzato Sala Carlo Basilico, sono stati valorizzati i contenuti storico-culturali. Lo spazio accoglie dodici graffiti monocromi raffiguranti scorci della regione attraversati da sprazzi di modernità (la ferrovia Mendrisio-Stabio e l’ardito ponte di Castel San Pietro), e tre imponenti splendide tempere su tavola, di cui esistono i bozzetti: La lavorazione della pianta del tabacco nella corte di una masseria, La lavorazione dei sigari nella fabbrica e la Festa nazionale del Primo Agosto che vede un popolo fiero riunito la sera sulla piazza di un paese in un paesaggio montano. Nella sala c’è anche La coltivazione del tabacco che viene invece sviluppata su nove pannelli mobili realizzati per le esposizioni.

Nel percorso artistico di Basilico l’insieme di questi dipinti si caratterizza come un unicum per stile e contenuti. Il critico Guarda non esita a definirla «una pagina dimenticata di pittura civile», «un intervento di grande valore storico per rapporto agli anni in cui fu eseguito» che sviluppa temi storici, sociali, culturali e ideologici «palesemente destinati a una funzione pubblica» ancora oggi di grande attualità. In assenza di precisi riscontri negli archivi della società, l’autore dello studio, forte della sua esperienza, si è ancorato a un’attenta osservazione delle opere e delle loro interrelazioni, fino a giungere a individuare una complessità di significati e messaggi rimasta finora perlopiù inesplorata: l’identità di un popolo e di un Ticino in transizione, oscillante tra l’attaccamento alle tradizioni, le spinte innovative e un’innegabile incipiente modernizzazione economica.

Il contesto è un dibattito intellettuale, politico e artistico (Pietro Chiesa, Rosetta Leins e altri) allora molto sentito, volto da una parte alla salvaguardia delle peculiarità regionali di fronte alla percezione di «tedeschizzazione» del Cantone, dall’altra, soprattutto in quegli anni drammatici della guerra, alla necessità dell’adesione convinta alla «difesa spirituale» del Paese, diventato oggetto di mire espansionistiche.

«In queste opere – fa presente il critico d’arte – Basilico indica che i nostri valori come la famiglia, l’educazione, la fede, la solidarietà e le nostre tradizioni sono imprescindibili, che anche la fabbrica porta nuove prospettive di vita, che c’è un futuro e che siamo noi a doverlo costruire, inoltre che il popolo ticinese è di cultura italiana, intende confermare questo principio ed essere riconosciuto come tale ma vuole per scelta appartenere alla Svizzera».

Per Claudio Guarda «non ci fu in Ticino artista che seppe dare risposte così efficaci e chiare come quelle evidenziate dal ciclo della Polus». Insomma, si direbbe proprio che la comunicazione di Basilico sia «passata». Era rivolta a chi lavorava in fabbrica, alla società civile e a chi entrava in relazione con la Polus, si pensi per esempio agli alti ufficiali dell’esercito rappresentanti la Confederazione, ospitati non di rado nel presidio militare insediatosi all’interno della ditta negli anni più critici.

Nell’avveduta imprenditorialità della Polus e nel ruolo della committenza, rappresentata dal Consiglio di amministrazione e dall’allora direttore Hans Staub, uniti alla sensibilità e all’abilità dell’artista, sta la chiave della riuscita di questo unicum. Vi si riflette in pieno il clima dell’epoca anche per gli aspetti stilistici.

La nuova messa a fuoco interpretativa del ciclo della Polus di Carlo Basilico va contestualizzata nella ri-scoperta dell’opera dell’artista avviata con la prima antologica del 1998 al Cinema Teatro e nella sede chiassese della Società di Banca Svizzera, curata da Nicoletta Ossanna Cavadini, storica dell’architettura e dell’arte, direttrice del m.a.x. museo, in cui furono catalogate le opere fino ad allora identificate ed esposti almeno 130 lavori, tra i quali le due grandi tempere sulla lavorazione della pianta e dei sigari.

Con il restauro e la riapertura nel 2001 del Cinema Teatro da parte del Comune di Chiasso si sono valorizzati di Basilico la decorazione del soffitto, dell’atrio, del foyer e il murale all’esterno. La mostra più recente del 2019, curata da Claudio Guarda e dedicata dalla Pinacoteca Züst di Rancate, verteva invece sulla pittura «privata» dell’artista, realizzata nel tempo libero.