Comete dalle code infuocate, meteore, draghi a più teste e un mostro del Tevere, un ibrido un po’ rettile un po’ mammifero come tutte le creature diaboliche, una pioggia di sangue e un cielo invaso dalle cavallette Sono alcune delle illustrazioni di eventi eccezionali, se non apocalittici, quelle che si susseguono nei 169 fogli del sorprendente Libro dei miracoli, un manoscritto risalente al 1552, compilato per un misterioso mecenate, ritrovato nel 2008 nella città di Augsburg, in Baviera, prima di finire all’asta a Londra e infine «sparire» nelle mani di un collezionista americano. Il manoscritto illustrato più bello del Rinascimento tedesco è un catalogo di «miracoli» nel senso etimologico del termine, una raccolta di fenomeni inspiegabili, segni prodigiosi attribuiti alla divinità.
La lista segue un ordine cronologico: la prima parte include i miracoli dell’Antico testamento che cominciano con il Diluvio universale, per poi passare ai prodigi dell’antichità rifacendosi a testi di Plinio il Vecchio e Tito Livio. L’arte divinatoria risale infatti alla notte dei tempi: alle civiltà mesopotamiche passando per gli àuguri e gli aruspici romani e gli oracoli greci. L’intento era sempre lo stesso: individuare e interpretare i presagi, segni della potenza (e della collera) divina. Il libro si sofferma sui «miracoli» medievali e si chiude con le visioni tratte dall’Apocalisse di Giovanni. Episodi biblici – Mosé che divide le acque del Mar Rosso – e dei Vangeli sono integrati con le testimonianze dei segni profetici più recenti o contemporanei, come un grappolo d’uva barbuto, una spiga di grano gigante e una ragazza di tredici anni, Margaretha Weiss, ancora viva dopo un digiuno assoluto di oltre due anni; è documentata anche una scossa di terremoto che nel 1531 a Lisbona uccise un migliaio di persone, mentre una balena, colpita da una pioggia di sangue, volava in cielo. Lo sguardo vaga fra queste pagine come fossero le pareti di una Wunderkammer, scoprendo le riproduzioni di catastrofi naturali, ma anche le nitide e dettagliate immagini di bizzarri fenomeni meterologici, botanici, zoologici o astronomici come le tre lune legate da una croce rossa avvistate in Germania nel 1174 o i tre soli sorti il 5 gennaio del 1520 sopra Vienna riprodotti dall’artista (o dagli artisti, fra i quali si ipotizza Hans Burgkmair il Giovane) seguendo i vividi ricordi dei testimoni oculari.
Sul piano storico nulla di sorprendente, spiegano i curatori, perché questi compendi di miracoli e portenti all’epoca avevano conosciuto un vero e proprio boom; siamo nella Germania luterana, e se per i protestanti il culto delle reliquie e l’uso di icone e indulgenze non erano giustificati, Martin Lutero credeva però a quei prodigi che indicavano quanto la fine del mondo fosse vicina: una forma di ammonimento per i vivi a vivere una vita virtuosa e di pentimento. Altri fanno notare che nella Zurigo di Zwingli, l’uomo di chiesa Johann Jakob Wick aveva già compilato ventiquattro album in cui aveva elencato tali eventi straordinari. Insomma l’attenzione e la lettura diretta della Bibbia promosse dalla Riforma, avevano riportato in auge l’interesse per gli episodi che testimoniavano gli interventi divini e le paure ad essi legati.
I testi che accompagnano le immagini rendono il manoscritto di Augsburg un’opera unica che unisce intento teologico e curiosità scientifica, lasciando trasparire il desiderio quasi illuminista di fornire una spiegazione a questi fenomeni, descritti quasi fosse un trattato di astronomia. L’autore dei testi è invece molto più reticente riguardo all’interpretazione: un’assenza di informazioni frustrante per il lettore che può però oggi affidarsi ai commenti competenti dei curatori, Joshua P. Waterman e Till-Holger Borchert.
Il libro dei miracoli è considerato straordinario anche per la qualità artistica delle immagini, gouache e acquarelli che colpiscono per l’uso sapiente dei colori e il senso della composizione. Fra le fonti visive individuate dagli storici dell’arte anche Dürer, Holbein e Cranach. Un’opera di pregio accessibile ora al grande pubblico grazie alla nuova edizione pubblicata dalla tedesca Taschen, più economica rispetto al cofanetto di lusso del 2013 e disponibile anche nella versione trilingue inglese-spagnolo-italiano. Il manoscritto di Augsburg ci ricorda che ogni epoca ha avuto – e ha – i suoi presagi di Apocalisse: in un’ipotetica edizione del 2017 ci troveremmo magari lo scioglimento dei ghiacci polari, la spettacolare eruzione dell’Eyjafjallajökull o la catastrofe di Fukushima. Quel che è certo è che questo compendio di prodigi e miracoli, analogamente al Libro dei dannati (1919) di Charles Fort – amato dai Surrealisti – e al più recente Codex Seraphinianus è destinato ad arricchire il nostro immaginario.