Internet in questi anni è letteralmente otturato di articoli che discutono sulle possibili volontà e aspirazioni dei millennial. Ragionando tra me e me, invece, mi sono reso conto che l’unica mia vera voglia, paragonabile a quella di una donna incinta, era ascoltare Jay-Z in tram. Un vezzo che solo in pochi potrebbero considerare un problema attanagliante, ma tra i 99 problems della mia vita, da oggi, non c’è più questo.
E per aver risolto uno dei miei tarli non posso certo ringraziare iTunes e il download para-legale, visto che il primo è morto e il secondo mi sento in colpa ad applicarlo. L’unica vera panacea dal male dell’assenza del Black Album dalla mia rotazione quotidiana, dunque, poteva essere Tidal.
Tidal è un servizio di streaming nord-europeo, proprio come il cugino maggiore e più popolare Spotify, che deve la sua fama – sfortunatamente non italiana – alla spinta di vari artisti, tra cui appunto Jay-Z.
Ovviamente non basta la spinta dell’influencer di turno, nonostante quell’influencer oggi sia il primo rapper miliardario della storia del rap. In un pezzo per «Link», Pop Topoi ripercorreva la strada di Tidal: «Tidal è una rivoluzione o una barzelletta, a seconda dei parametri che usiamo per valutare l’investimento di Jay-Z. Il rapper e imprenditore aveva comprato la piattaforma a gennaio 2015 dall’azienda norvegese Aspiro per 56 milioni di dollari.
Si chiamava WiMP e dal 2010 aveva accumulato poco più di mezzo milione di utenti paganti nei territori in cui era disponibile (Germania, Polonia, Paesi scandinavi). Dopo il rebrand come Tidal, i paesi diventano 45 e gli utenti, stando ai dati di settembre 2015, raddoppiano. Il traguardo del milione è festeggiato con un mega-concerto con Jay-Z, Beyoncé e Nicki Minaj a Brooklyn. Il numero può però sembrare modesto se paragonato a quelli dei concorrenti: la francese Deezer ha 16 milioni di utenti, la svedese Spotify 75, l’americana Pandora 80, e perfino la neonata Apple Music ne ha già 15.
La realtà è che Tidal punta su qualcosa che oggi sembra non poter essere il core business di niente e di nessuno, ma che in realtà meriterebbe di esserlo di tutti: la qualità. Già dal nome su Twitter (@TidalHiFi) si capisce perfettamente dove Tidal sia meglio dei competitor. Qualora doveste mai ascoltare Tidal in macchina, infatti, smetterete di pensare che le casse della vostra automobile sono rotte, sentendo per la prima volta dopo molto tempo un qualcosa che stiamo tendendo a dimenticare: musica.
La prima settimana con Tidal è stata quindi una scoperta, uno squarcio al velo di Maya dell’audio compresso. Davvero siamo costretti ad ascoltare tutto ovattato? Sembrerebbe di sì, o almeno così sembra dirci la dittatura dei grandi numeri. Se vi capita, date fiducia a Jay-Z, così come hanno già fatto (anche se a tempo) sua moglie Beyoncé, Madonna e Kanye West.