Le Gallerie d’arte in Ticino hanno un’attività notevole, propongono offerte differenziate, sono spesso nel giro di circuiti e scambi internazionali. Sono invece rare le gallerie che portano avanti un discorso culturale autentico senza perseguire la ricerca del profitto. Negli ultimi decenni inoltre sono scomparse alcune gallerie che si muovevano sul territorio locale, come ad esempio la chiassese Galleria Mosaico, che aveva molto investito nella valorizzazione degli artisti di area lombardo-ticinese. Ci sembra dunque importante segnalare l’apertura di una piccola galleria che si propone di offrire occasioni espositive anche ad artisti giovani e ancora sconosciuti. Situata in un palazzo storico di Chiasso, sul confine con l’Italia, la Galleria e Spazio espositivo Artfolder è gestita da Lydia Stadler. Per la prima mostra Stadler ha raggruppato opere di cinque artisti del territorio: Marco Lupi, Sergio Morello, Francine Mury, Ivo Soldini e Lydia Stadler.
Di Lupi abbiamo imparato a conoscere il felice rapporto con il mondo interiore e i racconti che in un gioioso istinto si concretizzano in strutture di forme e colori. Quasi superfluo è presentare Sergio Morello, poiché è ben nota la fedeltà alla pittura della sua lunga e magistrale carriera; l’opera esposta in Galleria è recente e una diversa impostazione stilistica la differenzia dal linguaggio raggiunto nelle appassionate ricerche precedenti. L’opera di Mury è da sempre un appassionato dialogo di ri-conoscenza e di ri-congiunzione con la natura e con la sua luce, osservandone con curiosità quasi scientifica gli aspetti segreti e svelandoli per chi guarda. Nell’opera di Ivo Soldini, pur nella dimensione ridotta richiesta dallo spazio espositivo, si coglie la tipica tensione dinamica delle forme sempre sorretta dall’impostazione volumetrica di masse miranti alla monumentalità.
Lydia Stadler, fotografa plastica di formazione, proviene da un’intensa sperimentazione innovativa del mezzo fotografico, sul quale ha molto lavorato, non trascurando disegno e collage per impadronirsi delle varie soluzioni espressive. In anni recenti si è avvicinata al Suminagashi, antica arte giapponese che sfrutta gli infiniti effetti degli inchiostri fluttuanti nell’acqua e che i monaci Zen hanno trasformato in una tecnica di meditazione attiva. Lydia Stadler vi si è ispirata creando un inedito percorso: è riuscita a fotografare e stampare queste visioni su tavolette di plexiglas ottenendo risultati sorprendenti.