Protetta da imponenti montagne di granito, la Val Bregaglia, ripida e profonda, è un mosaico di spazi naturali che si incontrano tra loro: boschi di latifoglie e abetaie si alternano a prati fioriti, vasti pascoli alpini, zone rocciose e ghiacciai. Ad attraversarla il fiume Maira, che con i suoi tanti affluenti è da secoli silenzioso testimone della lunga storia di questo territorio.
Una storia segnata prima di tutto dalle caratteristiche peculiari del luogo, che hanno portato la valle a diventare una rilevante via di collegamento tra nord e sud fin dai tempi dell’Impero romano, grazie a quello che allora era il passo del Settimo, oggi poco rilevante ma cruciale nel Medioevo. E segnata anche da episodi bui, come quelli legati alla caccia alle streghe, pratica che portò tra il XVI e il XVIII secolo all’uccisione di molte donne accusate ingiustamente di compiere pericolosi sortilegi.
Sulle affascinanti e travagliate vicende di questa località sono stati chiamati a riflettere alcuni artisti nell’ambito della Biennale Bregaglia, un progetto, quest’anno arrivato alla sua seconda edizione, che ha l’obiettivo di portare l’arte contemporanea a confrontarsi e a interagire con la geografia, la tradizione, la cultura e l’identità storico-sociale della terra bregagliotta.
Fulcro dell’evento è Vicosoprano, il paese più grande della zona posizionato proprio nel mezzo della valle, centro di approvvigionamento regionale nonché ex capoluogo. Da qui parte lo scenario espositivo con le opere di una quindicina di artisti a cui le due curatrici della rassegna, Bigna Guyer e Anna Vetsch, hanno chiesto di prendere in esame il tema del legame tra i villaggi della Bregaglia, dandone una personale interpretazione che traesse spunto dalle particolarità naturalistiche del sito, dagli aspetti più tipici della vita quotidiana valligiana e dagli accadimenti che ne hanno marcato la storia. Ed è interessante notare come la selezione dei lavori sia stata dettata dall’esigenza di instaurare connessioni con il territorio su più livelli, quindi non solo sul piano dei contenuti ma anche su quello delle tecniche e dei materiali, al fine di proporre una prospettiva attuale partendo dalle specificità della Bregaglia.
Di Jeanno Gaussi, artista afghana dal background multiculturale, è l’opera Hanging Narratives, una serie di pannelli di tessuto stampato collocata sulle pareti esterne di una delle aziende di lunga data di Vicosoprano, la Semadeni. I motivi riportati sulle stoffe traggono ispirazione dall’ambiente circostante, rielaborando elementi desunti dai muri e dalle facciate degli edifici del paese. Gaussi riesce così a coniugare la sua personale cifra stilistica, influenzata dai suoi tanti viaggi e dalla sua storia di migrante, ai connotati tipici del villaggio bregagliotto.
Altro lavoro degno di nota è quello dello zurighese Andriu Deplazes che a Vicosoprano ha esposto in una casa abbandonata alcuni dipinti dai colori vigorosi che hanno per soggetto i paesaggi e gli abitanti della Bregaglia, modelli che l’artista ritrae con il suo lessico dalle suggestioni oniriche. L’edificio disabitato, ormai quasi ridotto a rudere ma significativo per le sue decorazioni a graffito che raccontano la storia della valle, diventa così un piccolo scrigno di opere in cui l’essere umano viene rappresentato spesso in comunione con la vegetazione pur sembrando estraneo a essa, dando voce alle sensazioni contrastanti che l’artista ha provato nei confronti degli spazi naturali del luogo, ora ampi e piacevoli, ora angusti e angoscianti.
Poco lontano dal Pretorio di Vicosoprano, sede del tribunale della valle dove in passato tante donne sono state torturate per far loro confessare misfatti di stregoneria e per poterle poi impiccare nella vicina radura di Cudin (ancora oggi, qui, si ergono i macabri pilastri del patibolo), è stato collocato il lavoro della svizzera Lena Maria Thüring dal titolo Down the River. Si tratta di un’installazione, di cui fanno parte elementi visivi, sonori e olfattivi, che prende vita dall’intreccio delle ricerche dell’artista sui meccanismi odierni di emarginazione femminile con le vicende legate ai processi delle streghe svoltisi in Bregaglia secoli or sono.
Tra le opere più suggestive, poi, c’è Color Floating I+II dell’artista turca Nevin Aladağ che si è interfacciata con il fiume Maira illuminandolo con lampade del celebre designer danese Poul Henningsen su cui ha infilato calze di nylon colorate. L’effetto, quasi magico, porta lo spettatore a riflettere sul torrente che percorre tutta la Bregaglia e che proprio a Vicosoprano aumenta la sua portata per l’afflusso delle acque dell’Albigna: fondamentale è sempre stato il ruolo di questo fiume nella produzione di energia idroelettrica del territorio, ma l’artista vuole metterne in evidenza altresì la forza incontrollabile.
Uno sguardo molto attuale sulla natura viene dato anche dal lavoro dell’artista franco-svizzero Julian Charrière che nel suo video Ever Since We Crawled Out affronta il tema dello sfruttamento delle risorse del pianeta. Con il montaggio di innumerevoli filmati che mostrano l’abbattimento e la caduta di alberi, Charrière si sofferma sui secondi che precedono il crollo a terra della pianta, rendendone quasi percepibile la sofferta resistenza a un destino crudele. È un’opera che ci appare come una sorta di monito sulle conseguenze dell’inarrestabile progredire della deforestazione. Un problema che non risparmia nemmeno l’idilliaca Val Bregaglia.