Leon Battista Alberti nasce a Genova il 18 febbraio 1404 proveniente da una delle famiglie di mercanti e banchieri più autorevoli di Firenze. La sua vita è un continuo peregrinare: prima a Venezia nel 1414 poi a Bologna nel 1421 dove all’Università studia diritto canonico. Qui si laurea nel 1428 e passa al servizio del cardinale Albergati. Prende quindi gli ordini sacri e diventa inizialmente priore di San Martino a Gangalati vicino a Firenze e in seguito nel 1448 pievano del Borgo di San Lorenzo.
È sempre al servizio della Chiesa in un continuo andirivieni tra Roma e Firenze dettato da assedi, territori persi e riconquistati. Scrive parecchio e su vari argomenti. Nel 1433 Della Famiglia poi, tra gli altri, De Religione e De Iciarchia con i suoi pensieri sul governo e sullo Stato. La frequentazione di artisti come Donatello e Brunelleschi lo avvicinano all’arte. Nel 1435 scrive De Pictura, forse prima De Statua per finire con i dieci libri della grande opera De re aedificatoria portata a termine nel 1452.
Negli ultimi anni si dedica quasi esclusivamente all’architettura. Alberti non dirige l’esecuzione delle proprie opere ma si limita all’ideazione e al disegno. Per questo viene da più parti criticato, citando sempre come esempio virtuoso Brunelleschi il quale, al contrario, si occupa anche dei cantieri. Ma per l’Alberti, sottolinea Giulio Carlo Argan, «l’arte non è più un’attività manuale, o mechanica, sia pure d’alto livello, ma intellettuale o liberalis». Tra i suoi lavori maggiormente importanti ricordiamo la facciata della chiesa di San Francesco e il tempio Malatestiano a Rimini, la facciata di Santa Maria Novella a Firenze, e a Mantova le chiese di San Sebastiano e Sant’Andrea. Opere «che sono fra le più alte del Rinascimento italiano, chiosa sempre l’Argan.
Muore a Roma nel 1472.
De pictura è sicuramente la magna charta della pittura toscana del Quattrocento. Ne esistono due versioni: una in latino e una in volgare. Luigi Mallé con Cecil Grayson ritengono che la versione in latino sia stata finita il 26 settembre 1435 e quella in volgare il 17 luglio 1436. Di quest’ultima stesura esistono tre codici: uno alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, uno alla Bibliothèque nationale de France di Parigi e l’ultimo alla Biblioteca Capitolare di Verona.
Alberti scrive quasi esclusivamente in latino, è una persona eclettica e notevolmente colta, e la seconda versione in volgare è stata redatta ad uso dei pittori e delle botteghe fiorentine poco avvezze al latino. Di diverso avviso Lucia Bertolini e Rocco Sinisgalli i quali contestano questa versione con motivazioni linguistiche. La versione in latino consiste in una ventina di codici, nessuno autografo e nessuno con correzioni d’autore.
De pictura è un testo basilare, soprattutto riguardo alla prospettiva. L’Alberti, dopo aver spiegato la cosiddetta piramide visiva, si avvale di un congegno, molto usato successivamente, chiamato velo. «Egli è un velo sottilissimo, scrive, tessuto raro, tinto di quale a te piace colore, distinto con fili più grossi in quanti a te piace paraleli, qual velo pongo tra l’occhio e la cosa veduta, tale che la pirramide visiva penetra per la rarità del velo».
Divide la pittura in tre parti: il contorno lineare, circonscriptione, la composizione dei piano, compositione, e la modellatura dei corpi nei colori, receptione di lumi. Descrive poi una pratica in uso nel Rinascimento per disegnare le figure che debbono essere prima fatte con le ossa, poi con i muscoli per passare a disegnare la figura nuda e in fine ricoprirla di vestiti: «come a vestire l’uomo prima si disegna ignudo poi il circondiamo di panni così dipingendo il nudo, prima pogniamo sue ossa e muscoli quali poi così copriamo con sue carni…». Infine rifiuta l’oro, amato dal Cennini, e preferisce il chiaroscuro.
Con Alberti il pittore passa dalla condizione di artigiano, tipica del Medioevo, a una più elevata che lo porta ad essere amico e favorito da papi e principi, anche perché «non come Plinio recitiamo storie ma di nuovo fabbrichiamo un’arte di pittura».
Bibliografia
Edizione di riferimento (dalla mia biblioteca): Leon Battista Alberti,
De pictura, Roma-Bari, Laterza, 1975
Alberti, un nuovo ruolo per la pittura
Trattati/6 - Leon Battista Alberti, letterato, filosofo, architetto e teorico
/ 03.08.2020
di Gianluigi Bellei
di Gianluigi Bellei