Occhi lucidi. Palco e pubblico uniti in un abbraccio corale per il ritorno a teatro: una sorta di rinascita condizionata, visti i tempi, ma significativa. Non può dunque passare inosservato ciò che si è consumato al Teatro Sociale di Bellinzona sabato 6 giugno. Una liturgia, un evento creato in occasione della riapertura di una sala teatrale rimasta chiusa dagli inizi di marzo che si è trasformato in un atto di condivisione importante e vitale per la città e per la comunità di attori, tecnici e tutte quelle maestranze che vivono di teatro e lo nutrono, un mondo che senza il pubblico non potrebbe esistere e che solo grazie alla sua presenza ritrova la sua forza.
«Quando un teatro rimane chiuso, significa che qualcosa di grave sta succedendo», si è detto per l’occasione. Già. È come ostruire un flusso vitale. Lo sanno bene le compagnie teatrali e gli artisti rimasti da un giorno all’altro senza prospettive per tre lunghi mesi. Il Teatro Sociale ha voluto associare le speranze per il ritorno alla normalità a un’iniziativa altamente simbolica entrata di diritto nella memoria della storia locale con l’apertura ufficiale di tutti i teatri dopo la pandemia. L’ha fatto scegliendo la lettura scenica de Il fondo del sacco di Plinio Martini (prodotta da Gianfranco Helbling e dal Teatro Sociale) proposta con l’adattamento, la regia e l’interpretazione di Margherita Saltamacchia.
Con ciò ha riaffermato un processo identitario importante, non solo attraverso l’indiscutibile valore letterario di un racconto in cui si rispecchia la testimonianza del nostro passato, ma anche rispettando uno dei principi di una programmazione volta alla valorizzazione del territorio. Un’idea forte e significativa che il pubblico, non solo bellinzonese, dimostra di apprezzare da diverse stagioni. Il classico dell’autore valmaggese era già diventato soggetto teatrale nell’ottobre dello scorso anno con la proposta di tre appuntamenti di un’ora ciascuno.
Un’operazione che, durante il periodo di confinamento, ha spinto il Sociale a realizzare 12 videoletture con la Saltamacchia e Daniele Dell’Agnola (autore e interprete delle musiche) pubblicandole su Facebook e sul canale del teatro di YouTube. Pochi minuti dalla semplice fattura artigianale e particolarmente seguiti, a tal punto da indurre a ripensare lo spettacolo.
E… cosa fatta capo ha, come ha dimostrato l’affluenza del pubblico in sala per quella riapertura simbolica e gratuita (pochi i teatranti...) tributando un lungo e commosso applauso per le atmosfere musicali di Dell’Agnola e per l’eccellente prova di Margherita Saltamacchia, protagonista intelligente e matura, ideale nel restituirci il racconto con un generoso e appassionato monologo: un disegno dai colori caldi sui margini delle intense pagine di Plinio Martini.