«La grande importanza di Paolo Moreno sta nella sua capacità di proporre attribuzioni serie e plausibili per opere scultorie celebri, come ad esempio i bronzi di Riace, che Moreno riconobbe essere Tideo e Anfiarao, due dei sette eroi che attaccarono Tebe. Le sue ricostruzioni si basano sempre su un’analisi quasi criminalistica di tutte le componenti dell’opera (stile, iconografia, luogo di ritrovamento) combinate in maniera brillante con le informazioni tramandate dalle fonti scritte. Ne esce un quadro completo che non è solo storico-artistico, ma anche contestualizzazione storica del significato delle singole opere nella società che le aveva prodotte».
Così Andrea Bignasca, direttore dell’Antikenmuseum di Basilea e dei Quaderni di Numismatica e Antichità classiche, ricorda lo studioso scomparso a Roma l’altra settimana all’età di 86 anni. Allievo di Doro Levi e Ranuccio Bianchi Bandinelli, Moreno aveva insegnato Archeologia e Storia dell’arte antica nelle università della capitale e ricoperto cariche istituzionali di rilievo. Ma soprattutto si era dedicato alla ricerca e alla divulgazione delle sue discipline, attraverso pubblicazioni scientifiche e divulgative, partecipazioni a congressi internazionali, articoli e conferenze. Nella motivazione che aveva accompagnato l’attribuzione qualche anno fa del Premio Tarquinia-Cardarelli si ricordava come a lui si dovesse l’inizio di «un nuovo corso nella storia dell’arte antica».
Molte attribuzioni importanti di opere della scultura classica ed ellenistica di artisti quali Fidia, Lisippo e Prassitele si devono infatti alla sua decennale attività impregnata di passione e rigore scientifico, che lo ha fatto considerare uno dei maggiori esperti in materia. Pur senza dimenticare che in questo campo spesso le opinioni all’interno del mondo accademico divergono. Come nel caso dei citati Bronzi di Riace del V secolo a.C. per i quali Moreno ha formulato ipotesi per l’identificazione oggi prevalenti, basate sullo studio delle terre di fusione dei bronzi, sulle posture delle due figure – il vecchio profeta caduto nell’assalto a Tebe quando il suo carro precipitò in una voragine aperta da Zeus con un fulmine, e un giovane guerriero dell’Etolia – e sui documenti che trattano della contesa tra Argo e Tebe. Il dibattito rimane aperto poiché in archeologia non sempre è possibile arrivare a conclusioni inscalfibili.
Paolo Moreno era molto legato al Ticino, incrociato più volte in occasione di conferenze e collaborazioni con i Quaderni di Numismatica e Antichità classiche, pubblicati da quasi mezzo secolo grazie a un gruppo di appassionati luganesi. Tra parentesi ha appena visto la luce l’edizione 2020 della prestigiosa collana, con contributi specialistici di studiosi di vari paesi. Per il capitolo conferenze ricordo una serata AAT all’insegna del grande Alessandro.
Paolo Moreno aveva saputo far rivivere con la parola, in una sala affollatissima del Palazzo dei Congressi, la figura straordinaria del Macedone, al di là del mito. «I fatti che riguardano Alessandro sono riflessi nella loro spettacolare imprevedibilità rispetto alla tradizione storica, e superano la fantasia espressa dai romanzi e dal cinema» aveva scritto presentando l’argomento al pubblico ticinese. Come dire che la realtà superava la fantasia di noi moderni, a riprova dell’importanza di studiare la storia partendo dai fatti e basandosi su tutte le fonti disponibili. Paolo Moreno era considerato il maggior esperto dell’opera di Lisippo (IV secolo a.C.), uno degli artisti ufficiali di corte, incaricati di diffondere tra i vivi e tramandare ai posteri l’immagine del sovrano-dio. A Moreno si deve ad esempio l’attribuzione allo scultore greco della statua bronzea del cosiddetto Atleta del Getty Museum.
Da quella serata luganese nacque l’idea di un viaggio archeologico nella Macedonia greca, cioè nel Paese dal quale partì una delle più straordinarie avventure storiche. Quella che portò Alessandro fino in India e Afghanistan, conquistando così gran parte mondo antico e riunendo sotto il suo scettro popoli eterogenei e culture diverse tra Europa e Asia, in un progetto utopico di armonioso impero universale. La competente guida di quel viaggio organizzato in collaborazione con Paolo Moreno fu l’archeologa Matilde Carrara, luganese di adozione: Salonicco, Pella e Verghina alcuni dei siti toccati, con visite anche a ritrovamenti recenti, rese possibili grazie all’interessamento, presso i responsabili locali, da parte dei due studiosi legati da stretti vincoli al nostro paese.