A teatro con magie e incantesimi

Intrecci, trasfigurazioni, e le ragioni del gioco nel Sogno di Shakespeare
/ 20.09.2021
di Giorgio Thoeni

Una platea giovanile, festosa e partecipe ha accolto il Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare messo in scena da Andrea Chiodi nell’adattamento di Angela Demattè. Lo spettacolo ha recentemente concluso la rassegna estiva organizzata dal LAC siglando al contempo la riapertura della sua stagione teatrale e il ritorno in sala. Un classico affidato a un regista in grado di affrontare un testo fra i più famosi trasformandolo in un’opera aperta a una fruizione empatica, coinvolgente. E popolare, come poteva essere per il pubblico di un tempo dove la parola e l’azione sostituivano un arredo scenografico quasi inesistente.

Il Sogno, tra le commedie del Bardo più famose, appassiona per il suo intreccio fra fantasia e realtà, dove magia e incantesimi travolgono i personaggi mescolandovi visione, mito, favola, poesia, trasfigurazioni e gioco, in un racconto dove le azioni si avvicendano su più piani d’ascolto con un ritmo senza soluzione di continuità. Percorsi narrativi che si incastrano, si sovrappongono, si sublimano. Come le nozze di Teseo con Ippolita, quelle di Oberon e Titania. Nei loro panni gli eleganti e autorevoli Anahì Traversi e Igor Horvat.

Poi le coppie di giovani innamorati Ermia e Demetrio con Elena e Lisandro, risucchiati dalla spirale di sentimenti incrociati. E ancora la compagnia di guitti con un inesauribile Bottom, comici chiamati a intrattenere le nozze di corte con una Lamentevole istoria di Piramo e Tisbe, scrigno di irresistibili trovate comiche. Teatro nel teatro, immancabile ricorrenza. Su tutto la figura di Puck alla corte di Oberon, re delle fate e artefice di incantesimi. Non un elfo né un folletto e neppure l’ombra diabolica delle sue misteriose origini, Puck è la balia dei giovani amanti persi nel bosco dei misteri, parco giochi di adolescenti viziati.

Sfuggendo alla tentazione di restituire il racconto alla favola, Chiodi costruisce, trasforma in protagonista la parola, e modella lo spazio col giusto equilibrio per una dimensione ludica, allusiva. Proprio come la potrebbe immaginare lo sguardo innocente e malizioso di un bambino, lasciando che il turbine della giostra trascini i personaggi in un magico contesto di leggerezza, scivolando dolcemente nell’ironia e nell’intelligente umorismo. Non è un caso che nel suo Sogno il pubblico si appassiona, mormora e parteggia per le disavventure dei personaggi, ride. Si applaude pure a scena aperta. E gli attori sono tutti molto bravi.

Oltre ai già citati, va sottolineata la prova dei giovani diplomati alla scuola del Piccolo di Milano chiamati a ricoprire spesso doppi ruoli. Una dozzina di cui almeno vogliamo citare i nomi di Alfonso De Vreese (Bottom) e di Beatrice Verzotti (Puck).