Continua il programma della Schauspielhaus con la Visita della vecchia signora di Friedrich Dürrenmatt, considerata l’opera perfetta dell’autore svizzero, nonché una delle pièce più riuscite del teatro in lingua tedesca. Una pièce che, coniugando umorismo a momenti di intensa riflessione, analizza magistralmente meschinità e piccineria, carente moralità, corruzione, abuso di potere, tentativi di manipolazione, insomma tutti i meccanismi e le dinamiche dell’animo umano. Una profonda indagine; vale a dire, con occhio ironico, ma anche severo, in quanto lascia aperti dubbi, perplessità e interrogativi sulle responsabilità individuali e sull’egoismo di noi tutti: sì perché non se ne può affrancare nessuno, e nessuno è in grado di giurare che nella stessa situazione agirebbe diversamente.
In questo nuovo, interessante allestimento, il regista Nicolas Stemann (scene e video di Claudia Lehmann, costumi di Marysol del Castillo, musiche di Camilla Sparksss, già nota per la sua attività con i Peter Kernel e l’etichetta On The Camper Records), attuale co-sovrintendente del prestigioso teatro zurighese, recitano due attori soltanto. Due magnifici attori, per questa commedia tragica: Patrycia Ziolkowska e Rudolph Sebastian, i quali si alternano a ritmo mozzafiato nei ruoli di Claire Zachanassian e della vittima designata Alfred Ill. La vecchia, straricca e totalmente (e non proprio perfettamente) rifatta signora, tornata al paesello dopo molti anni, offre un miliardo a chi ucciderà l’uomo che quando era ragazza l’aveva sedotta, e poi abbandonata al ludibrio degli abitanti di Güllen.
I due attori interpretano non soltanto i due protagonisti, ma anche tutti i ruoli secondari: il sindaco, il giudice, il maestro e anche i bizzarri Roby, Toby, Koby e Loby. Una vera e propria sfida, che però pone il limpido testo di Dürrenmatt ancor più in evidenza, e fors’anche ancor più in grado di districare tutta l’esplosiva dialettica, i paradossi e le metafore care a Dürrenmatt. E proprio nessuno degli aspetti tipici del linguaggio dürrenmattiano viene meno, dunque, né quello caricaturale e grottesco, né l’impagabile umorismo, né la profondità. Tutto perfetto fin quasi al termine delle due ore e quindici, senza pausa come Covid ancora comanda, cioè sino a quando si arriva a certe inutili scene con sputi e vomito, in seguito alle quali qualche spettatore ha lasciato il teatro. Ci è piaciuta invece l’idea delle scarpe gialle che riempiono letteralmente la scena, simbolo del consumismo smisurato e dell’opportunismo di cui diventano schiavi gli abitanti di Güllen appena sentono odor di soldi. Scarpe gialle di ogni tipo e misura e din-don del postino che porta i pacchi di Amazon a tutto il paese, ormai pervaso dall’idea di benessere e prosperità.
Verso la fine dello spettacolo, i due attori interrogano anche il pubblico, in fondo sempre perfettamente in chiaro sull’esito della vicenda, in merito alla punizione da infliggere ad Alfred Ill, alla giustizia in generale, e a quella ottenuta grazie ad un’azione compiuta collettivamente in particolare. Lunghissimi, calorosi applausi per i due splendidi attori e per Camilla Sparksss, le cui canzoni in inglese hanno fatto da commento, anzi quasi da coro, a tutto il dramma.