Quando la brava bambina diventa una giovane donna

/ 04.09.2023
di Silvia Vegetti Finzi

Cara dottoressa,
sono una diciottenne né bella né brutta, carina. Media intelligenza, medio successo scolastico, media famiglia borghese. Il mio problema, come hanno dimostrato le vacanze, è l’incapacità di conservare le amicizie e di avere un approccio normale con i ragazzi. Quando sono partita per il mare avevo già un problema con la mia miglior amica. Maddalena è tutto il contrario di me: bella, vivace, esuberante, si butta a testa bassa in tutte le esperienze e quando, come è più volte accaduto, le cose vanno male, si rinfranca confidandosi per ore e piangendo sulla mia spalla. Improvvisamente, senza alcun preavviso, però mi ha detto: «Mi hai stufato. Non vediamoci più», ed è partita invitando a casa sua, in montagna, una compagna di classe che non avevamo mai frequentato prima.
Arrivata al mare, contavo di rifarmi con qualche conoscenza di ombrellone ed eventuali, sperati corteggiatori. Invece sono rimasta seduta sulla sdraio tra mamma e papà finché il bagnino, impietosito, mi ha invitato in discoteca. Mi sono trovata tra ragazze scatenate, disinibite, pronte a ridere e a scherzare mentre io, nel confronto, m’irrigidivo sempre più. Mi aiuti! Non voglio trovarmi vecchia, sola e incupita come la prof di matematica. Voglio la mia giovinezza!!
Lia

Cara Lia,
dopo il racconto di tante delusioni apprezzo la rivendicazione finale: «voglio la mia giovinezza». Riscontro in questa espressione una volontà di vivere in prima persona, senza considerarsi una conseguenza delle circostanze e degli altri, che apre le porte al futuro.

Sei cresciuta realizzando le aspettative dei genitori e degli insegnanti, contenta di non avere problemi e conflitti. Ma, con l’adolescenza, la brava bambina deve lasciare il posto a una giovane donna decisa a diventare sé stessa, anche a costo di scontentare, deludere le attese altrui e, di conseguenza, soffrire. È quello che ha fatto Maddalena, purtroppo a tue spese. Se alla tua età ti trovi sotto l’ombrellone con mamma e papà, è perché non hai costruito alternative. Per anni ti sei limitata a consolare Maddalena, magari pensando: «per fortuna non mi dispero come lei». Ma spesso accade che la confidente non voglia più identificarsi con l’immagine che ha dato di sé, che si senta nuova e diversa e parta alla ricerca di relazioni inedite, di uno specchio che le rimandi un ego senza ombre. Lo comprendo perché alla tua età anch’io ho sperimentato il tradimento dell’amica del cuore. Un vissuto doloroso, difficile da accettare ed elaborare. L’unico modo per renderlo un motivo di crescita è capirne il senso, il messaggio che ci invia.

Si tratta, mi pare, di prendere in mano il filo rosso della tua vita, di chiederti chi sei e come vuoi diventare senza aspettare una risposta esaustiva. La vita s’impara solo vivendo. I rischi non mancano ma non si diventa adulti senza affrontare delusioni e rimpianti. La paura ti ha bloccato sulla sdraio di famiglia come quando eri piccola. Ma sei una donna adulta e non è quello il tuo posto. Ci sono mille modi per trascorrere una vacanza indipendente: il volontariato, lo sport, interessi culturali, viaggi organizzati. L’importante è che sia tu a decidere dove e con chi andare.

Non credo, ma la sorte è bizzarra, che troverai in discoteca il tipo con cui scambiare il primo bacio. La tua personalità richiede la capacità di attendere, selezionare e affrontare i rischi di scegliere e farsi scegliere a costo (i pericoli non mancano mai) di assomigliare alla triste prof di matematica. Quello che ti propongo è un programma ovvio, ma non per te sigillata nell’orgoglio e nella paura. Man mano che frequenterai persone affini, vedrai che dietro i comportamenti esuberanti di chi ammiri, e forse un po’ invidi, si celano le tue stesse insicurezze. La capacità di ascolto, che hai affinato con Maddalena, ti sarà utile per instaurare rapporti con i coetanei. I giovani uomini non attendono altro per iniziare una relazione. Ma, attenta, non fermarti lì. Tu stessa meriti attenzione e comprensione senza rassegnarti alla posizione di passiva ricezione delle emozioni altrui, per secoli assegnata alle donne.