Bibliografia

Renzo Ferrari. Il pittore e i cardi. A cura di Luca Pietro Nicoletti, Francesco Pellegrinelli, Edizioni Mimesis, Milano, 2023


Una fede incondizionata nella pittura

Un dialogo a più voci racconta la storia dell’artista-pittore Renzo Ferrari
/ 04.09.2023
di Mario Botta

In un momento particolarmente difficile – almeno per la mia generazione (quella post-globalizzazione) –, in cui tutto sembra complicato e inafferrabile, si presenta, inatteso, con uno sguardo pungente e sarcastico, un artista-pittore che, nel bel mezzo della pandemia (qui a lato due opere di Renzo Ferrari contenute nel ciclo Al tempo del Coronavirus), dei cambiamenti climatici, delle emergenze energetiche, degli sconvolgimenti comportamentali e perfino di una guerra alle soglie dell’Europa, annuncia la felice pubblicazione della propria monografia commentata e illustrata, nella quale lascia spazio a carta e inchiostro, e a tela e pennello, per testimoniare la sua «militanza artistica».

Si tratta di un «racconto» autobiografico e impietoso da cogliere e condividere per la profondità di riflessione che, attraverso la personalissima forma espressiva di Renzo Ferrari, interpreta una condizione generazionale ancora in essere, che coinvolge, necessariamente, anche molti dei suoi compagni di strada. Si tratta di un’incondizionata fede nella pittura, innalzata a ragione del «fare» dentro – annota l’artista – «l’esperienza dell’enigma dell’unica vita che ci è concessa» e che, per Renzo, rappresenta la ragione stessa del vivere, dopo gli anni milanesi e il ritorno al paese natio di Cadro, che (quasi come una coincidenza del destino) è anche l’anagramma di «cardo» (fiore richiamato nel titolo del libro) e che, come spiega lo stesso artista «[…] è diventato il simbolo di una natura poco conciliante. Che resiste. Che manda segnali. E che mostra le spine».

Questo libro sollecita non poche domande per cercare di capire (o almeno intuire) le ragioni del primato del disegno grafico dentro la poliedricità del suo linguaggio. Un tratto forte, che resta sempre fruibile come connotazione della personalità e che guida l’osservatore verso intensità ed emozioni. A proposito del tratto disegnato, l’artista ha osservato: «Ecco, il bello del disegno è che vedi subito quello che nasce sul foglio, Ensor e Klee parlavano di “fare una passeggiata con il lapis”».

Renzo Ferrari ha sempre affrontato il mestiere del pittore come un impegno etico; ha sempre visto il dipingere come «un’arma da guerra» per correggere le disfunzioni del vivere quotidiano. Nei suoi «racconti dipinti» privilegia la ricerca psicologica del soggetto, che verrà poi trasformata in forma fisica, di volta in volta declinata con graffiante ironia o disarmante sguardo critico. Ma il quadro psicologico resta presente nella totalità delle componenti formali. D’altronde è lui stesso ad affermare: «Se non c’è la figura umana faccio fatica. Sento venire meno il coinvolgimento personale e intellettuale».

Gli aspetti creativi di un mondo fantastico spesso legano forme primitive con intuizioni intellettuali di inquietante attualità, soprattutto nei disinvolti costumi. La cronaca quotidiana, gli aspetti apparentemente secondari, nella rappresentazione del dipinto possono divenire protagonisti; non esistono regole di condotta, il più delle volte l’artista preferisce comportarsi con la libertà di un «cane sciolto». Le opere selezionate in Album I: il pittore e i cardi e Album II: diario di una collezione permettono di seguire la traiettoria artistica di Ferrari: quelle in cui domina il disegno libero e fluido si alternano a quelle realizzate con strumenti ordinari (penne a sfera, pennarelli, matite, colori, gessetti, evidenziatori…), più di natura domestica che professionale; è il suo recente, disinvolto e piacevole uso dei Moleskine – un supporto meno impegnativo della tela – che gli permette, sempre restando fedele a sé stesso, una nuova forma di sperimentazione. Infatti, i tratti grafici, in precedenza connotati da linee continue e organiche, ora si fanno spezzati, senza continuità; inserti e scritte alterano la matrice compositiva della pagina: disordine e caos grafico diventano protagonisti, convergono verso l’assurdità del dolore e dell’inquietudine che trasmettono.

In ogni caso, il lavoro dell’artista viene ricondotto a una dimensione umana che riconosciamo, nella quale il trascorrere del giorno alla notte riemerge come misura di un impegno quotidiano, al di là dei tempi, delle pause, dei dubbi e dei ripensamenti richiesti dal dipingere.

Lascio, infine, che sia l’artista stesso a concludere questa riflessione: «Mi piace pensare che questi lavori rappresentino il nostro presente e i suoi accadimenti con una prospettiva esistenziale diversa rispetto al semplice reportage. Non a caso, la grammatica di questi lavori è anche quella sospesa e galleggiante della giustapposizione di elementi lontani tra loro, in cui l’inconscio assume un ruolo centrale».