«Vogliamo più donne sui palchi»

Helvetiarockt – L’associazione si batte per l’uguaglianza di genere nel settore musicale svizzero, da un anno è presente anche in Ticino con diversi workshop
/ 03.04.2023
di Valentina Grignoli

Seppure calchino sempre più palchi e suonino sempre di più, le donne continuano a essere sottorappresentate in tutti gli ambiti dell’industria musicale svizzera. Lo dice uno studio preliminare condotto dal Centro per gli studi di genere dell’Università di Basilea per conto di Pro Helvetia e del Centro svizzero di ricerca sociale. Basti pensare alle osservazioni mosse dalla cantautrice bernese Sophie Hunger rispetto alle programmazioni di festival musicali che vedono in scaletta solo formazioni maschili. E se è difficile per le musiciste già affermate ritagliarsi uno spazio, emergere, immaginate come deve essere arduo anche solo sognare una carriera simile per le ragazze che stanno iniziando a muovere i primi passi nel mondo della musica.

Per questo motivo, dodici anni fa, è nata l’associazione Helvetiarockt, che si batte per una maggiore diversità nel settore della musica svizzera. Obiettivo dell’associazione, promuovere l’uguaglianza tra i generi, ma come? Attraverso workshop e attività di sensibilizzazione. Dove? Su tutto il territorio svizzero, a partire dai 9 anni e per ragazze, donne e persone non binarie.

Attraverso i corsi e i laboratori, i momenti di tutoring, le giovani acquisiscono e sviluppano competenze musicali, sociali, tecniche e metodologiche e imparano a sviluppare reti di contatto. Trovano spazi sicuri nei quali è possibile sperimentare, scoprire novità e sfruttare sinergie su scala nazionale. Il ventaglio di offerte di Helvetiarockt è sempre più ampio e viene continuamente aggiornato. Da un anno poi, anche in Ticino c’è una persona responsabile a cui fare riferimento, Muriel Rhyner. L’ho incontrata all’indomani dell’apertura di un laboratorio a Losone incentrato sulla scrittura di canzoni e dedicato alle ragazzine dai 9 anni via.

Com’è andata? «Benissimo! C’erano solo due partecipanti ma possiamo lavorare molto bene, questi laboratori sono liberi, si viene quando si vuole e quando si può, servono come sostegno e danno sicurezza».

Originaria dalla svizzera interna, Muriel lavora per Helvetiarockt da 10 anni ormai: «Avevo iniziato come coach per le band quando vivevo a Zugo, poi ho iniziato ad avere idee più definite su come poter ampliare il sostegno e ho sviluppato i Songwriting camps». L’associazione è cresciuta negli anni a livello nazionale, e due anni e mezzo fa si è deciso di istituire dei management locali, due per la Svizzera centrale e dell’ovest, uno per la Svizzera romanda e uno per quella italiana.

«Io sono musicista – continua Muriel – suono il basso, canto e scrivo canzoni per il mio gruppo, i Delilahs. Ora siamo quattro, due donne e due uomini, ma 15 anni fa eravamo solo 3 ragazze. Facevamo punkrock. Ho conosciuto il mondo della musica in Svizzera, non era sempre facile per noi, mancava l’esempio. Mancano le donne sui palchi».

La stessa motivazione aveva portato tre jazziste, nel 2009, a creare Helvetiarockt, «erano attive – spiega Muriel – e hanno notato anche loro che mancavano le donne anche dietro ai palchi. C’è qualcosa che non va nel sistema, perché nelle scuole di musica la metà sono studentesse, ma poi una volta terminate le accademie nel mondo professionale le donne spariscono». Perché? E dove vanno a finire? «Buona domanda, personalmente credo che la musica possa essere qualcosa di molto intimo. Puoi imparare a scrivere le canzoni, farlo bene, affinare la tua tecnica, ma questo è un mondo dove a un certo punto devi iniziare a lottare per salire sul palco, presentarti di fronte a un pubblico, essere cool, essere forte. In adolescenza questo non è scontato, soprattutto per le ragazze. Io per esempio, mi sono chiusa. Mi sono nascosta dietro, mi sono fermata e ho lasciato andare avanti i ragazzi. Più tardi però ho iniziato a suonare con mio fratello e mia madre mi ha sempre supportato, ma in generale una grande parte parte delle ragazze non segue più la strada della musica».

Mi viene alla mente però un movimento nato a metà anni Ottanta negli Stati Uniti e poi arrivato da noi nei Novanta, a opera di giovanissime, rivoluzionarie adolescenti femministe punk, le Riot grrrl. «Certo, c’erano loro, ma era un unicum, un solo movimento rispetto all’oceano musicale. Piccolo, anticommerciale e superpunk. Quello che si lamenta è che ci sono pochi modelli di ruolo visibili, mainstream. La prima volta per esempio che ho visto un gruppo formato unicamente da donne è stato lo shock più bello della mia vita, avevo 14 anni, e su MTV suonavano le The donnas, una sorta di seconda ondata Riot ma mainstream. Se non hai un modello, come puoi sognare di arrivare lì?».

Certo, ora la società sta cambiando. Sempre più donne stanno prendendo posti di grande visibilità: politiche, artiste, sportive; e sempre più professioniste possono essere abbracciate dallo sguardo delle bambine, tanto che forse queste ultime non si porranno nemmeno questi problemi in un futuro dove tutto sembra possibile.

«Sono cambiate molte cose – conferma Muriel Rhyner – anche nel panorama della musica svizzera. Noi abbiamo fatto rete certo, e sensibilizzato». Scopro così l’esistenza della piattaforma musicdirectory.ch a opera di Helvetiarockt, dove si possono registrare donne e persone non binarie attive nel settore musicale svizzero. Così da essere visibili, raggiungibili e collaborative. Una piattaforma che è anche luogo d’incontro e collaborazione per band, strumentiste, deejay, tecniche del suono, produttrici, fotografe.

Tornando alle proposte per le ragazze, le future professioniste di domani: «i cambiamenti li notiamo nei corsi che diamo. Durante i Summer writing camp le ragazze erano prima chiuse e molto timide, ora invece conosco persone più forti che hanno coraggio. Quello che accade poi alla fine di questi corsi è l’emancipazione, il rafforzamento. Anche con la conoscenza minima di uno strumento. Succede, si può quasi toccare con mano!».

Concretamente, l’offerta per tutte le ragazze, giovani donne, e persone non binarie, è organizzata su quattro livelli che partono dal primo, regionale, di bassa età, all’ultimo per musiciste affermate a livello nazionale. In Ticino ci sono diversi workshop: songwriting per conoscersi e scrivere canzoni, dai 9 ai 13 anni, dal 19 al 22 giugno al Centro Giovanile di Losone con le coach della Svizzera italiana, le musiciste Camila Koller e Francesca Lago, ma anche il laboratorio che propone diversi pomeriggi a cadenza mensile da febbraio a dicembre sempre a Losone con Camila Koller e Muriel Rhyner, sempre dai 9 anni. Poi il bandworkshop che permette di sperimentare e raccogliere esperienze con altre musiciste, con Francesca Lago all’Helvetic Music Institute di Bellinzona, sempre nel corso dell’anno (da aprile a ottobre) dai 14 ai 25 anni di età.

In questo caso il corso è rivolto a musiciste che fanno parte di una band appena creata e si tratta di provare i brani sotto la guida di professioniste che vantano esperienze pluriennali sui palchi. A fine percorso, in autunno, le band si potranno esibire in concerti appositamente organizzati da Helvetiarockt, sia in Ticino che oltregottardo. Oltre all’esperienza e alla fiducia in sé stesse quello che va conquistato è anche «la tecnica! È molto importante che non venga messa da parte anche per le donne» conclude Muriel Rhyner.