Il «terremoto» Covid-19 si è abbattuto anche sul turismo ticinese, chi è attivo nel settore ha dovuto e deve lavorare con più pressione e tanta flessibilità, cambiando strategia e progetti praticamente in tempo reale. Ha descritto così la situazione attuale Angelo Trotta, direttore dell’Agenzia turistica ticinese, invitato dalla sezione ticinese di Forum elle (www.forum-elle.ch) al Suitenhotel Parco Paradiso per una conferenza, sul tema «Virtù e difetti del turismo ticinese».
Il settore, è inevitabile, sta vivendo un momento problematico a causa della pandemia. Ma per la sua analisi Trotta è partito da alcune cifre importanti che hanno inquadrato il fenomeno. Anzitutto va detto che – stando a un recente studio nazionale – il 71% dei turisti che sceglie il Ticino proviene dalla Svizzera e solo il 29% dall’estero. Inoltre, meno della metà (il 45%) alloggia in albergo, la maggior parte preferisce altre sistemazioni (appartamenti di vacanza, campeggi, Airbnb, ecc). Altri due numeri fanno pensare: la media dei turisti è di 56 anni (più alta rispetto al resto del Paese) e il 62% arriva e si muove in auto. Quindi, in generale, il nostro cantone è una destinazione per confederati piuttosto «maturi», che si muovono con il proprio veicolo e che non necessariamente stanno in hotel.
Una seconda tematica utile per comprendere il settore è legata alle ragioni per le quali i turisti scelgono il Ticino quale meta di vacanza. Le risposte sono variegate, ma girano attorno a quattro nuclei tematici: il clima, la natura, il relax e la montagna. Solamente il 2% viene per l’arte, un dato molto inferiore ad altre destinazioni turistiche. Così come è inferiore alla media chi considera buona la nostra ospitalità (il 28% dei turisti). E tra le varie criticità del nostro Cantone si cita il traffico e il fatto che sia un luogo caro.
Fatte queste premesse numeriche veniamo ai punti forti e a quelli deboli illustrati da Angelo Trotta. Per quanto riguarda la governance del settore il direttore dell’Agenzia turistica ticinese (ATT) ha precisato che la collaborazione con i vari attori presenti sul territorio è buona. Anche il budget a disposizione (34 milioni) è sufficiente così come le infrastrutture sul territorio (in particolare il paralberghiero) sono ben presenti e distribuite. La strategia che punta su quattro assi (ambiente, tecnologia, mobilità e cultura) è considerata vincente e al passo con i tempi. Ma non mancano i problemi. Per esempio, ci sono troppi attori in campo e manca un vertice che dia la direzione. In secondo luogo, il budget, anche se sufficiente, dipende troppo dalla tassa turistica e da quella di soggiorno; alcune infrastrutture non sono al passo con i tempi e la mobilità è difficoltosa. Senza dimenticare che il brand «Ticino» è poco conosciuto all’estero e in definitiva manca una vera cultura turistica.
Detto ciò, Angelo Trotta si dice fiducioso che si possa sviluppare la destinazione ticinese in modo importante perché il potenziale resta ancora enorme.
Il Covid-19 poi, ovviamente, merita un capitolo a parte. Un evento che ha sconvolto il turismo mondiale e quindi anche ticinese. «Un terremoto», come lo ha definito lo stesso Trotta, che ha fatto crollare le prenotazioni di aprile del 93%. In sostanza Ticino Turismo, ha dovuto cambiare strategia: congelare molti progetti in corso e riversare i fondi per le campagne di marketing, dai Paesi esteri nel mercato svizzero. In particolare, è stato deciso di puntare su sicurezza, igiene e qualità dell’offerta, abbinando questi concetti alle escursioni, alle biciclette, al benessere e all’enogastronomia. Una strategia che è stata vincente con un’estate da record e anche l’offerta dedicata ai residenti «Vivi il tuo Ticino», con 150mila buoni elargiti, è stata un successo. Meno bene è andata quella che proponeva sconti negli hotel (solo 4mila utilizzi). Con Angelo Trotta abbiamo voluto approfondire alcuni concetti emersi durante la serata.
Lei è da un anno e mezzo alla testa di Ticino Turismo. Che bilancio fa di questo periodo a livello personale e lavorativo? Non si è mai pentito della decisione?
Pentito assolutamente no. Volevo tornare in Ticino dopo 30 anni all’estero. Il lavoro è entusiasmante perché c’è il desiderio di promuovere il proprio territorio e quindi il Cantone in cui sono nato ed è una grande sfida per me. Il lavoro è molto interessante e nuovo e il prodotto da pubblicizzare, cioè il nostro territorio, mi piace moltissimo ed è stimolante.
Ovviamente questo periodo è stato condizionato dalla pandemia. Un evento che ci ha obbligati a lavorare con più pressione, a mettere da parte i piani fatti e a operare senza avere una progettualità perché è molto difficile elaborare delle strategie da mettere in atto, anche sul breve periodo, perché ogni settimana le condizioni e i limiti entro cui lavorare cambiano.
Che cosa ha proposto in questo anno e mezzo? Quali i progetti sui quali volete puntare se fosse un anno normale?
È indubbio che malgrado la pandemia una strategia a lungo termine, una piattaforma con orizzonte 2030 deve essere comunque messa nero su bianco. Occorre capire su quali mercati lavorare, in che modo agire sulla governance (chi fa cosa, quali competenze avere, quali attività centralizzare e quali decentralizzare) e soprattutto ponderare gli assi strategici: su quali elementi della nostra proposta bisogna puntare. Anche perché ci sono eventi molto importanti come l’apertura della galleria del Monte Ceneri, il concetto di Città-Ticino e la sostenibilità che dobbiamo tenere ben presente. Così come intendiamo sviluppare concetti «puliti» come l’acqua, la montagna, l’escursionismo e le biciclette.
Con l’arrivo del Covid che cosa è mutato per voi?
Abbiamo completamente congelato le attività pianificate sui mercati esteri e anche alcune previste sul mercato svizzero. Ci siamo concentrati su un target elvetico e abbiamo sviluppato delle nuove campagne che, per fortuna, sono riuscite a portare in Ticino molti turisti svizzeri.
Quali sono le direttive di Ticino Turismo e in che modo vuole percorrerle?
Sono quattro: ambiente, tecnologia, mobilità e cultura. Per l’ambiente vogliamo incentivare il turismo sostenibile, l’uso di biciclette, e la promozione dell’escursionismo. E questo per fare in modo che sia sempre di più una destinazione sostenibile. Per la cultura si è investito già parecchio, ma è necessario far conoscere le proposte e capire ogni regione che cosa offre e quali sono i punti di forza. Mentre per la tecnologia abbiamo due grandi progetti. Tenere in vita e digitalizzare completamente il TicinoTicket. Avere quindi un App scaricabile dal turista appena arriva e dove vi siano tutti i contenuti e le offerte presenti sul territorio. In secondo luogo, abbiamo un progetto Interreg ambizioso chiamato Desi, che ha lo scopo di creare e immagazzinare i dati dei turisti in modo da proporre un marketing diretto e mirato. Alcune multinazionali già lo propongono, ma quasi nessuna destinazione turistica fa un lavoro del genere.
Spesso si sente dire che tra i beni non essenziali c’è il turismo. Ma si dimentica che questo settore genera il 10% del PIL cantonale e il 12% degli impieghi. In che modo si può far passare il concetto?
Il turismo è essenziale e ha anche altre funzioni oltre a quelle citate. Serve a mantenere una destinazione sostenibile e a rendere interessante un luogo sotto diversi punti di vista. Se non ci fossero tanti turisti l’offerta culturale, gastronomica e naturale sarebbe più scarsa anche per i ticinesi. Oggi esistono bar, ristoranti, negozi, percorsi ciclabili, ecc. grazie alla spinta data dal turismo. Lo stesso discorso si può fare per diverse industrie nate nei decenni scorsi e che nel tempo sono cresciute.