Sicurezza e manutenzione delle opere pubbliche, in particolare in ambito stradale, sono state oggetto di grande attenzione dopo il tragico crollo del ponte Morandi a Genova. Qual è per analogia la situazione degli edifici abitativi? Le palazzine in calcestruzzo armato costruite alcuni decenni orsono possono presentare dei rischi? Quali sono gli obblighi dei proprietari? Regolari verifiche sullo stato delle costruzioni sono essenziali per ogni tipo di opera e soprattutto vanno pianificati gli interventi di manutenzione, da tenere in considerazione sin dalla conclusione della medesima. È quanto spiega l’ing. Paolo Spinedi, capo dipartimento infrastrutture Ticino presso la CDS Ingegneri a Lugano e presidente della sezione ticinese della Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (SIA).
L’articolo 58 del Codice delle obbligazioni è il punto di riferimento giuridico per questo tipo di responsabilità. Il capoverso 1 precisa che «Il proprietario di un edificio o di un’altra opera è tenuto a risarcire i danni cagionati da vizio di costruzione o da difetto di manutenzione». Se per le grandi opere pubbliche – dalle austostrade ai ponti, dalle gallerie agli edifici – le verifiche e le conseguenti manutenzioni sono programmate e quindi regolari, per le piccole costruzioni private questi interventi riflettono piuttosto la sensibilità del singolo proprietario, che come indica il Codice delle obbligazioni è ritenuto responsabile per eventuali danni cagionati a terzi. Precisa Paolo Spinedi: «Nessun manufatto resiste per sempre. Per prolungarne la durata di vita garantendo la sicurezza di chi lo utilizza, occorre monitorarlo ed eseguire, se è il caso, gli interventi necessari per riportarlo a condizioni di stabilità esenti da pericoli. Per le nostre strade nazionali, ad esempio, sono previste verifiche ogni cinque anni. Nel caso si notino anomalie o rischi, il monitoraggio viene intensificato e gli interventi di risanamento anticipati. Inoltre, se si interviene regolarmente, si affrontano problemi di portata limitata più facilmente risolvibili. In questo modo solo in casi eccezionali è necessario ricorrere ad un completo rifacimento del manufatto, come è stato ad esempio il caso di parte della A2 fra Capolago e Mendrisio». Anche in Svizzera possono comunque manifestarsi casi eccezionali, come è avvenuto di recente nel centro città di Ginevra. A inizio ottobre tre edifici abitativi contigui (costruiti come un unico complesso), sono stati evacuati a seguito di problemi statici legati alla struttura orizzontale dell’immobile. Una verifica dello stato delle solette in calcestruzzo armato per valutarne la portata ha infatti evidenziato il loro cattivo stato, risalente con ogni probabilità alla costruzione all’inizio degli anni Sessanta. La sicurezza delle persone è stata la priorità dei proprietari che hanno deciso, d’accordo con le autorità cantonali, di procedere all’evacuazione per poi intervenire al fine di mettere in sicurezza e risanare il complesso.
Per valutare le condizioni di un edificio (o di un’altra opera) le norme SIA in vigore sono un ottimo riferimento e determinano, di fatto, lo stato dell’arte. Questi parametri di riferimento – precisa il nostro interlocutore – sono diversi se si tratta di un edificio nuovo o se si applicano a una costruzione che ha 40 o 50 anni. Ogni tipo di manufatto, sia esso realizzato in calcestruzzo armato, mattoni o legno, subisce con il trascorrere del tempo un deterioramento, in gran parte determinato dagli agenti atmosferici. Paolo Spinedi: «Gli enti pubblici a livello nazionale e cantonale, come pure le città, possono contare già al loro interno su servizi in grado di programmare regolari verifiche. I piccoli Comuni hanno invece magari qualche difficoltà a organizzare questi controlli. La medesima considerazione si applica al settore privato, nel quale le maggiori aziende dispongono in genere di un proprio ufficio tecnico, mentre i singoli privati non sempre fanno capo a professionisti esterni». Sono queste situazioni che preoccupano maggiormente ingegneri e architetti che desiderano responsabilizzare i proprietari sull’importanza della manutenzione. Un altro fattore che distingue in genere i grandi complessi dalle piccole palazzine o dalle case monofamigliari è l’esistenza del piano di sorveglianza e di quello di manutenzione. Precisa l’ing. Spinedi: «Per le grandi opere il committente chiede sempre al progettista di elaborare questi due piani. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, sorveglianza e manutenzione iniziano infatti non appena la costruzione è terminata. Rispetto ad alcuni decenni orsono, oggi si pone una maggiore attenzione a questi due aspetti, perché si è capito che sono altrettanto rilevanti se non addirittura più importanti della costruzione stessa. La qualità di quest’ultima nel nostro Paese è molto elevata e negli anni si sono tratti insegnamenti dalle esperienze sul comportamento del calcestruzzo armato».
Questo materiale è frutto di una miscela (cemento, acqua, aggregati – sabbia e ghiaia – e additivi) con all’interno un’armatura di barre d’acciaio e eventualmente anche di cavi di precompressione (tecnica che migliora le caratteristiche di resistenza delle strutture in calcestruzzo). Con il passare del tempo, se situato all’esterno e senza un’adeguata protezione, può presentare diversi tipi di degrado di cui si è approfondita la conoscenza negli ultimi decenni. Sviluppato quale materiale da costruzione a metà Ottocento, il calcestruzzo armato ha conosciuto un massiccio impiego nel settore edile a partire dal secondo dopoguerra. Negli anni Sessanta del secolo scorso anche in Svizzera è stato ampiamente utilizzato per la realizzazione di grandi opere (come le autostrade) ed edifici innovativi. «In quegli anni – spiega il nostro interlocutore – si tendeva a ridurre al minimo gli spessori anche per questioni estetiche e perché la sicurezza strutturale era garantita, mentre oggi le norme impongono spessori maggiori per elevare il grado di sicurezza anche a lungo termine (efficienza funzionale). Un altro aspetto che caratterizza questo materiale è la possibilità di prefabbricarlo, tecnica di cui si è discusso anche in relazione al ponte Morandi. Prefabbricazione oppure esecuzione sul posto sono entrambe valide con rispettivi punti di forza e svantaggi di cui bisogna tener conto».
«Due concetti basilari nell’impiego di questo materiale – prosegue Paolo Spinedi – sono la sicurezza strutturale, ossia la resistenza delle strutture ai carichi, e l’efficienza funzionale. La funzione alla quale è destinato un manufatto è determinante per la sua progettazione. Per questo motivo è utile richiamare l’attenzione dei proprietari sull’importanza di affidarsi ai professionisti, architetti e ingegneri, quando si effettuano ristrutturazioni e si modifica la destinazione d’uso, ciò che oggi avviene con una certa frequenza per edifici risalenti agli anni Sessanta e Settanta. Simili cambiamenti, ad esempio per ottenere locali più ampi e maggiori aperture, non sono preclusi, ma in alcuni casi sono necessari specifici accorgimenti per garantire appunto sia la sicurezza strutturale che l’efficienza funzionale».
L’elevata qualità delle costruzioni non esime da controlli regolari per valutare il loro stato. In fase di progettazione la cosiddetta «rottura fragile» viene evitata a favore di una «rottura duttile». Ciò significa che il degrado e quindi il rischio è progressivo e si manifesta con elementi visibili e ben riconoscibili dagli esperti. Ai proprietari di immobili il presidente della SIA Ticino raccomanda quindi di verificare regolarmente lo stato degli edifici affidandosi agli specialisti dei vari ambiti della costruzione.