Sovrastato dalle più note cime del Monte Ferraro e con vista sul Tamaro o la regione del Lema, il Barro è un piccolo monte della valle del Vedeggio, situato tra Torricella e Sigirino. Un colle che si erge fino ai 650 metri d’altitudine e che si può raggiungere da entrambi i lati, salirci e ridiscendere, oppure anche girarci attorno.
Da poco questo è più facile e anche più interessante, dato che nel 2018 è iniziato un progetto di valorizzazione, promosso dal Patriziato di Sigirino in collaborazione con quello di Torricella-Taverne, che ha permesso di salvare la zona, abbandonata per anni e ormai sopraffatta dall’avanzata del bosco. Il querceto esistente, particolarmente pregiato per la presenza di tutte e quattro le specie endemiche presenti in Svizzera, è stato recuperato e anche la vasta selva castanile ha ritrovato il suo splendore. Alle operazioni di dirado ed esbosco, sono poi seguiti ulteriori interventi volti a ridare vitalità all’intero comparto, in modo che torni a essere vissuto dalla popolazione, dal turista e anche dal settore agricolo.
L’area è infatti già ora gestita da due allevatori locali, i quali la sfruttano con il loro bestiame, che trova foraggio sui pendii e sui terrazzamenti erbosi, nelle selve e nei pascoli boscati recuperati. Una sorta di ritorno al passato dato che, come dimostrano foto storiche e il ritrovamento di numerosi castagni e querce monumentali, l’area di progetto era già un tempo gestita «a selva» dagli agricoltori del luogo. Per agevolare l’uso a scopo turistico e di svago, i sentieri sono stati ripristinati, garantendo l’accessibilità a Ur Bar (come è spesso indicato sui cartelli segnaletici) sia da Sigirino, più precisamente dalla frazione di Osignano, sia da Torricella. Sul posto è inoltre pianificata, nel corso di quest’estate, la posa di un breve percorso didattico di circa 600 metri, incentrato sulla Quercia e che segnalerà le quattro specie esistenti così come alcuni esemplari degni di nota. Si creerà in tal modo una rete escursionistica circolare e verranno in aggiunta fornite interessanti informazioni relative al progetto, agli aspetti naturalistici e alle querce, tramite dei cartelli tematici disposti all’entrata del perimetro e in modo strategico lungo il percorso.
Il tracciato andrà a toccare o avvicinare anche altri elementi naturali d’indubbio interesse, come i due biotopi creati nei paraggi, oppure la presenza di alcune particolari specie vegetali, tra le quali rientrano come detto le quattro specie di querce endemiche della Svizzera, ossia Farnia (Quercus robur), Rovere (Q. petraea), Roverella (Q. pubescens) e Cerro (Q. cerris). Proprio questa peculiarità ha convinto nel 2020 l’associazione proQuercus a premiare il progetto del Patriziato di Sigirino che, come citato nella motivazione «mira a coniugare biodiversità, paesaggio, patrimonio culturale e turismo». Grazie al all’intervento di valorizzazione, proQuercus è convinta che sul Monte Barro possa essere conservata e rivalutata questa formazione forestale molto rara e preziosa, che qui si estende su una superficie di circa 10 ettari, su un totale di 67 ettari del monte.
Di vitale importanza per il buon esito del progetto è stata anche la possibilità di portare l’acqua in vetta, per dissetare sia i visitatori, sia gli animali. Già ora il colle è stato attrezzato con una fontana, alcuni tavoli e diverse panchine distribuite su tutta la superficie, in modo che sia possibile riposarsi ammirando il panorama al termine dell’ascesa, non lunga e difficile ma comunque impegnativa e da intraprendere con il dovuto equipaggiamento e un’adeguata preparazione.
Ai piedi del Monte Barro si trova un altro interessante luogo legato a un passato ancora più lontano. Scendendo verso Torricella lungo i sentieri sul versante a est, s’incontreranno delle deviazioni per il Castello di Taverne, una fortificazione di cui si hanno poche notizie, ma la cui nascita si fa risalire tra il 1300 e il 1400 (vedi «Azione» 47 del 2014). Un comparto che, dopo i primi interventi di salvaguardia e ripristino degli accessi, sta cercando un nuovo rilancio con un recente progetto di riqualifica, sempre sotto l’impulso dell’Associazione Castrum Tabernarum.
Più contemporanei sono invece le costruzioni in zona «La Genovésa» a Torricella: si tratta di nove appariscenti arcate in sasso distribuite su due livelli e resistite all’abbandono. Come indicato in un articolo a cura di Giovanni Mariconda apparso sul «Corriere del Ticino» del 19 luglio 2017, si tratta di costruzioni risalenti alla fine del 19esimo secolo, edificate presumibilmente quali terrazzi da adibire a orto. La loro speciale forma è il frutto dell’abilità di alcuni uomini giunti dalla Liguria e impegnati nei lavori di elettrificazione della linea ferroviaria del San Gottardo. Artigiani che, per arrotondare, nei momenti liberi proponevano le loro abilità alla popolazione locale.