Uomo e gatto allo specchio

Mondoanimale - Allo studio il temperamento dei felini e la loro interazione con gli umani
/ 20.05.2019
di Maria Grazia Buletti

La convivenza tra il gatto e l’essere umano è qualcosa di tutt’altro che banale. Questo è quanto affermano quasi tutti quelli che vivono con un felino, concordi sul fatto che i gatti hanno una logica tutta loro. Abbiamo raccolto le più disparate testimonianze di «gattofili» alle prese con il raziocinio felino del proprio beniamino, che possiamo riassumere con il comun denominatore dello stupore e dell’incredulità: «Ci sono momenti in cui non comprendo perché il mio gatto snobba la cuccia-tiragraffi che gli ho appena comperato e preferisce scorticare i braccioli del divano, dormire nel bidet o nei posti più improbabili e meno confortevoli della casa»; «Il mio non apprezza i bocconcini super prelibati (e costosi) che gli ho comprato e preferisce rubare da mangiare nel mio piatto»; «Con me si comporta in modo tenero e affettuoso, con mia figlia gioca e lotta, assalendole anche le gambe quando attraversa un locale, in momenti persino imprevedibili», e così via.

Insomma, il gatto pare un enigma che però non smette di affascinare l’uomo, sebbene qualcuno in verità provi sempre a dare ragione del suo temperamento. Uno fra tutti, il comportamentista animale, autore e umorista di origine austriaca, Stephen Baker, che in vita aveva scritto il libro Come vivere con un gatto nevrotico. Sì, perché secondo l’autore, forte di un non meglio specificato censimento condotto sui gatti, riteneva che circa il cento per cento sono nevrotici. Come se non bastasse, Baker ne sortiva una spiegazione tutta sua: «La causa della nevrosi felina è piuttosto semplice: siete voi proprietari». 

Naturalmente più comico che polemico, il libro è datato 1988 (tradotto in italiano da Gaetano Salinas per Rizzoli) ed è interamente illustrato dai disegni di Jackie Geyer. A chiudere il cerchio della presunta natura nevrotica del gatto, l’autore rincarava la dose per l’essere umano: «Dopo queste considerazioni, pensate ancora che nel frigorifero ci sia il vostro cibo? Avete ancora l’illusione di potervi stravaccare sul divano senza conseguenze? Credete di poter passare una notte tranquilla nel vostro letto? Insomma, pensate davvero che la casa in cui abitate vi appartenga? Beh, disilludetevi: la vostra casa non è vostra, appartiene al vostro gatto che, in un’eccezionale dimostrazione di altruismo, vi concede di occupare». 

Socievole o nevrotico, pare proprio che il gatto sia lo specchio del padrone. O almeno questa è la conclusione a cui sono giunti gli studiosi della Nottingham Trent University inglese attraverso un’analisi effettuata su un campione di oltre 3330 proprietari. Essi hanno valutato la personalità dei loro felini sulla base di cinque parametri (piacevolezza, coscienziosità, estroversione, nevrosi, apertura) incrociati con elementi relativi a comportamenti e stile di vita. Lauren Finka e i suoi colleghi hanno pubblicato questo loro studio su «Plos One», dimostrando che l’indole dell’essere umano, così come ha influsso nell’interazione fra persone, può influenzare il felino domestico. 

Partendo dalla dimostrazione che la personalità umana può avere un influsso sostanziale sulla natura delle cure fornite alle persone a carico, gli autori studiano l’analogia nel rapporto col felino: «Il collegamento è stato studiato molto bene in genitori e figli, mentre si sa relativamente poco di questa dinamica applicata ai rapporti fra l’essere umano e l’animale». Il gruppo di scienziati inglesi si è quindi concentrato sui gatti, nel tentativo di associare le innumerevoli sfumature di miagolio al carattere dei proprietari. «Molti proprietari stringono con il proprio animale domestico legami molto profondi, considerandolo come membro della famiglia a tutti gli effetti. È quindi assai probabile che gli animali possano essere influenzati dal modo in cui li gestiamo e interagiamo con loro, e che a loro volta entrambi questi fattori siano condizionati alle nostre differenze di personalità», affermano, anche se ancora resta da fare luce sui rapporti causa-effetto della relazione tra le caratteristiche dell’essere umano e quelle del suo felino. 

Ma allora, i gatti sono dei «mini-noi», oppure sono creature egocentriche, minimaliste e nevrotiche, innamorate più del divano che dell’umano con cui condividono la vita? Per entrare in uno degli esempi concreti da noi osservati, abbiamo chiesto a Emanuele Besomi, presidente della Società protezione animali di Bellinzona (che, fra l’altro, gestisce un vero e proprio gattile) di raccontarci di Tina, la gatta di famiglia. Riflettendo dapprima sull’esperienza di gestione del gattile, egli racconta: «Ogni gatto può plasmarsi sugli stimoli che riceve dall’esterno e può perciò spaziare da un atteggiamento di totale calma a uno di grande aggressività».

Il nostro interlocutore spiega che, secondo la sua esperienza: «Qualsiasi gatto, anche il più buono, sollecitato in un momento sbagliato o posto in una situazione particolare può diventare una piccola tigre, usando istintivamente tutte le armi di cui dispone per difendersi». L’individualismo caratteriale che distingue l’essere umano è, secondo lui, proprio anche della natura felina: «C’è quello più o meno socievole, e ciò è la somma delle sue esperienze di vita, dalla situazione e dal contesto in cui si trova in quel momento». 

Tina, il suo gatto, dorme sulla poltrona dalla quale scende per strusciarsi, ma non si lascia ad esempio prendere in braccio: «Ti fa capire subito che non le piace; un giorno se ne sta per i fatti suoi, il seguente arriva e ti fa centomila fusa. Tutto ciò avviene senza mutazioni apparenti dell’ambiente casalingo e mi fa capire che il temperamento del gatto è molto individuale da soggetto a soggetto». Besomi non si sente di etichettare i gatti come nevrotici: «Nevrotici ne ho visti ben pochi, e più che accostare il loro carattere alle persone (col cane vedo meglio l’affinità), la mia esperienza mi ha fatto maturare la convinzione che il gatto sia semplicemente molto indipendente e individualista, che conserva il suo carattere e la sua identità, ed è difficilmente influenzabile dall’essere umano».