Presto nascerà una superficie boscata di 250 ettari nel Luganese, ai Denti della Vecchia, che sarà la prima riserva forestale visibile da un importante centro città (Lugano) e la seconda del Sottoceneri, dopo quella della Valle della Motta, di dimensioni più modeste con i suoi 34 ettari.
Per l’utente di questi boschi cambierà poco o nulla, dato che le attività svolte attualmente su queste pendici saranno possibili anche in futuro: escursioni a piedi, arrampicate su roccia, caccia e pesca nel rispetto delle regole abituali, oppure la raccolta di bacche e funghi. Gli unici mutamenti di rilievo concerneranno la gestione del bosco dal punto di vista forestale, dato che nella zona verranno sospesi i tagli e tutti gli altri tipi di sfruttamento, come la raccolta di strame o il pascolo, pratiche che già sono ridotte al minimo, come ci conferma Patrick Luraschi, capo del circondario forestale del luganese, e coordinatore del progetto: «I patriziati di Villa Luganese e Sonvico, proprietari dei boschi in questione e principali promotori del progetto, rinunceranno per i prossimi 50 anni a qualsiasi forma di sfruttamento per consentire uno sviluppo di queste superfici in modo del tutto naturale, quasi 250 ettari, di cui circa il 90% costituti da bosco fitto e la restante suddivisa tra bosco pioniere, rocce e prati secchi».
La riserva è stata suddivisa in riserva forestale integrale (circa il 60% della superficie) e riserva forestale orientata (40%). Nella prima, che si riferisce alla riserva forestale classica, l’area boschiva è lasciata integralmente all’evoluzione naturale e protetta dall’intervento umano. Nella seconda, ci si riallaccia invece al concetto di zona di protezione del paesaggio in bosco, ossia un’area boschiva vincolata a una gestione particolare e mirata per salvaguardare in particolare gli attigui prati secchi d’importanza nazionale.
Il territorio coinvolto s’estende dai circa 1000 metri ai 1491 del Sasso Grande (il punto più alto) e permetterà di istituire una zona in cui preservare e rafforzare le tipologie del bosco locale (riserva integrale) e una in cui gestire i biotopi presenti, i prati secchi in particolare (riserva orientata). Rientrano negli obiettivi anche la tutela di formazioni forestali rare o minacciate, senza dimenticare le possibilità d’accesso pedestre, che verranno mantenute.
Ma se poco o nulla cambierà, il cittadino, il turista o l’escursionista, s’accorgeranno di questa riserva forestale a due passi dalla città? «Anche se non saranno realizzati interventi particolari, si procederà alla manutenzione di alcuni sentieri, alla posa di una cartellonistica che spiegherà il progetto e alla stampa di un opuscolo informativo sulla riserva forestale», spiega l’ingegner Luraschi.
Verranno inoltre rafforzati alcuni accessi pedestri alle pareti rocciose in modo di canalizzare l’utenza lungo percorsi ben definiti e salvaguardare così alcune specie floristiche di pregio (e minacciate) presenti nei prati secchi inventariati nella zona presso il Sasso Grande, quali il Ranunculus thora, un’erbacea perenne tipica della flora spontanea.
Per gli interventi i citati patriziati di Villa Luganese e Sonvico potranno avvalersi della collaborazione dei vari attori coinvolti e anche degli indennizzi per la rinuncia alla gestione del bosco nei prossimi 50 anni. Risorse, si parla di alcune centinaia di migliaia di franchi, che verranno utilizzate anche per la gestione del territorio, per esempio per il recupero di prati, pascoli o selve castanili all’interno del perimetro dei due patriziati, già attivi con progetti analoghi conclusi negli ultimi decenni.
Se in altitudine il bosco avanza con l’abbandono di alcuni terreni agricoli da sfalcio o da pascolo, nelle aree di pianura e nei fondovalle urbanizzati è minacciato dall’estensione dello spazio costruito. Lasciato a se stesso, il bosco si avvicina molto a quello primario, dove la struttura e la composizione sono date esclusivamente dalle condizioni naturali. Qui suolo, clima e biocenosi, ossia l’insieme di popolazioni animali e vegetali che vivono e interagiscono fra loro in uno stesso ambiente, non sono influenzate dallo sfruttamento antropico quale la raccolta del legname o dello strame oppure dal pascolo. S’instaura così un ecosistema particolare e pregiato. Ma quali sono i benefici? «Le riserve forestali sono fondamentali per la salvaguardia della biodiversità, poiché garantiscono i processi naturali di evoluzione e di sviluppo degli ecosistemi boschivi», leggiamo nell’introduzione del progetto elaborato per i Denti della Vecchia.
Un ritorno dunque allo stato naturale, anche se ciò potrebbe far temere un indebolimento dello scopo protettivo del bosco dove, grazie agli interventi puntuali dell’uomo, si garantisce sicurezza agli insediamenti e alle vie di comunicazione. «No. È vero che i boschi all’interno del perimetro della riserva sono classificati come boschi di protezione dall’inventario SilvaProtect della Confederazione, tuttavia è una protezione indiretta (in particolare trattenuta delle acque meteoriche), funzione assicurata anche senza gestione. Diverso sarebbe se il bosco svolgesse una funzione di protezione diretta (come ad esempio tutta la superficie attigua più a sud, alle falde del Monte Boglia): in questo caso una riserva forestale non sarebbe ipotizzabile perché la funzione di protezione è prioritaria su tutte le altre», rassicura l’ingegner Luraschi.
Il progetto della riserva forestale dei Denti della Vecchia è stato affidato alla ditta Ecocontrol, mentre la gestione dei sentieri principali inscritti a catasto, nonché la promozione della riserva stessa spetterà agli enti turistici e alle società alpinistiche. Non manca l’appoggio dell’Ufficio natura e paesaggio, impegnato nella gestione dei prati secchi, nella sorveglianza e nel monitoraggio, e dei citati Patriziati che rimangono i proprietari e i responsabili della preziosa area boschiva.
Allo scopo di far conoscere la riserva e le sue particolarità, il progetto coordinato dalla Sezione forestale prevede la posa, entro l’autunno 2018, di una ventina di pannelli in legno di castagno con stampa in serigrafia, realizzati secondo il concetto cantonale «Aree protette del Canton Ticino-Sistema di segnaletica».
Essi saranno realizzati in collaborazione con il Museo cantonale di storia naturale e si troveranno sia nei punti d’accesso, sia in luoghi strategici o particolari della riserva, quali i nuclei limitrofi, gli alpeggi, il prato secco, una carbonaia che verrà ripristinata all’interno della faggeta, la parete di roccia calcarea o in prossimità di un bosco di Pino mugo. Se tutto andrà come previsto, l’inaugurazione ufficiale della riserva è prevista nel mese di ottobre del 2018.