«(…) Ché la diritta via era smarrita…». Anche il sommo Dante durante il suo viaggio si era ritrovato in una selva oscura, eppure affidandosi a valide guide era riuscito ad avanzare e a superare questo e altri ostacoli. Ma come guidare e aiutare i numerosi giovani in difficoltà, confrontati con un periodo di smarrimento che li ha allontanati da un diploma o da una formazione professionale?
L’Associazione L’ORA si prefigge di rispondere ai bisogni di giovani tra i 15 e i 25 anni e di colmare i loro «vuoti». Come? Uno dei suoi campi d’azione si chiama Spazio Esplorativo, «uno spazio d’ascolto, sostegno e accompagnamento che offre attività di ri-motivazione e re-inserimento sociale, scolastico e professionale per tutti quei giovani che vivono situazioni di disagio personale e familiare, in rottura con il mondo formativo e lavorativo o usciti dal circuito sociale». Spazio Esplorativo è situato a Lugano e offre gratuitamente aiuto a tutti i giovani che frequentano e vivono la Città, senza limiti di accesso e la necessità di essere domiciliati o residenti. La sede, inaugurata il 1° giugno a Molino Nuovo – uno dei quartieri più popolati di Lugano – si trova in via Bagutti 14, al primo piano, dove sono allestiti diversi spazi, fra cui un laboratorio informatico e digitale. Spazi ideati per accogliere i giovani nell’arco dell’intera settimana dove si svolge una parte dei progetti socio-educativi. Ne parliamo con le fondatrici, Lorena Grassi, direttrice pedagogica e Ramona Sinigaglia, direttrice strategica. Perché avete avvertito l’esigenza di creare l’Associazione L’ORA? I servizi predisposti sul territorio non erano sufficienti? Risponde Ramona Sinigaglia: «L’Associazone L’ORA nasce alla fine del 2019 proprio per l’esigenza di dotarci di una forma giuridica, come ente no-profit, che ci permettesse di promuovere due progetti che stavano raccogliendo interesse e sostegno dalle diverse autorità cantonali e comunali. Il sodalizio è nato dunque per promuovere progetti che esistevano già. Parlo del progetto rivolto ai giovani, denominato Spazio Esplorativo e quello rivolto a nuclei famigliari, “Una famiglia per una famiglia”, progetto, quest’ultimo, che ha ottenuto il riconoscimento federale, in quanto modello d’intervento con un elevato valore innovativo. Due progetti sorti dopo un lavoro di approfondimento teorico e di ricerca sul campo che con Lorenza abbiamo portato avanti per oltre un anno e che ha messo in luce la necessità di intervenire in maniera differenziata e tempestiva sia con i giovani sia con le famiglie».
«Spazio Esplorativo – continua Ramona Sinigaglia – vuole essere un aiuto concreto per tutti quei giovani che vivono un momento di difficoltà, esclusi o autoesclusi dal sistema scolastico, che faticano a trovare una loro strada e rischiano di entrare nei circuiti assistenziali. Dai dati forniti dalla Divisione della formazione professionale si evidenzia come, dal 2008 al 2018 in Ticino, circa 400 giovani ogni anno escono dai circuiti formativi e spariscono dai radar. Vi è quindi la necessità di intervenire in modo complementare e sinergico, con i servizi e gli aiuti sociali attivi in Ticino nel sostegno e reinserimento di giovani in difficoltà».
Come riuscite ad agganciare i giovani che faticano a portare avanti un loro percorso scolastico o formativo? «Ad oggi sono circa una decina i giovani segnalati a Spazio Esplorativo» – fa sapere Lorenza Grassi. «La collaborazione con la rete formale e informale che ruota attorno a loro è indispensabile per evidenziare situazioni di disagio e poter intervenire tempestivamente nell’offrire loro sostegno. Oltre a ciò i social media sono una modalità proattiva ed efficace per entrare nell’universo dei giovani e avvicinare coloro che più ne necessitano, al fine di rimettersi in moto dopo un periodo di smarrimento o di isolamento sociale. Prima di promuovere un cambiamento occorre far nascere la motivazione nel percorrerlo, per questo è necessario innanzitutto risvegliare nei giovani una nuova determinazione e l’energia per passare da una condizione di chiusura, passività e inattività a una situazione di apertura, propositività e partecipazione. In tal senso Spazio Esplorativo garantisce un tempo e uno spazio in cui questi giovani possono, oltre che acquisire nuove conoscenze e rinforzare quelle già esistenti, avvicinarsi al mondo adulto e alle richieste che lo stesso sottopone loro in un contesto di crescita, maturazione, inserimento lavorativo e ruolo attivo, partecipe e responsabile. Questo permette di conoscere e ingaggiare il giovane, rimotivandolo nell’essere attivo e nel sentirsi parte di un sistema, andando a scoprire e a lavorare sulle proprie capacità e difficoltà, quali ad esempio, il senso di appartenenza al gruppo, lo sviluppo del pensiero strategico e organizzativo».
Ma quali iniziative concrete mettete in campo? «Proponiamo una serie di attività “motivazionali”: attività “leggere”, di ordine sportivo, ri-creativo e culturale. Fra le proposte abbiamo l’arrampicata svolta da un educatore e monitore. Il confronto e lo scambio di gruppo che s’instaurano all’interno di queste attività – evidenziano le nostre interlocutrici – favoriscono un dialogo costante tra pari su temi diversi e inerenti al contesto sociale o al mondo del lavoro e permette agli operatori di promuovere nei partecipanti nuove competenze emotive, intellettuali, relazionali e strutturali importanti per un loro inserimento socioprofessionale. In questo modo si attiva nel giovane una maggiore consapevolezza di sé e dei propri bisogni/desideri, nonché una preparazione più mirata al mondo formativo e professionale che egli intende intraprendere. Più nello specifico, Spazio Esplorativo prevede dei percorsi educativi e motivazionali, della durata di 6-9 mesi, per giovani senza occupazione, con difficoltà personali, familiari e spesso di origine straniera, che necessitano di un tempo di avvicinamento e maturazione che consenta loro di ri-creare le basi necessarie a un pieno e stabile reinserimento socioprofessionale.
Grazie a un approccio sistemico e a un’équipe multidisciplinare si può intervenire in maniera globale e allargata sulle varie aree di malessere dei giovani, indagando la sfera personale, relazionale e familiare, ma anche tematiche più sensibili come la cura di sé e del proprio corpo, le proprie credenze, la propria origine e la propria personale visione della vita: tutti elementi che direttamente o indirettamente possono creare dei “blocchi” evolutivi nella definizione della propria identità adulta e nella costruzione di una carriera scolastica e lavorativa. La metodologia d’intervento è divisa principalmente su due livelli: da una parte le attività di gruppo a carattere educativo, occupazionale e sociale che permettono ai partecipanti di riallenare varie competenze personali, relazionali e strutturali e di confrontarsi in maniera costruttiva all’interno di un gruppo di pari e con figure adulte. Dall’altra, delle regolari consulenze individuali mirate e specifiche, basate sui bisogni del singolo, allo scopo di elaborare esperienze ed eventuali vissuti difficili o dolorosi e acquisire i giusti strumenti intellettuali, emotivi e pratico-organizzativi per occupare in maniera positiva il proprio posto nel mondo e nella società. Infine, viene offerta a questi giovani la possibilità di un career coaching quale supporto esterno individuale, volto a garantire loro un sostegno a medio-lungo termine per un reinserimento stabile e duraturo».