Superato il periodo di confinamento, paure, dubbi, solitudine, ansie di cui magari nemmeno si è perfettamente consapevoli possono comunque perdurare. L’ascolto da parte di professionisti del counselling può offrire l’opportunità di dare un nome a queste ed altre emozioni, di trasformare la confusione in chiarezza. È nato così, sotto forma di pagina Facebook per iniziativa di Alexander Pult, lo «Spazio ascolto gratuito consulenti psicosociali per emergenza Covid-19», iniziativa che ha radunato una trentina di counsellor presenti sul territorio ticinese. Aperta a tutti e diffusa anche tramite un volantino, la proposta è rivolta in modo particolare agli anziani, per i quali il periodo di emergenza della pandemia è stato più gravoso. Essendo un gruppo a rischio, gli over 65 sono stati maggiormente isolati, privati di libertà e contatti familiari essenziali per il loro benessere. Anche a distanza di settimane questo vissuto può lasciare strascichi emotivi più facilmente superabili con il sostegno di professionisti. I promotori del progetto, di cui si fanno portavoce Dolores Belloli e Marika Bachmann, desiderano innanzitutto chiarire il concetto di counselling, per evitare che il vocabolo inglese susciti diffidenza e perplessità. La pratica, nata negli Stati Uniti a metà del secolo scorso, utilizza la tecnica del colloquio per aiutare la persona a mobilitare le proprie risorse al fine di superare un momento difficile. Applicato in molteplici ambiti – personale, professionale, scolastico, sanitario, sociale – è basato sulla relazione paritaria fra professionista e cliente (mai considerato un paziente). Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il nome, il consulente psicosociale non offre consigli, bensì permette alla persona in difficoltà di osservare la propria situazione da altri punti di vista con l’obiettivo di superare la fase critica compiendo le scelte necessarie.
«La nostra offerta di sostegno nell’ambito dell’emergenza Covid-19 si basa su competenze professionali, ma non implica un vero e proprio percorso di counselling, il quale è comunque di breve durata», affermano le nostre interlocutrici. «Lo “Spazio ascolto” è un momento di accoglienza confidenziale limitato a pochi incontri; a volte può bastarne anche uno solo. Alle persone interessate forniamo una lista (pubblicata anche su Facebook) con i nominativi dei consulenti psicosociali, la relativa disponibilità di giorni e orari e il recapito telefonico. Segue poi il contatto individuale via chiamata, sms o Whatsapp per fissare un appuntamento telefonico o in videochiamata».
Quali difficoltà derivanti dalla fase acuta della pandemia sono state maggiormente riscontrate? Rispondono Dolores Belloli e Marika Bachmann: «Le persone finora raggiunte, soprattutto tramite contatti personali, evidenziano i dilemmi nelle relazioni con i familiari a rischio oppure l’appartenenza a uno di questi gruppi con relative paure della malattia e della morte. Anche la solitudine può diventare un problema, così come la convivenza forzata che per settimane ha costretto coppie e famiglie». Chiunque si identifichi in questi vissuti e percepisce il bisogno di essere ascoltato per riuscire ad esternare una sensazione di malessere, può rivolgersi allo «Spazio ascolto» messo a disposizione dai consulenti psicosociali. Attivato durante l’emergenza, questo servizio continuerà anche nei prossimi mesi, perché le conseguenze di quanto si è dovuto affrontare da metà marzo in poi possono emergere anche a distanza di tempo. Ansia, agitazione, smarrimento – dovuti magari non più all’isolamento e alla mancanza di libertà quanto piuttosto a preoccupazioni a lungo termine per i figli, il lavoro o la situazione economica – trovano un’accoglienza individuale nel gruppo di counsellor.
Precisano le nostre interlocutrici: «L’ascolto e la relazione priva di giudizio che caratterizzano il counselling favoriscono un’espressione libera. Il consulente psicosociale si pone con umiltà di fronte al cliente nel pieno rispetto del medesimo che rimane maestro della sua vita. È interessante osservare come sovente vi sia necessità di fare chiarezza per giungere a una scelta per la quale inconsciamente già si propendeva. Esempi in questo senso ne ha offerti anche la pandemia, se pensiamo ad esempio al dilemma di una figlia di mezza età residente in Ticino, indecisa se visitare o meno la madre anziana nella Svizzera tedesca. Riuscendo a sviscerare con il consulente psicosociale vantaggi e svantaggi delle sue opzioni, è giunta alla conclusione che per lei la cosa giusta da fare in quel momento era andare dalla mamma». Non si tratta quindi tanto di trovare la soluzione perfetta, quanto piuttosto di superare la fase di incertezza e disagio nel modo migliore per se stessi.
Le due consulenti psicosociali rilevano ancora come sia di principio difficile per tutti chiedere aiuto, soprattutto per questioni che esulano dal lato pratico della vita. Uno sforzo che risulta ancora più accentuato per gli anziani. Questi ultimi si sentono spesso soli anche nel senso di non poter condividere con i propri cari i loro dubbi, nel timore di generare preoccupazioni, ma pure di essere fraintesi e considerati irragionevoli. «In questi casi – sottolineano le portavoci del servizio – una solitudine isolata può diventare, grazie al nostro ascolto, una solitudine accompagnata. Con riservatezza, calore e disponibilità entriamo in relazione con l’altro, ascoltandolo e guidandolo alla ricerca delle risorse personali da mobilitare. Questa dinamica rappresenta sempre un’occasione di cambiamento, un momento di trasformazione».
Se la pandemia ha provocato – oltre all’emergenza sanitaria e a quella economica – sofferenze palesi ed altre più recondite, numerose manifestazioni di solidarietà hanno offerto forme diverse di sostegno. Per chi sente il bisogno di condividere la sua esperienza di disagio, i consulenti psicosociali sono a disposizione; basta comporre un numero telefonico o inviare un messaggio.
Informazioni
Dolores Belloli, tel. 076 3881561.