Una voce per i ciechi

Audiolibri - Sotto l’egida di Unitas, una cinquantina di volontari soddisfano la passione per la lettura di oltre 250 ciechi o ipovedenti dando voce a romanzi, saggi, biografie e altre pubblicazioni
/ 06.03.2017
di Guido Grilli

Benvenuti nell’universo dell’audiolibro, ovvero del libro parlato. Una cinquantina di lettori volontari capaci di dare voce alle pagine, animandone le trame, soddisfano la passione per la lettura di oltre 250 ciechi e ipovedenti, soci o utenti della biblioteca Braille e del libro parlato della Unitas; un piacere di cui altrimenti sarebbero privati. La produzione di audiolibri, silenziosa, quotidiana, in atto al centro di produzione di Unitas, presso Casa Andreina a Lugano, ha raggiunto ad oggi il considerevole traguardo di 5800 titoli che possono essere richiesti in prestito su diversi supporti o – dal 2015 – scaricabili direttamente dal catalogo online (solo da chi è iscritto alla biblioteca).

Molti i lettori di lunga data e fedeli a questo singolare quanto prezioso impegno. Come Marisa Schilleci, pensionata di Breganzona, lettrice volontaria dal 2011, che incontriamo in una delle tre cabine di registrazione insonorizzate, mentre davanti a un microfono tiene aperto il libro a un terzo del suo volume di 377 pagine: «Già da vent’anni sono una volontaria di Unitas e quando ho saputo che qui davano corsi per lettori, siccome amo leggere, mi sono voluta mettere a disposizione. Vengo in sala registrazione il mattino. Questo è il mio quindicesimo volume». Con quali gratificazioni? «La scelta dei libri proviene principalmente dagli utenti e capita talora che qualcuno qui a Casa Andreina mi fermi dicendomi di aver apprezzato la lettura del “mio” libro e questo fa piacere. Chiedo sempre loro di dirmi quanto non va, per migliorarmi ulteriormente».

A coordinare il lavoro dei lettori volontari è Franca Taddei Gheiler, a Unitas da dieci anni, capo-struttura del servizio Biblioteca, alla quale chiediamo di parlarci di questa diffusa e affascinante tipologia di libro.

Iniziamo da un ritratto dei lettori volontari.
Attualmente abbiamo una cinquantina di lettori. La maggior parte di loro viene a registrare al Centro di produzione ma ci sono anche lettori che leggono/registrano a casa propria, scaricano un programma di registrazione e così possono dedicarsi a questa attività quando e come vogliono. Chi viene qui invece deve rispettare i turni perché abbiamo tre cabine semi-professionali che vengono occupate dalla mattina alla sera, è dunque giocoforza stabilire giorni e orari. Ci sono più donne che uomini, spesso è il passaparola a portare a conoscenza delle persone questa attività di volontariato. Le motivazioni variano moltissimo ma alla base c’è sempre il desiderio di fare qualcosa per gli altri e l’amore per la lettura, naturalmente. Tra i lettori contiamo anche alcuni ex professionisti che lavoravano per la radio e la televisione e che hanno il piacere di prestare la loro voce a chi non può più leggere. Anche l’età dei lettori varia, dai 30 agli 80 anni. Naturalmente i giovani hanno meno tempo da dedicare al volontariato ma per fortuna ci sono delle eccezioni. Leggere un libro ad alta voce non è un compito facile, soprattutto riuscire a coinvolgere chi ascolta. Il trucco? Credere in ciò che si legge, immedesimarsi, senza recitare troppo.

Offrite una formazione specifica ai nuovi volontari?
Oggigiorno quasi non prendiamo nuovi volontari perché, come detto, il fabbisogno è ampiamente coperto dai nostri lettori. Per molti anni la formatrice è stata Ketty Fusco, nota attrice e scrittrice, e dopo di lei Carlo Nobile, ex docente di scuola anche lui attivo per molti anni in radio e televisione. Entrambi hanno svolto e svolgono il lavoro di formatori a titolo volontario. Non pretendiamo che vengano applicate le regole della dizione ma chiediamo una pronuncia chiara, una lettura scorrevole e partecipativa senza particolari cadenze regionali, se possibile, e se ci sono, tentiamo di correggerle.

Quanto tempo richiede la lettura di un libro?
Beh, dipende dal numero di pagine e dal tipo di carattere con cui il libro è stampato; dipende dalle ore settimanali che il lettore dedica alla lettura. Bisogna pensare che i lettori non solo registrano ma si correggono, quindi un file di un’ora di lettura può corrispondere a tre ore di lavoro. Va aggiunto che esiste una convenzione fra la Biblioteca della Unitas e alcune biblioteche italiane per ciechi che svolgono lo stesso servizio, per cui qualora il titolo di un libro figuri già nel loro catalogo e venga richiesto da un utente, ecco che lo si reperisce da loro, in questo caso i tempi sono molto più rapidi.

Ma come avviene la scelta dei titoli che decidete di trasformare in audiolibri?
Sono in primo luogo gli utenti della biblioteca a decidere cosa vogliono leggere (usiamo comunemente questo termine invece di «ascoltare»). Ci forniscono il libro e noi lo facciamo registrare. I tempi che intercorrono tra la scelta del libro e la sua trasformazione in versione audio non sono rapidissimi ma i nostri utenti sono pazienti e soprattutto molto grati a chi dedica il proprio tempo alla lettura. Talora nell’arco di un mese-un mese e mezzo, il libro è pronto e disponibile in catalogo. Altre volte invece trascorrono anche molti mesi prima che l’utente ottenga il libro richiesto. In ogni caso, il cieco che volesse ascoltare il libro immediatamente può farlo: se sa usare il computer lo può passare allo scanner e ascoltarlo con la sintesi vocale (o voce artificiale). È una questione di gusti: la maggior parte degli utenti preferisce sentire la voce di un lettore in carne ed ossa, ma c’è chi opta per la voce neutra del computer perché priva di ogni interpretazione.

Quali sono i generi maggiormente richiesti?
Soprattutto narrativa italiana e straniera ma abbiamo anche richieste di saggi, biografie, pubblicazioni che riguardano specifici ambiti di lavoro, dalla dialettologia alla fisioterapia. La vera peculiarità della nostra biblioteca sono le moltissime opere di autori svizzeri e ticinesi che non si trovano in altre biblioteche italiane e ciò anche grazie agli incontri con scrittrici e scrittori ticinesi che la nostra socia Raffaella Agazzi organizza ogni anno in primavera.

Da quanto tempo esiste la Biblioteca?
È sorta due anni dopo la creazione di Unitas, nel 1948, grazie alla lungimiranza e alla tenacia del suo fondatore, Tarcisio Bisi che, cieco lui stesso, aveva da subito avvertito la necessità di diffondere la cultura tra i non vedenti. Naturalmente all’inizio c’erano solo i libri in Braille, in seguito sono arrivati i libri a caratteri ingranditi, quindi le cassette e infine i Cd e le schede memoria. Con l’avvento del digitale tutta la produzione si è decisamente velocizzata.

Qual è il numero di utenti che usufruisce del servizio Biblioteca?
Sono circa 250 – dichiara la responsabile – ovvero un terzo dei soci di Unitas. Difficile dire se siano o meno in aumento, certo è che i giovani ciechi e ipovedenti nella loro quotidianità si servono sempre più del computer dotato di sintesi vocale o di un programma di ingrandimento nel caso degli ipovedenti. Va inoltre detto che ascoltare un libro è impegnativo, occorre essere concentrati, alla stessa stregua della lettura cartacea. La mia impressione è che chi ha ancora un residuo di vista faccia il possibile per leggere da solo, grazie a lenti speciali o al «macrolettore». Quando la vista non glielo permette più allora ricorre ai nostri audiolibri. Va evidenziato che solo le persone cieche e ipovedenti, o con comprovata difficoltà nella lettura (ad esempio i dislessici), hanno accesso ai libri in catalogo. Le opere protette da copyright non possono essere diffuse in formato audio se non in seno ad associazioni che operano per persone disabili, come legifera l’articolo 24c della legge federale sul diritto d’autore. Non vi è dunque la possibilità per i «normodotati» di accedere al prestito dei nostri audiolibri.