Nussbaum ha sempre coltivato la passione per lo sci e lo snowboard, è maestro in Engadina

Una vita in equilibrio

Incontri – Marco Nussbaum, il «Nuss», 68 anni, di San Nazzaro nel Gambarogno: grafico, artista, maestro di sci e snowboard, costruttore di sci, acrobata, guida turistica alle Bolle di Magadino e arciere. Mai fermo
/ 14.02.2022
di Mauro Giacometti

Si avvicina ai 70 anni, ma non è mai stato fermo un momento. Un’esistenza piena, creativa ed effervescente. E sempre alla ricerca dell’equilibrio. Fin da quando suo padre Willy, artista, grafico, figlio del capostazione di San Nazzaro, gli insegnava a stare in verticale sulle mani. «Avevo più o meno cinque anni e mio padre, che tra le varie attività era cintura nera di judo e arbitro internazionale, mi insegnò a vedere il mondo da un’altra angolazione, in equilibrio, a testa in giù appunto», ci racconta nella sua casa affacciata sul Lago Maggiore. Più che una dimora in riva al lago quella del «Nuss» – così lo chiamano tutti – e della moglie Laura è allo stesso tempo un rifugio, un atelier, un museo d’arte, un laboratorio di idee. A cominciare dalla staccionata, costruita con tante paia di sci colorati messi uno accanto all’altro. «Lo sci è stato un amore a prima vista. Sempre accompagnato e guidato da mio padre, all’Alpe di Neggia, piccola stazione a 1500 mt. sopra il Lago Maggiore, ho cominciato a sciare. La prima uscita fuori dall’Alpe di Neggia la feci a Sedrun con il maestro Kim Salvisberg e gli esploratori del Gambarogno». Poi la sua meta preferita divenne St.Moritz, località nella quale ancora oggi, durante la stagione invernale, fa il maestro di sci.

Insieme alla vita in equilibrio e alla passione per lo sci, papà Willy indirizza Marco verso l’arte grafica. «Già lo aiutavo nel suo laboratorio, ma la vena artistica era radicata in famiglia. Mio nonno materno, Real Pedretti, che aveva il suo atelier di scultura a Montmartre, mi disegnava dei cavalli a matita schizzati in due secondi e rimanevo a bocca aperta. Disegnava al volo tutto in proporzione, aveva un tratto indescrivibile, una scioltezza nella mano da sembrare magia. D’estate lo andavo a trovare a Parigi e tornavo sempre più entusiasta del disegno. Mio nonno e suo padre erano artisti molto apprezzati in Francia. Il mio bisnonno, Raymond Maurice Pedretti, era un genio: scultore pittore e scrittore, tradusse in francese nel 1934 il Tao Te Ching assieme ad un amico cinese. Nonno e bisnonno mi raccontarono spesso che nel Secondo dopoguerra c’era un tipo bizzarro che frequentava il loro atelier di Montmartre. Era Alberto Giacometti», ricorda il «Nuss».

Anche a San Nazzaro, nel laboratorio di suo padre, girano nomi importanti, artisti e grafici del calibro di Hans Richter (dadaista), Pierre Casè, Carlo Mazzi e Peter Vogt. Così dopo le scuole dell’obbligo decide di iscriversi al Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano, lo CSIA, nella sezione di grafica. «Fui allievo di Bruno Monguzzi, Livio Bernasconi, Emilio Rissone e Lulo Tognola, insegnanti che non dimenticherò mai. Nel 1976, dopo il diploma federale, lavorai con mio padre nella stampa serigrafica. Ricordo in particolare una serie di stampe tratte da un originale di Hans Richter, opere che poi sono state esposte al Museo Pompidou di Parigi», dice con un certo orgoglio.

Creatività e acrobazia che si esprime anche frequentando la scuola Teatro Dimitri, a Verscio, dove unisce la sua simpatia espressiva alle innate doti di equilibrismo. «Ho imparato a fare il giocoliere e a camminare sul filo, tecnica che poi mi ha aiutato anche nel mio lavoro di istruttore di sci. Ad esempio con il campione italiano di slalom Giorgio Rocca che ho seguito per qualche stagione insieme all’amico Mauro Pini», racconta. Contemporaneamente alla vena artistica, dunque, Marco Nussbaum non smette di coltivare la sua passione per lo sci. E lo fa acrobaticamente, sempre sull’Alpe di Neggia, dove esegue anche il suo primo salto mortale all’indietro. «Quando ero giovane i miei idoli erano Bernhard Russi e Roger Staub e per diverse stagioni utilizzai la tuta rossa e nera come i due campioni svizzeri». Nel 1971 scopre lo skateboard, così può stare in equilibrio anche d’estate, sulle strade assolate del Gambarogno. Poi arriverà il windsurf e l’apertura di una delle prime scuole in Ticino. Ma è nel freestyle e nello sci acrobatico che il «Nuss» si fa notare anche a livello competitivo: nel 1979 è campione ticinese di freestyle.

Nel 1984 scopre lo snowboard e lo porta in Ticino. E racconta: «A un allenatore della Germania dell’Est che osservava le tracce incise da uno snowboard in pista venne l’idea di costruire uno sci che avesse la stessa forma di uno snowboard. Contattò un suo amico falegname, Roland Voigt, che realizzò il primo paio di sci carving proprio tagliando in due uno snowboard. Più tardi anche la Elan iniziò a realizzare sci sciancrati e una leggenda narra che molti dei successi in Coppa del Mondo dello svedese Ingemar Stenmark, ottenuti tra la metà degli anni 70 e la fine degli anni 80, erano riconducibili ai suoi sci più sciancrati degli altri. Rimasi folgorato da quel modello, stretti sul piede e larghi in punta, che permettevano incredibili angoli di carvata. Dal distacco della serigrafia di uno sci Elan mi venne l’idea dello sci bicolore, rosso e bianco. Da qui la sigla della mia azienda, la Redwhite (www.redwhite.ch)».

Gli inizi però non furono facili. «Verso la metà degli anni 90 realizzai tre o quattro prototipi, ma nessuno voleva produrli. Tranne Roland Voigt, quello che aveva inventato gli sci carving dividendo in due la tavola di snowboard. La sua ditta artigianale, la “Spezialski”, in Germania, si offrì di assemblare e costruire i miei primi cento esemplari di Redwhite: anima in legno di pioppo e frassino e bicolori, inizialmente rosso e bianco – spiega –. Cominciai a girare nelle scuole di sci e tra i padiglioni delle fiere specializzate con i miei carving bicolore che piano piano furono apprezzati. Da allora ne ho prodotti più di un migliaio, alcuni anche per marche prestigiose, tutti disegnati, progettati e costruiti artigianalmente, anche se con macchinari che nel frattempo si sono evoluti», spiega.

Adesso la tradizione di famiglia nella produzione di sci prosegue con suo figlio Pietro, 19 anni. «Sta completando gli studi come falegname e insieme abbiamo già disegnato e costruito i primi tre prototipi con un’anima composta da quattro tipi di legno delle nostre montagne: castagno, faggio, noce e frassino. Le anime degli sci vengono costruite in Ticino, ma l’assemblaggio sarà sempre della Spezialski, in Germania», precisa. Nel frattempo però non sta con le mani in mano: oltre alla grafica, la serigrafia, la produzione artigianale e la scuola di sci e snowboard sulle piste engadinesi, d’estate accompagna con la sua barca i turisti nelle Bolle di Magadino alla scoperta di angoli di natura che solo il «Nuss» conosce. E da qualche anno ha voluto sperimentare un altro sport, il tiro con l’arco. «L’ho scoperto per caso in una tenuta vinicola, al Tognano (Coldrerio) grazie all’architetto Pietro Ferrari, amico di mia moglie Laura. È uno sport che mi trasmette buone sensazioni attraverso la concentrazione, il respiro, il gesto tecnico. E che mi permette di ritrovare un certo equilibrio». Anche a quasi 70 anni Marco Nussbaum non rinuncia alla ricerca dell’equilibrio. In piedi o a testa in giù.