Se il teatro entra a scuola. Anzi, se la scuola diventa l’attrice protagonista dell’espressione scenica. Metti dei docenti a un corso di teatro, poni che siano loro stessi a creare una pièce. Di più, che si cimentino nel realizzare una sorta di inchiesta filosofica sull’insegnamento e sul rapporto allievo-insegnante e al contempo riflettano sulle relazioni che il docente tesse all’interno della scuola. L’ambizioso progetto – che si prefigge di avvicinare due mondi, scuola e teatro, i quali a ben guardare tanto hanno in comune – è al centro di un corso organizzato dall’Istituto universitario federale per la formazione professionale di Breganzona che si svolgerà tra aprile e maggio al Centro professionale tecnico di Locarno e le cui iscrizioni sono già aperte. Ai partecipanti non viene richiesta alcuna esperienza scenica.
La suggestiva iniziativa giunge da due professionisti del teatro, Prisca Mornaghini e Antonello Cecchinato, compagni sia di scena – entrambi lavorano per l’Associazione Giullari di Gulliver come animatori teatrali, registi e attori, e sono attori della compagnia di Teatro forum UHT – sia nella vita. Come nasce questa innovativa proposta di convergenza tra scuola e teatro? «Da lungo tempo – esordisce Prisca Mornaghini – io e Antonello, con la compagnia di Teatro forum UTH, proponiamo spettacoli interattivi tra attori e spettatori che si caratterizzano per la promozione di una discussione, la sensibilizzazione riguardo a un tema o una problematica, la prevenzione di conflitti. Sono spettacoli che proponiamo in tutto il Ticino e in tutti gli ordini scolastici. Proprio a uno di questi spettacoli ha assistito la mia docente di scuola dell’infanzia che oggi insegna alle Scuole professionali di Locarno. È stata lei a suggerire la proposta di un corso per docenti. E così abbiamo dato seguito a questo progetto».
Nella descrizione del corso di Mornaghini e Cecchinato si evidenzia, tra gli obiettivi, quello di «sperimentare delle forme di espressione e di comunicazione che favoriscano lo sviluppo personale del docente e che possano essere anche proposte agli allievi». «Io e Antonello cercheremo di coinvolgere i docenti durante gli incontri, che saranno complessivamente 5, proponendo loro di inquadrare delle tematiche che stanno loro a cuore su cui lavorare. Non si arriva con un copione già scritto, ma si lavora insieme, attraverso improvvisazioni dalle quali potranno scaturire creazioni portate dai partecipanti stessi. La tematica sarà la scuola e tutto quanto ruota attorno al suo mondo, l’essere docente, l’essere allievo, genitore. Quello che si rivela interessante per i docenti in questa esperienza di teatro è la possibilità di prendere una certa distanza dalla realtà e osservarsi da fuori, per poter riflettere sul proprio ruolo di insegnante».
Con le dovute distinzioni appaiono molti i punti d’incontro tra i due universi, scolastico e teatrale: a modo suo anche l’insegnante nella sua pratica in classe assume le sembianze del-l’attore.
«Effettivamente sì», afferma Mornaghini. «Io stessa di formazione sono maestra di scuola elementare. In passato mi rendevo conto che forse mi interessava di più il lato di essere attore davanti alla classe rispetto a quello di insegnante, tant’è vero che poi ho scelto il teatro. L’importante – ma questo può valere tanto per il docente quanto per altri mestieri e nella vita in generale – è che ciò che il teatro può offrire è l’essere davvero coscienti di sé stessi, del proprio corpo, al di là del proprio aspetto intellettuale». Dal canto suo Antonello Cecchinato aggiunge: «Con questo corso interverremo soprattutto sue due punti: fare esperienza di cosa significano l’ascolto e la relazione attraverso un percorso iniziale di non giudizio. Sono elementi essenziali, prima ancora che gli aspetti tecnici, quali la voce o la recitazione».
Proseguono i due attori professionisti: «Noi, come animatori dei Giullari di Gulliver e come attori della Compagnia di Teatro forum UHT, abbiamo sempre lavorato molto con le scuole sia in progetti di laboratori sia di dopo-scuola o proprio durante l’orario scolastico in spettacoli di vario genere, ponendo al centro ad esempio il tema delle dipendenze, dell’uso del telefonino. Abbiamo insomma incluso spesso l’aspetto educativo».
Ora allarghiamo lo sguardo e cerchiamo di capire come sta oggi il teatro. «I teatranti hanno sempre delle possibilità», risponde Cecchinato. «Non siamo messi così male, al di là dell’aspetto finanziario, intendo. È un’attività che si mantiene interessante da proporre, in presenza, naturalmente. L’arte scenica non sta affatto male. Non so dire se le persone abbiano bisogno di teatro, ma credo comunque di poter dire che quest’attività, che mi piace definire artigianale, troverà sempre il modo per sopravvivere». E cosa può offrire il teatro alla scuola, oltre a una migliore conoscenza di sé, come è stato ben evidenziato? «Quello che ritengo importante per la scuola – osserva Mornaghini – è in generale di poter proporre sempre qualcosa di appassionante. E il teatro può certamente esserlo. Per qualcuno, naturalmente, non per tutti».
Il corso si rivolge a un particolare ambito scolastico, ai docenti attivi nella formazione professionale, i quali – si potrebbe auspicare – potranno implicitamente veicolare agli studenti la passione per il teatro. Dice l’animatrice teatrale: «Direi piuttosto che il corso intende offrire la possibilità ai docenti partecipanti di mettersi nella condizione di porsi delle domande, di sollevare delle riflessioni in un modo diverso dal solito, sulla propria professione di insegnante, su quanto succede in aula, fuori dall’aula e provare così ad avere un punto di vista, uno sguardo diverso. Se ci si pensa, anche l’improvvisazione rappresenta un aspetto importante: un docente non può pensare di arrivare in classe e pretendere di svolgere la lezione che ha preparato punto per punto a casa a tavolino, ma deve essere pronto all’imprevisto e saper improvvisare. E questo è quanto noi sperimentiamo ogni giorno con il teatro».