Alla fine della formazione hanno tutte le carte in regola per diventare dirigenti nel vasto campo del turismo, ma «sanno bene che nella maggior parte dei casi il ruolo non è per subito e che agli inizi devono accettare anche di portare su le bottiglie dalla cantina».
Ambizione e umiltà. Soprattutto, «occorre una mentalità “turistica”, cioè massima apertura, accoglienza e ospitalità». Eccole le attitudini indispensabili per chi decide di porsi alla guida di una delle tante attività che compongono l’importante settore economico, carta da visita e fiore all’occhiello validi per ogni geografia del mondo. Charles Barras, 60 anni, economista già ai vertici di Ticino Turismo, dirige da poco più di un anno la Scuola specializzata superiore alberghiera e del turismo (Sssat) di Bellinzona. Gli abbiamo chiesto di aprirci idealmente le porte della sua scuola.
Requisiti per accedervi, chi la frequenta, con quali prospettive? «In Ticino – premette il nostro interlocutore – poco più del 30% di chi lavora nel campo alberghiero e della ristorazione possiede un livello di qualifica professionale accertato, il restante 70% non ha un’autentica formazione professionale e questo lo si può riscontrare piuttosto spesso girando negli esercizi pubblici. Il sorriso va bene, certo, ma la tecnica è assolutamente indispensabile per offrire un servizio che sia in grado di soddisfare clienti sempre più esigenti. Da questo punto di vista, la Sssat offre un apporto notevole al settore turistico ticinese».
Come si accede alla vostra formazione, unica scuola professionale superiore e specializzata completamente pubblica presente in Svizzera? «Si può entrare con un attestato federale di capacità (Afc) che testimonia di un apprendistato svolto nel settore alberghiero o della ristorazione, ma anche in altre attività economiche del settore dei servizi. Questo è il percorso più classico, ma c’è anche chi s’iscrive da noi dopo una maturità liceale o commerciale. L’età degli studenti? Oscilla dai 18 ai 24 anni, ma abbiamo anche alcuni trentenni che, dopo un’esperienza lavorativa scelgono di seguire la specializzazione. Complessivamente abbiamo un’ottantina di iscritti all’anno, numero che si mantiene da tempo stabile, quindi circa 250 studenti sul triennio nelle due formazioni proposte: diploma federale Sss di albergatore-ristoratore e diploma federale Sss di specialista turistico. Il secondo anno di formazione è riservato al praticantato nelle aziende, di cui sei mesi devono svolgersi fuori dall’area italofona. Questo consente agli studenti di fare esperienze in altre realtà della Svizzera o in Europa, oppure oltre oceano, ciò che diventa occasione sia per accumulare nuove conoscenze pratiche sia per imparare una lingua straniera».
Quali differenze sussistono tra i due percorsi formativi? «Intanto, entrambe le proposte formative vengono scelte da un eguale numero di studenti, la maggior parte dei quali risiede in Ticino. Il futuro albergatore-ristoratore potrà aprire un suo albergo o un ristorante o essere attivo in una struttura di ospitalità; lo specialista turistico potrà dal canto suo accedere a impieghi presso gli enti turistici, agenzie di viaggio, aziende di trasporto turistico, tour-operator e altro ancora. Entrambe le formazioni consentono di accedere a posizioni di quadri intermedi nelle rispettive aziende».
Nata nel 1993, la Sssat ha ottenuto il suo primo riconoscimento federale vent’anni fa, nel 1996. Chi ottiene il diploma può proseguire il percorso in Scuole universitarie professionali: nel campo turistico ci sono le Sup di Coira e di Sierre e per l’albergheria spicca la prestigiosa Ecole Hôtelière di Losanna.
Rimangono a tutt’oggi mestieri ambìti e attraenti quelli di albergatore o ristoratore? «Se guardo allo slancio e alla creatività che osservo nelle persone in formazione e al numero degli iscritti, la mia risposta è senz’altro affermativa» – assicura Charles Barras. «Si tratta di una professione appassionante che offre ai giovani possibilità di viaggio, spostamento, contatto personale con gli altri, un lavoro senz’altro non monotono. Chi sceglie questo settore sa che non necessariamente troverà lavoro davanti alla propria porta di casa, ma che dovrà spostarsi». Quanti sono dunque coloro che trovano un impiego al termine della formazione? «Occorre intanto dire che il settore negli ultimi tempi sta offrendo nuovi sbocchi professionali: conseguire un diploma federale nell’accoglienza e nell’ospitalità dà accesso a nuovi segmenti, ad esempio in aziende medio grandi, penso alla ristorazione collettiva, a case per anziani, ospedali o mense. Ma non è questa l’unica prospettiva. Chi esce dalla nostra scuola può anche pensare di gestire un campeggio o una sala da gioco o specializzarsi nell’organizzazione di eventi. Molti hanno trovato occupazione presso i diversi Enti turistici ticinesi, anche come direttori. Altri a Svizzera Turismo, qualcuno ha messo a punto una sua propria agenzia per l’organizzazione di matrimoni e di altri eventi e naturalmente molti sono attivi negli alberghi ticinesi e internazionali».
Quali temperature segna attualmente alle nostre latitudini il termometro del turismo? «Le ultime cifre seguono un andamento positivo. Per il Ticino le cose stanno chiaramente cambiando nella buona direzione. È vero che sino ad oggi è stato difficile, adesso però finalmente assistiamo a una ripresa. Dallo scorso anno i pernottamenti hanno nuovamente raggiunto numeri positivi. Le regioni più in difficoltà in Svizzera rimangono quelle tradizionali – Grigioni, Vallese e l’Oberland bernese – ma le città in generale e il Ticino registrano presenze turistiche in crescita».
Come vede personalmente il futuro del settore? «Il turismo rimarrà per sempre una questione di contatto fra persone» – osserva Barras. «Per tutto quanto attiene alla creazione di prodotti turistici, all’informazione e alla loro promozione, credo che dobbiamo contare sui giovani, i quali si mostrano molto creativi, al corrente delle tecniche moderne e delle nuove tecnologie di comunicazione, evidentemente a conoscenza dei desideri della loro generazione, sempre più indispensabili per operare nel turismo».
Due anni da direttore alla Scuola superiore alberghiera e del turismo: qual è il suo bilancio? «L’entusiasmo degli studenti è l’aspetto più stimolante. Quando ai giovani viene offerta, in base a delle conoscenze consolidate, la possibilità di sperimentare – ed è quanto cerchiamo di proporre loro nei diversi laboratori pratici – si nota la loro grande creatività e voglia di fare».
La scuola si occupa anche di formazione continua, con quale riscontro? «Questo indispensabile aspetto viene curato principalmente di concerto con le associazioni di categoria dei settori dell’albergheria e della ristorazione. Offriamo, per Hotel & Gastro Formation, corsi utili all’ottenimento di diplomi federali superiori – capi cuoco, responsabili della ristorazione, sommelier, responsabile dell’economia domestica – a persone che intendono approfondire le loro conoscenze professionali».
Insomma, il mondo non potrà fare a meno del turismo. Chi vorrà inseguirlo e offrire il suo miglior contributo è avvertito.