Una foto è per sempre

Mondoanimale - Farsi fotografare con i propri animali: un’abitudine sempre più in voga
/ 30.12.2019
di Maria Grazia Buletti

I social ci hanno abituato a un bombardamento di immagini che ormai consideriamo come una consuetudine acquisita. La comunicazione «spicciola» va sempre più verso l’uso di meno parole e più fotogrammi. Nemmeno i nostri beneamati animali sfuggono a questa tendenza: abbiamo cominciato a fotografarli sempre di più, col risultato che i nostri social più comuni come Facebook e Instagram, per fare un paio di esempi, sono sempre più inflazionati da cani, gatti, serpenti, furetti e chi ne ha più ne metta. Ma non finisce qui, anzi: è tutto un «work in progress» direbbero i più «social-addict» (per utilizzare lo stesso loro gergo, ci perdonino i puristi della lingua italiana).

Così abbiamo cominciato a sentire qua e là di offerte per  immortalare i nostri animali domestici da parte di fotografi professionisti, alcuni dei quali si sono per così dire pian piano specializzati e organizzati di conseguenza con set fotografici includenti biscottini per cani e gatti, palline, giochini vari e altri aggeggi per attirare l’attenzione del modello animale. Cani e gatti vanno per la maggiore, naturalmente, e ne è un esempio il recentissimo ritrovo dei cagnolini di razza Chihuahua iscritti al Chihui Dog Club di Lugano. I proprietari si sono incontrati su un vero e proprio set, allestito per l’occasione dalla fotografa Nathalie Anselmini, per posare a tema dei 12 mesi dell’anno necessari alla produzione del calendario 2020. Uno «shooting fotografico» che umani e chihuahua hanno preso molto sul serio, e alle migliori 5 fotografie prometteva l’abbonamento annuo a una rivista dedicata agli animali. Un’esperienza alla quale, onestamente, un po’ per gioco e un po’ per curiosità verso il fenomeno che non possiamo ignorare, chi scrive ha partecipato vedendo assegnare al suo Chihuahua Schwarz il mese di gennaio 2020. «Niente di nuovo sul fronte occidentale», si può affermare tirando in ballo un classico della letteratura. Certo che no, finché non ci siamo imbattuti nella fotografa Maritza Polignone, una freelance che vive in valle Leventina e fotografa…mucche e maiali!

«Di preferenza, lavoro soprattutto fotografando gli animali perché, per il mio modo di approcciarmi, mi riesce più facile e soddisfacente: gli animali danno segnali inequivocabili, rimangono sinceri, che ti piaccia o meno, mentre le persone comunicano spesso con segnali ambivalenti», ci racconta Maritza che dice pure di non aver bisogno di un set fotografico in uno studio. Già, perché lei fotografa felicemente animali che deve andare a trovare nel proprio ambiente naturale: «Amo la naturalezza dell’ambiente, del momento e del contesto dell’animale che fotografo».

Fin qui ci siamo, ma ancora ci chiediamo perché proprio le mucche, pensando agli aspetti tecnici come la posa, e tutte le esigenze di cui lo scatto fotografico abbisogna. «Studio a priori la natura degli animali che fotografo perché penso che bisogna conoscerli prima di iniziare. Parlo con i proprietari che mi spiegano il temperamento e gli aneddoti che caratterizzano la propria mucca preferita, ad esempio, così mi faccio un’idea di cosa mi aspetta e provo a cogliere l’attimo dell’animale nel suo ambiente».

Polignone dice di aver cominciato a fotografare le mucche come logica conseguenza del vivere in una valle: «Le ho sempre viste nelle stalle. Ho una cugina nel canton Turgovia che ha 60 mucche da latte e ho un grande rispetto per i contadini, per quello che fanno, e voglio contribuire ad aiutarli a fissare i loro ricordi, ciò che fa parte della loro vita e della loro famiglia». Il suo discorso non fa una piega: il cane o il gatto per molti, la mucca per i contadini. Fotografare una mucca non differisce poi molto dal fotografare un altro animale, anche se sotto certi aspetti richiede un approccio differente: «Le mucche sono buone, però hanno ciascuna un proprio carattere di cui bisogna tenere conto. Ad esempio, durante un servizio una mi ha caricata».

In casi come questo aiuta conoscere l’animale e saper cosa fare di conseguenza: «D’istinto viene voglia di fuggire, invece bisogna entrare nel suo campo visivo allargando le braccia e stando fermi. Noi umani siamo grandi e quando la mucca arriva si ferma senza venirci addosso. Questa mucca voleva solo farmi capire che ero nel suo territorio. Ho abbassato l’apparecchio che per lei rappresentava qualcosa di puntato contro, e tutto si è risolto».

Per contro, le mucche sono molto affezionate ai loro proprietari: «Ho fotografato un amico fattore a Personico tra gattini e dietro le corna della sua mucca, sotto il suo mento: la mucca gradiva, era dolcissima e allungava il collo come i gatti. Altri contadini mi hanno chiesto di fotografarli con la loro mucca per la foto di Natale; a una famiglia giovane che aveva appena iniziato l’attività ho fatto un servizio fotografico con le loro mucche; a Novazzano mi ha chiamato una giovane coppia di contadini che voleva un servizio pre-maman dove fosse presente pure la loro unica mucca bruna». 

Raccontando tutti gli aneddoti e le storie di vita bucolica che ricorda, Maritza dice di aver capito quanto sia speciale per il contadino il rapporto con la propria mucca: «Un rapporto unico!». 

Alla fine, ciliegina sulla torta, ci confida di fotografare spesso anche i maiali: «Sono molto mansueti e intelligenti, non sono per niente territoriali e ho scoperto che guardare l’occhio di un maiale è sorprendente perché nasconde tante cose: non è un caso che assomigli a quello umano!». Anche gli animali della fattoria si sono dunque evoluti verso l’era social e i loro proprietari non sfuggono all’idea universale che una foto è per sempre.