Il bel tempo di questa estate ha sicuramente favorito gli escursionisti e gli alpinisti. La montagna è una risorsa, anche turistica, preziosa e che va valorizzata al meglio. Da decenni sono attivi diversi club che insegnano ad apprezzarla e a conoscerla. Per fare un bilancio della stagione abbiamo sentito Giovanni Galli (presidente del Club Alpino Svizzero-CAS, sezione Ticino) e Giorgio Matasci (presidente della Federazione Alpinistica Ticinese-FAT).
Secondo Matasci la stagione è stata «ottima. Ho sentito gli altri presidenti sezionali e devo dire che, in generale, sono molto soddisfatti. Abbiamo avuto un inizio di giugno discreto, ma nelle settimane seguenti, grazie alla meteo favorevole, gli escursionisti sono arrivati in buon numero».Anche Giovanni Galli è sulla stessa lunghezza d’onda: «Il bilancio finora è positivo. La stagione è iniziata un paio di settimane più tardi del solito, a causa della neve presente ancora in quota tra maggio e giugno; non ci ha neppure giovato il fatto che sia stato bello su tutto l’arco alpino. In passato, infatti, il maltempo a nord aveva spostato da noi diversi turisti, quest’anno è stato bello ovunque e quindi non abbiamo goduto di questi arrivi. Ma in generale, siamo comunque in linea con gli anni scorsi e non possiamo lamentarci».Come aggiunge lo stesso Matasci la situazione è diversa da capanna a capanna. «C’è il custode che ha lavorato bene perché si è fatto conoscere, ha fatto pubblicità e di conseguenza è sempre stato confrontato con un buon numero di visitatori. Altri, che magari sono stati più timidi nel proporsi, hanno avuto meno turisti. Detto ciò aggiungo che tutti fanno un grande lavoro. Ci vuole passione per gestire una capanna alpina e certamente non lo si fa per diventare ricchi».Sempre per quanto riguarda la gestione delle capanne Galli conferma come non sempre sia facile trovare le persone adatte. «Il CAS gestisce 7 rifugi alpini e notiamo una certa difficoltà nel trovare gestori affidabili e competenti. Infatti, di recente, abbiamo messo a concorso un posto di custode per la Capanna Cristallina, la più grande del Ticino, ma non abbiamo notato un grandissimo interesse. Certamente il lavoro è impegnativo e non semplice e occorre soprattutto amare la montagna, ma trovo sia un peccato che siano poche le persone che vogliano almeno provarci».
Un altro aspetto interessante è quello della provenienza dei turisti. Da quanto ha potuto notare Galli «quest’anno sono tornati sulle nostre montagne gli escursionisti stranieri come gli olandesi, i francesi che si sono aggiunti ai nostri abituali clienti svizzeri. È una tendenza importante che ci fa ben sperare anche per i prossimi anni». «È vero – riprende Matasci – ma il 70-80% dei nostri avventori è composto da svizzero-tedeschi, germanici e romandi. Sono loro che fanno vivere le nostre capanne alpine. Non voglio dire che non ci siano ticinesi, anzi ne incontro spesso ma sovente tornano a casa la sera dopo l’escursione, è perciò indubbio che il mercato più grande resta quello d’oltre Gottardo».In totale sono una settantina le capanne che, sparse su tutto il territorio cantonale, possono offrire vitto e alloggio. La maggior parte di esse ha un guardiano, ma ce ne sono alcune (soprattutto le più discoste e di piccole dimensioni) che vivono di vita propria e dell’educazione e del rispetto degli escursionisti.Da notare che questa estate, oltre alle abituali escursioni ci sono stati degli eventi particolari e dei nuovi percorsi. Come ci spiega Matasci «dopo lo studio realizzato dall’ing. Gianinazzi su come migliorare l’offerta, abbiamo iniziato a pensare a dei progetti e il primo realizzato è stato quello della Via Alta Idra. Un trekking in quota di circa 100 km, adatto per escursionisti esperti, che da Tenero arriva in Val Bedretto, toccando ben 12 capanne. Un percorso che sta piacendo e del quale abbiamo già riscontri positivi».
Da parte sua Galli sottolinea l’importanza di creare sinergie. Sia tra il CAS e la FAT, ma anche con altre organizzazioni legate alla montagna. «Per esempio, siamo presenti al festival dedicato alla montagna di Arzo, abbiamo partecipato a un altro festival del genere a Tesserete». Inoltre non mancano le escursioni particolari. «Questa estate, oltre alla nostra attività classica che si basa sulla formazione in alpinismo, in arrampicata, e sull’aggiornamento, siamo riusciti a organizzare alcune interessanti ascensioni sopra i 4mila metri nell’Oberland bernese e in Vallese».Un capitolo a parte lo meritano i giovani. Con Giovanni Galli e Giorgio Matasci cerchiamo di capire se esiste ancora, nelle giovani generazioni, la passione per la montagna. «Devo ammettere – ci risponde Galli – che c’è meno frequenza di un tempo. Io credo che oggi i ragazzi siano confrontati con un’offerta talmente ampia che spesso perdono la passione della montagna. E anche i genitori cercano un’attività che abbia una continuità nell’arco dell’anno e noi difficilmente possiamo garantirla. Anche perché siamo molto legati alle stagioni, al clima e non possiamo offrire allenamenti settimanali. Detto questo abbiamo comunque ancora un discreto numero di ragazzi con i quali riusciamo a garantire un certo cambio generazionale, ma non più come 20-30 anni or sono quando i gruppi giovanili erano più numerosi». Anche Matasci conferma questa tendenza: «In effetti l’età media di chi frequenta la montagna è vicina ai 50 anni. Giovani appassionati non ne mancano, tuttavia è vero che sono in calo e credo pure io che sia dovuto alla grande offerta di attività che possono avere durante tutto l’anno».
L’obiettivo è quindi che le nuove generazioni, grazie anche al lavoro sul campo e alla formazione professionale offerta dai due club, scoprano il piacere di una bella passeggiata sulle nostre cime.