Le bavose di acqua dolce (Salaria fluviatilis) non sono solo curiose e interessanti, ma hanno anche un aspetto divertente. Tra la gente di lago è per l’appunto nota con il nome bavosa o cagnetta, ed è un pesce appartenente alla famiglia dei Blenniidae che conta circa 350 specie.
Si tratta di una specie moderatamente eurialina, ovvero è un organismo acquatico che potrebbe sopportare un certo grado di salinità, ma che in questo caso tuttavia in natura sembra mostrare preferenza per le acque dolci, mentre si trova meno di frequente nelle acque salmastre.
La cagnetta popola, infatti, una vasta gamma di ambienti di acqua dolce, ruscelli, fiumi e laghi, con acque limpide, ferme o moderatamente correnti, dove staziona su bassi fondali con substrato roccioso, sia melmosi sia ricchi di vegetazione.
La cagnetta è largamente presente anche nel Lago di Lugano, nella Tresa, nel Lago Maggiore e nel fiume Ticino, così come nel Lago di Como e nell’Adda, nel Lago di Garda e nel Mincio. In tutte queste acque vive in convivenza con il Ghiozzo e la testa di toro.
Nel lago di Garda, lo stock di Cagnetta è stato documentato già all’inizio del XIX secolo, contrariamente a quanto accade in laghi e fiumi del bacino idrografico del Ticino, dove i dati di distribuzione sono contraddittori e in realtà descritti (senza dubbi) solo oltre gli anni Settanta.
Ma, come detto, è un pesce che sa adattarsi anche alla salinità, per questo motivo è una specie diffusa in particolar modo nelle regioni europee bagnate dal mar Mediterraneo, nelle cui acque salmastre, laddove si trovano i tributari, può essere rintracciato. Di fatto, la cagnetta (Salaria fluviatilis) che vive nelle acque dolci, e la Salaria pavo (bavosa pavone), che vive nel mare, sono due specie considerate filogeneticamente correlate. A causa della caratteristica interessante della prima che vive in acqua dolce e l’altra che vive in un habitat marino, e per la scarsità di studi sulla variabilità intraspecifica e interspecifica dei caratteri scheletrici, studi istologici indicano che le due specie presentano differenze morfologiche, che sono il risultato della diversità degli ambienti in cui vivono. I risultati dei due approcci, presi insieme, sono in accordo con l’ipotesi che l’origine di queste due specie provenga da un comune antenato marino.
La cagnetta è una specie molto timida, tanto che in natura si nasconde nella tana al minimo disturbo ed è difficile da individuare passando quindi spesso inosservata.
Pesce di piccole dimensioni (raggiunge una lunghezza di 12 centimetri) ha il corpo allungato, tondeggiante sul ventre, e compresso lateralmente; quasi del tutto privo di squame è invece ricoperto da un abbondante strato di muco. La testa è molto grande e obliqua nella parte anteriore. Sopra ciascun occhio sporge una minuscola appendice. La bocca, di piccole dimensioni, è dotata di due labbra carnose. I denti comprendono una fila di bassi «incisivi» e due lunghi «canini», ricurvi in ciascuna metà della mascella. Molto ben sviluppate sono anche tutte le pinne.
La sua colorazione è generalmente giallo-verde ma anche grigio-nerastro con delle macchie scure irregolari sui fianchi. Il maschio è più grande della femmina, e ha la pinna dorsale molto sviluppata a tal punto da formare una cresta che arriva fin quasi alla coda. La pinna caudale è arrotondata.
La dieta della cagnetta è rappresentata da piccoli invertebrati bentonici.
Pesce di fondo, vivace e curioso, abitante delle acque molto basse, questo simpatico pesciolino può starsene ritto sulle sue piccole rigide pinne ventrali ricordando molto nei suoi movimenti lo scazzone. Inoltre preferisce le acque limpide con fondo pietroso, dove gli individui giovani si muovono in piccoli branchi.
La cagnetta, che è una specie ovipara, si riproduce tra maggio e luglio, quando la femmina assume una colorazione più chiara mentre il maschio viceversa diventa più scuro. Dopo una prima fase di corteggiamento, la femmina può deporre fino a 1200 uova (di solito 200-300); uova che vengono deposte nella tana del maschio, il quale avrà premura di difenderle fino alla schiusa che di solito avviene dopo 10/15 giorni dalla deposizione.
Dopo la schiusa, le larve plantoniche sono lunghe circa 1,5 centimetri e si disperdono nella corrente. Un maschio può accoppiarsi con diverse femmine, per cui può trovarsi a proteggere uova in differenti fasi di sviluppo.
La specie non è globalmente minacciata ma le popolazioni locali, specie quelle fluviali, sono talvolta in regressione. Inoltre le popolazioni sono molto frammentate. Tra le minacce che subisce vi è la cosiddetta eutrofizzazione, oltre l’inevitabile e quasi onnipresente inquinamento delle acque dei laghi. Ma non solo. Essendo un pesciolino, subisce anche attacchi di predatori alloctoni introdotti nei sistemi fluviali in modo sconsiderato. Non da ultimo soffre le modifiche degli alvei fluviali, che comprendono l’eccessivo prelievo idrico durante il periodo riproduttivo.
Data la scarsa qualità delle sue carni, questo pesce non ha mai rivestito alcun interesse per la pesca professionale, e nemmeno per quella sportiva. La cagnetta, talvolta, rischia semmai di venir catturata a scopo ornamentale o per essere allevata in acquari d’acqua dolce temperata o fredda per poi essere impiegata come esca.
Infine, una curiosità: nel 2004 è stata catalogata una nuova specie di bavosa d’acqua dolce: la Salaria economidisi. Questa nuova specie, si distingue da S. fluviatilis, il suo parente più vicino ipotizzato, perché ha una testa più allungata, ha più denti in entrambe le mascelle, e cirri orbitali più semplici, per non dire della linea laterale più corta e una colorazione distintiva che comprende da 3 a 5 file di grossi punti neri sulla guancia.