Metà della superficie cantonale è coperta da bosco, nel 2016 in Ticino si contavano 638 veicoli ogni mille abitanti, ai ghiacciai ticinesi restano pochi decenni di vita. Lo leggiamo in STAR, acronimo di «Statistica Ticinese dell’Ambiente e delle Risorse naturali», un documento pubblicato ogni quattro anni dall’Ufficio di statistica (Ustat) e dalla Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo (Spaas) in collaborazione con i competenti servizi cantonali.
Quella del 2017, è la terza, la più recente e attuale edizione di STAR e, rispetto alla precedente del 2013, oltre agli aggiornamenti, contiene quattro nuovi capitoli, uno sulla biodiversità e tre dedicati all’acqua, complessivamente 24 schede tematiche.
La parola statistica può far venire in mente un arido elenco di cifre e di grafici. In effetti, cifre, dati misurati e grafici abbondano: sono garanzia di oggettività e scientificità. Ma in STAR non mancano spiegazioni e riferimenti; taglio didattico e lettura avvincente invitano alla riflessione e all’approfondimento. Ecco qualche esempio, anche curioso e sorprendente, trovato sfogliando qua e là la cinquantina di pagine corredate di numerose illustrazioni.
All’acqua, risorsa naturale sempre più preziosa, è riservato ampio spazio. Dal suo monitoraggio quantitativo e qualitativo scopriamo che in Ticino, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le precipitazioni sono superiori alla media svizzera ma, fra il 1901 e il 2000 la loro diminuzione, unita all’aumento della temperatura, ha portato a una riduzione di circa 0,6 km3 del volume di nevai, ghiacciai, falde acquifere e laghi naturali e artificiali. La qualità dei fiumi è molto buona nel Sopraceneri e discreta nel Sottoceneri; ottima la qualità delle acque nelle spiagge dei nostri due grandi laghi. La nostra acqua potabile, il cui consumo è in diminuzione da tempo, proviene in gran parte da sorgenti e da falde. Abbiamo 27 impianti di depurazione che, nel 2016, hanno trattato oltre 55 milioni di metri cubi d’acqua.
Altra importantissima risorsa naturale, forse meno evidente, è il suolo. Le minacce al nostro suolo vengono in primo luogo dall’edificazione. In circa un quarto di secolo le superfici d’insediamento sono aumentate di quasi il 22%, soprattutto a spese dei terreni agricoli. Altre minacce sono l’erosione, il compattamento e il degrado chimico, come la presenza di rame nel suolo dei vigneti, la cui concentrazione è comunque in gran parte sotto il valore di guardia.
Invisibile ma indispensabile è l’aria. Nel 2016 i tre inquinanti diossido di azoto, ozono e polveri fini hanno di nuovo superato i limiti, soprattutto nelle zone urbane. Curioso il caso dell’ozono, che ha fatto registrare una diminuzione rispetto al 2015, dovuta anche a un’estate meno calda e soleggiata della precedente. Il clima, anche da noi, sta comunque cambiando, come evidenziato dall’analisi di MeteoSvizzera che, per il Ticino, segnala: una chiara diminuzione dei giorni di gelo, un netto aumento di giorni estivi e tropicali a bassa e media quota, il rialzo dell’isoterma di zero gradi durante tutto l’anno e una decisa diminuzione delle nevicate.
Negli ultimi quattro decenni la temperatura media è aumentata di 1-1,5°C; a Lugano, rispetto agli anni Ottanta, l’aumento è stato di ben 1,6°C. Si riscaldano anche laghi e fiumi: rispetto al 1976, l’acqua del Cassarate è più calda di oltre due gradi e mezzo. Una nuova scheda tematica riguarda la biodiversità, per la cui salvaguardia è essenziale tutelare gli spazi vitali: a questo mira il sistema delle aree protette che comprende fra l’altro cinque zone palustri d’importanza nazionale. Le specie endemiche, presenti soltanto in Ticino, sono 151, fra cui la rana di Lataste. Altre specie, decisamente meno gradite, sono le alloctone invasive, come l’ambrosia, pianta altamente allergenica e la «zanzara tigre», ancora assente nella statistica del 2013.
Con 91 diversi tipi di bosco, le nostre foreste sono ben diversificate: le specie arboree più abbondanti sono l’abete rosso, il faggio, il castagno e il larice. Il bosco ticinese produce circa mezzo milione di metri cubi di legno all’anno e nel 2016 ne sono stati tagliati circa 92mila, in gran parte destinati alla produzione di energia. Il bosco è spazio vitale, luogo di svago per la popolazione, fornisce anche prodotti come funghi, bacche, miele e castagne e protegge dai pericoli naturali.
STAR non trascura la presenza umana con tutte le sue attività. Un terzo delle 354’375 persone che abitavano in Ticino nel 2016 – 44’160 in più rispetto al 2000 – risiedeva in una delle quattro più popolose città del Cantone. La sola Lugano ospita il 18 % della popolazione cantonale e l’agglomerato urbano più del 40%. Nove occupati su dieci sono pendolari. Sono oltre 140mila le persone che si spostano per lavoro. Molte in automobile e infatti in Ticino il tasso di motorizzazione è superiore alla media nazionale ma anche con i trasporti pubblici come con la rete TILO che nel 2016 ha trasportato 9,8 milioni di passeggeri.
Legata al traffico, ma non soltanto, è l’energia, il cui consumo, fra il 2000 e il 2015, è aumentato di quasi il 12%, in linea con l’aumento della popolazione del 13,5%. Quasi due terzi di questa energia è di origine fossile. D’altronde, il Ticino è, dopo Vallese e Grigioni, il terzo produttore di energia idroelettrica a livello nazionale.
Persone e traffico producono però anche rifiuti, rumore e inquinamento luminoso. Nel 2016 sono stati prodotti circa 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti, in gran parte dal settore edile. I rifiuti urbani ammontano a circa 300mila tonnellate. Le più importanti fonti di rumore, concentrate nei fondovalle dove peraltro vive quasi tutta la popolazione, sono il traffico stradale, le ferrovie, il traffico aereo e i poligoni di tiro. Circa il 20% degli edifici e il 35% della popolazione sono esposti a rumore eccessivo e si stima che oltre 400 km di strade siano fonicamente da risanare. Se volete ammirare la volta celeste piena di stelle è meglio allontanarsi dalla «Y» formata da Locarno, Bellinzona, Lugano e Chiasso. Le emissioni luminose prodotte dai nostri centri urbani – anche se la metropoli milanese ha il suo impatto – raggiungono distanze di oltre venti chilometri.