Dall’inizio del 2023, l’Ufficio federale della salute pubblica (Ufsp) raccomanda contro la varicella una vaccinazione di base, con due dosi per tutti i lattanti (a 9 e a 12 mesi), di preferenza con un vaccino combinato quadrivalente morbillo-orecchioni-rosolia-varicella (MORV). A questo proposito, pure l’Ufficio del medico cantonale del Canton Ticino ha emanato una circolare ai medici con libero esercizio del territorio, nella quale si trovano «informazioni essenziali e raccomandazioni di vaccinazione». Si tratta di un documento votato a informare nel contempo sul fatto che «sono stati omologati e sono ora disponibili in Svizzera i vaccini combinati MORV che semplificano la vaccinazione con tutt’e quattro le malattie». Parallelamente, il direttore medico e scientifico dell’Istituto Pediatrico della Svizzera italiana Giacomo Simonetti ha confermato sulle pagine del «Corriere del Ticino» che, rispetto al periodo pre-pandemico, nel nostro Cantone si assiste a un aumento del numero di bambini ricoverati per infezioni da varicella. L’insieme di questi dati ci spinge a riflettere sulla malattia e sulle possibili soluzioni, anche di prevenzione.
«La varicella è causata dal virus varicella-zoster (VVZ) diffuso in tutto il mondo e molto contagioso (tramite aerosol), che produce essenzialmente febbre, malessere e quella tipica eruzione cutanea pruriginosa e vescicolare, le cui complicazioni possono portare all’ospedalizzazione e sono di tipo neurologico, infezioni cutanee secondarie, oppure, nell’adulto, polmonite da varicella». Questa è la premessa del pediatra e infettivologo dottor Alessandro Diana, il quale però tranquillizza sul decorso clinico di questo virus «generalmente lieve nei bambini». «Nei piccoli sotto gli undici anni si osservano quattro complicazioni su centomila, di tipo neurologico e infezioni cutanee profonde». Diana ricorda d’altronde che «tutti sanno però che una varicella in età adulta può essere gravissima; perciò molti genitori “preferiscono” che i loro figli la contraggano quando sono ancora giovanissimi (vedi i cosiddetti varicella party nei quali si lasciano a contatto i bambini in modo che la contagiosità faccia il resto)».
Venuti a contatto col virus, ad ogni modo, «si diventa contagiosi già a partire da uno o due giorni prima dell’inizio dell’eruzione cutanea della varicella, fino a quando le ultime vescicole si trasformano in croste. Questo succede attorno al quinto giorno, mentre il periodo di incubazione è di 10-21 giorni dall’esposizione». La terapia, oltre che sintomatica, può comportare l’uso di «farmaci antivirali che avranno efficacia solo se somministrati molto precocemente». Resta che il virus varicella-zoster può essere un’arma a doppio taglio perché nel tempo potrebbe portare allo sviluppo di una doppia malattia: «La prima infezione da VVZ porta a sviluppare la varicella, mentre le complicazioni tardive possono sorgere spesso decenni dopo un’infezione primaria di varicella, a causa della riattivazione del virus latente nei gangli sensoriali». Lo specialista si riferisce all’Herpes Zoster: «Un’eruzione vescicolare pruriginosa e dolorosa spesso accompagnata da forti dolori neuropatici, il cui rischio di manifestarsi è aumentato nelle persone immunodepresse e negli anziani».
I dati statistici dicono che nel corso della vita circa un terzo di tutte le persone soffre di uno o più episodi di Herpes Zoster, e a partire dai 50 anni la sua incidenza aumenta fortemente. Altra ragione per dar seguito alla campagna di Confederazione e Cantone, dato che «fra i benefici della vaccinazione contro la varicella, possiamo considerare pure la protezione dall’Herpes Zoster».
Naturalmente, a questo punto emerge il discorso sulle diverse sensibilità ai vaccini. «Negli anni Settanta – spiega il dottor Diana, paladino della comunicazione e del colloquio privo di giudizio come chiave per un dialogo costruttivo con i vaccino-scettici che mettono in dubbio sicurezza ed efficacia degli stessi – il vaccino contro la varicella è stato sviluppato per i bambini con leucemia, per evitare appunto le gravi complicazioni che per loro sono molto più frequenti che non nel bambino sano. Nel tempo, non solo l’esperienza ha dimostrato la sua altissima efficacia (più del 95 percento di protezione raggiunta con sole due dosi a 6-8 settimane di intervallo), ma pure un ottimo profilo di sicurezza».
Il medico racconta che questo ha permesso a poco a poco di estendere in vari Paesi le raccomandazioni al vaccino per bambini e adulti in buona salute: «Ad esempio, negli Stati Uniti questa vaccinazione è stata generalizzata da oltre vent’anni; mentre oggi in Svizzera, in aggiunta a quella di base per i lattanti dai 9 ai 12 mesi, la si raccomanda come vaccinazione di recupero fino ai 39 anni».
Nella circolare dell’Ufficio del medico cantonale, si producono precisi risultati statistici: «Sia i vaccini contro la varicella sia i vaccini combinati MORV sono “vaccini vivi attenuati”. In Svizzera, nel 1995 è stato omologato il primo vaccino monovalente contro il VVZ, e nel 2005 è stato omologato un secondo prodotto. Quelli combinati quadrivalenti MORV sono omologati e ottenibili da noi dal 2007 e dal 2010». Si sottolinea inoltre che tutti sono convalidati da Swissmedic per l’impiego nei bambini a partire dai 9 mesi d’età, ma anche negli adolescenti e negli adulti.
Sul versante della validità delle stesse: «Numerosi studi hanno mostrato che nelle persone sane vaccinate con due dosi, l’efficacia della vaccinazione contro la varicella è superiore all’80 percento per qualsiasi infezione da varicella, e sopra il 90 percento per le infezioni gravi. Ancora pochi dati sono disponibili sull’efficacia contro l’HZ, ma le esperienze fatte negli USA mostrano tuttavia che i bambini vaccinati contro la varicella hanno un rischio ridotto del 78 percento di ammalarsi di Herpes Zoster».
Chiediamo infine al dottor Diana quali strumenti di riflessione aggiungere per le persone cosiddette vaccino-scettiche: «“Listen, Ask – Offer – Ask”, ossia: lasciar spazio e legittimità alle domande senz’alcun giudizio, anche se comprendo quanto possa essere difficile per coloro i quali sono soliti a interrompere e correggere il dialogo. Infine, prima di dare spiegazioni e informazioni, chiedere se la persona vuole davvero sapere di più, e cosa desidera sapere!». Egli ricorda saggiamente: «In altre parole, mai “vomitare” la scienza senza aver chiesto permesso alla persona scettica ed esitante».