Secondo la tradizione, chi ha una pianta di Salvia nel giardino di casa vive più a lungo. Negli antichi testi botanici della Scuola Medica salernitana (prima istituzione d’Europa del Medioevo, antesignana delle università e fondata – si narra – da un ebreo, un arabo, un greco e un salernitano, e dove le donne erano ammesse come docenti e allieve), la Salvia era chiamata Salvia Salvatrix, (salvatrice) dal latino salvus, salvare, sanare.
Per gli antichi romani era un’erba sacra, da raccogliersi secondo un preciso rituale, che richiedeva un sacrificio di pane e vino, una tunica bianca, piedi nudi e ben lavati e il divieto di utilizzo di oggetti in ferro, ritenuti incompatibili con la raccolta. Gli egizi la somministravano alle donne per renderle fertili (millenni dopo la scienza confermerà la sua ricchezza in fitoestrogeni ormonali); presso i Galli, guariva ogni malattia, in particolare influenza e tosse.
Nel libro (ambientato presso i nativi americani in Canada) La donna che volle diventare sciamano della scrittrice americana Lynn V. Andrews, il tè alla salvia è la bevanda più consumata da un’anziana donna pellerossa di antica sapienza. Qualche secolo fa nelle campagne italiane si applicavano rametti di salvia sul corpo dei bambini appena nati, per proteggerli. Furono in passato attribuite innumerevoli virtù magiche alla salvia. Affinché potesse esprimere meglio il suo potenziale terapeutico, si diceva, andava raccolta all’alba del giorno di San Giovanni, il 24 giugno.
Nell’Herbolario volgare, Venezia, 1522, si trova scritto: «Et dicono li grandi, cioè Alberto Magno, che la salvia putrefatta sotto lo letame genera uno uccello lo quale ha la sua coda in modo de serpente»: non è obbligatorio crederci… ma qui ci fermiamo, anche per evitare deliri inopportuni.
Tale fu la fama di questa pianta che in Olanda rappresentava un proficuo oggetto di mercato. Per le sue proprietà, era scambiata con il tè cinese proveniente dai mercati dell’Oriente. Pianta tipica delle zone mediterranee, ama il caldo, il sole e i terreni non troppo umidi e calcarei fino a 750 metri d’altitudine, anche se di fatto è diffusa ovunque nel mondo.
Con altre erbe aromatiche come menta, timo, rosmarino, eccetera, la salvia appartiene alla grande famiglia delle Lamiaceae. Oltre alla Salvia officinalis coltivata, crescono spontanee molte altre specie: se ne conoscono circa cinquecento, usate anche come ornamentali. Ha radici robuste e legnose e si sviluppa in cespugli. Le sue foglie ovali sono lanceolate, vellutate, rugose al tatto nella parte inferiore e di colore grigio verdi. I suoi fiori invece possono essere blu violetti, bianchi o gialli.
Le foglie, raccolte preferibilmente in primavera e in estate vanno riposte in piccoli vasi di vetro al riparo dalla luce. Fin dai tempi antichi le sono riconosciute innumerevoli proprietà mediche: antiinfiammatorie, antispasmodiche, digestive, antisudorifere, diuretiche, balsamiche. Per uso esterno è ottima negli sciacqui dentali della bocca, nelle piccole ulcerazioni cutanee, per le punture di insetti e sul cuoio capelluto contro la caduta dei capelli. Con la soia è uno degli alimenti a più alto contenuto di fitoestrogeni che regolano l’equilibrio ormonale: è noto il suo uso per i disturbi della menopausa, le sindromi mestruali dolorose.
Combatte anche astenia, ansia, debolezza nervosa. Ottime le tisane, come decotto (ottenuto mediante una breve bollitura): combatte influenza e affezioni delle vie respiratorie; l’infuso (si versa sull’erba acqua bollente lasciando riposare alcuni minuti) in due o tre bicchieri al giorno, era bevuto come depurativo epatico, digestivo, attivatore della circolazione; la polvere, due o tre grammi al giorno, è un tonico digestivo; con le foglie si confezionavano infine sigarette per i sofferenti d’asma.
Per favorire la digestione, curare asma, tosse e sudorazione eccessiva, si assume un infuso, ad esempio 30 grammi di erbe in un litro d’acqua, una tazza dopo i pasti o prima di dormire. Foglie di salvia e malva in decozione erano impiegate nelle infiammazioni delle gengive e dei denti; l’infuso di salvia, timo, foglie di origano e rovo applicato come impacco sulla gola risolveva invece la raucedine. Vi è pure la Tintura Madre (estrazione idroalcolica ottenuta per macerazione) che è utile per curare diversi disturbi.
La Salvia contiene principi attivi antiossidanti, è ricca di minerali, potassio, calcio, manganese, magnesio, ferro, e pare persino che migliori le nostre facoltà cognitive. Ricercatori britannici hanno recentemente dimostrato che agisce sulla memoria, confermando le intuizioni di antichi erboristi inglesi.Altre ricerche la rendono interessante in relazione al Morbo di Alzheimer (Vedi: Trattato di fitoterapia di Gabriele Peroni). Ma attenzione! Il discorso cambia per l’Olio essenziale (estratto per distillazione in corrente di vapore dalle foglie essiccate) ricchissimo di principi attivi, acidi organici, estrogeni. Se ne sconsiglia assolutamente l’uso se non su indicazione esclusiva di esperti: il suo tasso elevato di sostanze può essere altamente tossico per il sistema nervoso centrale, e in dosi elevate può avere effetto abortivo e causare convulsioni.
Non utilizzare la Salvia in nessun modo in gravidanza, perché inibisce la secrezione lattea; non esistono invece controindicazione per decotti, tisane, eccetera. E in ogni caso, nessuna erba va usata senza discernimento.