L’indipendenza su più fronti

Nicoletta Noi-Togni è nata a San Vittore il 29 agosto del 1940. Dopo una formazione infermieristica e di pedagogia e diversi soggiorni nella Svizzera tedesca, trascorre trent’anni a Coira. Entra nel Parlamento retico nel 1987 e vi rimane, con un’interruzione di sei anni, fino ad oggi. Dal 1997 risiede nuovamente a San Vittore dove, oltre a ricoprire la carica di deputata in Gran Consiglio per il Circolo di Roveredo, assume altri mandati politici a livello regionale. Dal 2017 è sindaca del Comune di San Vittore, rieletta tacitamente per la legislatura 2021-2024. È presidente della Scuola di Musica del Moesano, cofondatrice del Grottino filosofico e presidente dell’Associazione bambini senza mondo. Ha scritto due libri (Anna-Lisa, 1995 / Sofia è Sofia, 2017) e molti articoli d’informazione e d’opinione. Ha inoltre vinto un premio Balint, fuori concorso, per una ricerca sulla relazione tra malattia e psiche.


Un ritratto alla «pasionaria» della Mesolcina

Personaggi - Incontriamo Nicoletta Noi-Togni, 80 anni, sindaca di San Vittore e parlamentare a Coira, che ci parla della sua vita privata e pubblica. «Le donne se credono in loro stesse possono essere più incisive degli uomini. Perché sono altro»
/ 12.04.2021
di Mauro Giacometti

Ha passato metà della sua vita a lottare contro discriminazioni, ingiustizie, poteri forti e precostituiti. E anche oggi che ha superato gli 80 anni non ha nessuna intenzione di fermarsi. Nicoletta Noi-Togni, classe 1940, per la sua vita privata e pubblica si può definire la «pasionaria» della Mesolcina. Nasce a San Vittore da famiglia patrizia e benestante: suo padre è Renato Togni, per anni figura politica carismatica della valle e gestore della Locanda mesolcinese, ora «La Brasera». Nonostante la professione prima e la politica poi l’abbiano portata per diverso tempo lontana dalla Torre di Pala, Nicoletta ha mantenuto con la sua terra d’origine un filo diretto e un senso d’appartenenza che non si sono mai smarriti.

Tant’è che dal 2017 è sindaca di San Vittore e lo sarà fino al 2024. «La passione e l’impegno per la politica sono arrivati tardi e quasi per caso. A metà degli anni 80 vivevo a Coira, dove insegnavo alla Scuola cantonale femminile per infermiere e levatrici. La nomina per raccomandazione, anziché per concorso, della direttrice della mia scuola, che era un istituto pubblico, mi mandò su tutte le furie. Insieme ad alcune colleghe iniziammo una battaglia – poi vinta – che destabilizzò l’ordine precostituito, tant’è che mi avvicinò Martin Jäger, l’allora presidente del Partito Socialista grigionese. Mi iscrissi e fui «catapultata» alle elezioni cantonali e subito eletta, nel 1987, come parlamentare supplente. Poi, nel 1989, l’ingresso in Gran Consiglio come deputata «titolare». Ma la mia indipendenza di pensiero non piaceva tanto agli allora vertici del PS, così nel 1996 uscii dal partito e da allora sono rimasta indipendente», racconta seduta sulla terrazza della sua casa di San Vittore da dove si domina il paese e la valle.

Come detto, il «gene» della politica era già in famiglia. Suo padre e suo fratello Reto erano stati diversi anni parlamentari a Coira, difendendo le istanze e gli interessi di un grigionitaliano poco considerato dai vertici del potere retico. Nicoletta, pur documentandosi e leggendo molto, doveva però occuparsi del marito e dei figli, della sua professione di infermiera prima e insegnante pediatrica poi, dunque non c’era molto spazio per comizi e riunioni di partito. «Fino al 1987 non pensavo alla politica. È vero però che da adolescente mi lanciavo in crociate contro quelle che mi sembravano ingiustizie o prevaricazioni, stando sempre dalla parte degli ultimi. Credo sia stato l’amore per la filosofia, coltivato sin da piccola grazie agli insegnamenti e alle letture di mio padre, a caratterizzarmi per un profondo senso del dovere e della giustizia sociale», spiega.

Riannodiamo il filo della memoria. Dopo le scuole dell’obbligo e il ginnasio, studia da infermiera all’Ospedale San Giovanni di Bellinzona e si diploma. Siamo agli inizi degli anni 60, quelli del boom delle nascite, così comincia a specializzarsi in ginecologia e ostetricia. Conosce un imprenditore edile del suo paese, Ferdinando «Ferdi» Noi, se ne innamora e lo sposa. Ha 23 anni e poco dopo nascono i due figli. A 26 anni, però, il clima bucolico che sin qui aveva caratterizzato la sua vita si infrange su una perfida malattia che colpisce il marito. «Ad un tratto tutto diventò molto difficile, l’avvenire insicuro. Cosi ci trasferimmo a Lugano affinché mio marito si potesse curare e in effetti per qualche tempo la sua salute psichica migliorò. Malgrado le difficoltà derivanti dalla malattia rimanemmo sempre uniti fino alla sua scomparsa, nel 2005. Una durissima esperienza di vita che mi ha insegnato molto e resa forte», racconta.

Anche per volontà del marito, che voleva che i suoi figli imparassero un’altra lingua nazionale, la famiglia Noi-Togni si trasferisce prima a Soletta e poi a Sursee. Lei continua nel suo lavoro di infermiera e levatrice, mentre il marito si inventa una nuova professione «attingendo» alla sua esperienza personale: con successo e dedizione farà per anni l’aiuto infermiere in strutture psichiatriche della Svizzera interna.

Nel 1974 la famiglia Noi-Togni si trasferisce a Coira e Nicoletta lavora e per diversi anni insegna nelle scuole infermieristiche della capitale grigionese; quindi negli istituti ospedalieri di Ilanz e, in seguito, anche di Zurigo. Nel 1997, con i figli già grandi e autonomi, la «pasionaria» mesolcinese, pur lavorando ancora a Zurigo e a Coira, torna con il marito a San Vittore: viene infatti eletta nel Circolo di Roveredo come indipendente alle elezioni cantonali per il Gran Consiglio. Un’elezione del tutto inaspettata – fu decisiva una modifica statutaria che determinò un secondo turno elettorale – ma ottenuta con un brillantissimo risultato, oltretutto sfidando, quale unica donna, i candidati dei partiti borghesi. Le donne della sua famiglia e della sua terra furono determinanti per quel successo e da quel giugno 1997 Nicoletta Noi-Togni continua ininterrottamente a rappresentare il Circolo di Roveredo nel Parlamento retico. Ciò significa prendere molte volte la strada per Coira dove la deputata va a difendere, prevalentemente in tedesco, l’italianità e la sua Mesolcina. Anche in battaglie scomode come quella contro le cosiddette società bucalettere – imprese che celano attività ai limiti e oltre la legalità – che per essere affrontate richiedono una buona dose di coraggio.

Ma lei non si piega e non si ferma, nemmeno nella sua amata San Vittore. È proprio da un’altra battaglia, quella che l’ha vista scendere in campo contro la conversione dell’intero sedime dell’ex aerodromo in area industriale, che vince le elezioni comunali del 2017, sconfiggendo il Municipio uscente con una lista peraltro tutta al femminile. Così grazie a lei, il centro della bassa Mesolcina può vantare un primato: quello di essere l’unico comune svizzero a maggioranza rosa. «Le donne se credono in loro stesse possono essere di più. Perché sono altro», dice convinta che la differenza di genere sia un valore.

Non paga dei successi politici e di una vita movimentata e densa di soddisfazioni, nel 2013, quindi a 73 anni suonati, riesce ad ottenere il Bachelor in Storia della filosofia alla Facoltà di Teologia di Lugano; nello stesso ateneo è tuttora impegnata a concludere un Master in Scienza, filosofia e storia delle religioni con una tesi dedicata a Jeanne Hersch. Che dire: chapeau!