Un rilevatore dei cambiamenti climatici

Fenologia - L’indice di primavera determina l’inizio dello sviluppo della vegetazione rispetto alla media pluriennale; una grandezza statistica calcolata in base ai dati raccolti dalla rete di osservazione MeteoSvizzera
/ 29.06.2020
di Elia Stampanoni

In questo periodo di certo particolare, anche la meteo continua a fare le bizze. Dopo una stagione fredda cominciata presto con nevicate abbondanti, l’inverno 2019-2020 è andato velocemente scemando, con temperature di tre gradi superiori rispetto alla media pluriennale nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio, che corrispondono all’inverno meteorologico. Solo all’inizio di marzo la neve è riapparsa anche sulle pianure del Ticino e Moesano e le temperature hanno subito diversi alti e bassi, con sbalzi importanti nell’arco di poche ore o giorni e registrando i valori più bassi del semestre da ottobre a marzo. In seguito, i mesi di marzo, aprile e maggio sono stati particolarmente miti e questa situazione s’inserisce nel contesto dei mutamenti climatici, per i quali anche l’indice di primavera è un indicatore affidabile, essendo la temperatura una variabile determinante per lo sviluppo delle piante. Questo rilevatore, una grandezza statistica calcolata in base alle fasi fenologiche primaverili, si presta quindi per visualizzare gli effetti del cambiamento climatico sulla vegetazione e considera i dati rilevati nelle stazioni con osservazioni di lunga data di MeteoSvizzera, ossia 80 delle 160 esistenti. 

La fenologia descrive in pratica il ciclo annuale degli organismi viventi e, in riferimento alle piante, per le diverse fasi stagionali della crescita e dello sviluppo delle specie scelte, vengono annotate le date precise, osservando sempre lo stesso esemplare o lo stesso gruppo di piante. L’indice di primavera viene aggiornato a fine maggio in base a dieci dati fenologici: la fioritura del nocciolo, che avviene solitamente a inizio gennaio, le fioriture della tussilago farfara, dell’anemone e del ciliegio, lo spiegamento delle foglie dell’ippocastano e del nocciolo, la formazione degli aghi del larice, le fioriture del dente di leone e della cardamine e, per finire, lo spiegamento delle foglie del faggio. «Sono dieci indicatori scelti a livello svizzero che si riferiscono ai primi importanti momenti fenologici di alcune piante presenti a quote diverse e in molti luoghi e quindi molto rappresentativi per il nostro territorio» precisa Elena Altoni di MeteoSvizzera.

A seguito del rialzo delle temperature in primavera e in estate, oggi la vegetazione si sviluppa con largo anticipo rispetto a qualche decennio fa. Un andamento che ben si osserva valutando l’evoluzione dell’indice di primavera dal 1951 a oggi, dove si nota che a partire dal 1985 circa, la tendenza è di uno sviluppo precoce rispetto alla media con, nella maggior parte degli anni, un anticipo della primavera. Nel 2020, come annota MeteoSvizzera, «la vegetazione si è sviluppata in modo molto precoce: da gennaio a marzo ha mostrato un anticipo di 3-4 settimane rispetto alla media 1981-2010. La fioritura degli alberi da frutta a inizio di aprile è stata tra le più precoci ed è avvenuta con un anticipo di 14-17 giorni. Le foreste sono diventate verdi velocemente già a partire dal 10 aprile e lo spiegamento delle foglie del faggio è stato segnalato anche alle quote più elevate tra la fine di aprile e inizio maggio. La causa di questo sviluppo molto precoce della vegetazione è da ricercarsi nelle alte temperature del mese di febbraio, il secondo più mite dall’inizio delle misurazioni, e della primavera, la terza più mite (mesi di marzo, aprile e maggio)». 

Anche il 2019 aveva registrato una situazione particolarmente precoce, e per esempio, al di sotto dei 600 metri, i ciliegi e i denti di leone fiorirono mediamente 10 giorni prima della media. «Finora l’analisi dell’indice di primavera ci ha permesso di notare un netto anticipo del periodo vegetativo a partire dagli anni Novanta e, sovrapponendo le anomalie delle temperature all’andamento dell’indice, si è osservata una correlazione significativa, quasi di 1 a 1», conferma la collaboratrice di Locarno Monti.

La rete d’osservazione fenologica di MeteoSvizzera si basa sull’appoggio di diverse persone che svolgono i loro rilievi in circa 160 luoghi in tutta la Svizzera tra cui anche nella Svizzera italiana ad Aurigeno, Bondo, Casaccia, Cevio-Cavergno, Comprovasco Motto, Brusio-Piazzo, Faido, Locarno, Locarno Monti, Mugena, Olivone, Osogna, Prato-Sornico, Rancate, Sagno, Santa Maria in Val Monastero, Stampa, Vergeletto e Vira Gambarogno. Alcuni di questi siti d’osservazione dispongono di serie di dati sufficientemente lunghe che possono essere cosi valutate sia per il calcolo dell’indice sia in modo ancor più approfondito per altri scopi.

Oltre ai citati stadi considerati per stabilire l’indicatore di primavera, gli osservatori di MeteoSvizzera determinano anche il periodo di maturazione dei frutti e, di seguito, la colorazione e la caduta delle foglie, questo per 26 diverse specie di piante. Gli elementi raccolti vengono inviati tramite un sistema online (solo in casi particolari l’invio è effettuato ancora tramite un formulario due volte all’anno) alla sezione Analisi dati al suolo di MeteoSvizzera che si occupa di elaborarli e fornire informazioni sull’attuale stadio di sviluppo della vegetazione.

I dati, assieme a quelli trasmessi annualmente, servono anche per studiare gli influssi a lungo termine del clima sulla vegetazione e per sviluppare modelli di previsione per l’inizio della fioritura, tra cui per esempio anche le previsioni delle concentrazioni dei pollini. In ambito di ricerca, le rilevazioni fenologiche trovano poi un loro utilizzo sugli effetti dei mutamenti sul mondo animale e sugli ecosistemi.

Oltre ai dati delle stazioni della rete d’osservazione fenologica risalenti agli anni Cinquanta, altri rilievi sono ben più longevi, come per esempio quelli sullo spiegamento della prima foglia dell’ippocastano a Ginevra. Per i ginevrini si tratta di un avvenimento, poiché, per tradizione, la circostanza segna la fine del periodo freddo: nel 1816 le prime foglie s’aprirono per esempio solo il 23 aprile, mentre nel 2002 già il 29 dicembre. Al di là di questi valori estremi, a partire dal 1900 si è potuta constatare una decisa tendenza all’anticipo a cui, come riporta MeteoSvizzera, «oltre al riscaldamento globale hanno contribuito la cementificazione e l’isola di calore urbano». Da alcuni anni però questo andamento si è invertito per motivi al momento sconosciuti: potrebbe essere dovuto a cause intrinseche all’albero stesso, a variazioni dell’ambiente circostante oppure a un nuovo modo di reagire alle variazioni di temperatura. 

Interessanti sono anche le osservazioni sulla fioritura dei ciliegi eseguite nella campagna basilese attorno a Liestal. Questi dati, come rileva MeteoSvizzera, iniziano nel 1894 e sono molto significativi in quanto si tratta di un gruppo di alberi di ciliegio selvatico collocati in zona rurale, al margine di un bosco. Mostrano una tendenza a fiorire più precocemente a partire dal 1990, con una variabilità più limitata rispetto a quella dello spiegamento delle foglie dell’ippocastano ginevrino. Altre ricerche mostrano andamenti analoghi e quindi una stretta correlazione tra l’aumento delle temperature medie e gli stadi fenologici di alcune specie: «Uno studio effettuato sul periodo tra il 1970 e il 2012 da Sabine Güsewell ha rilevato un anticipo di nove giorni per la data di spiegamento delle foglie del faggio, di sedici giorni per la fioritura generale del melo e addirittura di diciannove giorni per quella del tiglio nostrano, sempre in riferimento alla media pluriennale» aggiunge Elena Altoni. 

Anche oltre i confini nazionali ci sono degli elementi curiosi e intriganti, per esempio quelli inerenti alla fioritura dei ciliegi in Giappone, l’hanami, una vera e propria tradizione nella cultura locale: «Esistono dati risalenti all’anno 705 e anche qui la tendenza è chiara, con alcune variazioni importanti attorno al 1500-1600 e, soprattutto, un brusco anticipo della fioritura a partire dagli anni Novanta» conclude Elena Altoni.