Un precursore sulle rive del Lemano

Personaggio – François-Alphonse Forel e le innumerevoli scoperte che portarono alla nascita della moderna limnologia
/ 12.09.2022
di Benedicta Froelich

Forse mai come quest’estate, complice la siccità che sembra soffocare non solo la Svizzera ma un po’ tutta l’Europa, siamo stati spinti a soffermarci sul bene prezioso rappresentato dai bacini idrici del nostro territorio, da sempre uno dei tratti distintivi del paesaggio elvetico. Tuttavia, sebbene uno dei motivi d’orgoglio della Svizzera risieda proprio nei suoi molteplici, splendidi laghi, che da sempre ne fanno una meta ambitissima per turisti provenienti da ogni angolo del mondo, sono in pochi a sapere che proprio a uno svizzero si deve il più grande contributo di sempre allo studio dei bacini lacustri, e non solo.

Nel 1841, la cittadina di Morges, nel Canton Vaud, diede infatti i natali a François-Alphonse Forel, medico destinato a entrare nella storia come l’inventore della limnologia, ovvero la disciplina che si dedica allo studio dei corsi o bacini d’acqua interni, soprattutto stagnanti: un ambito al quale, fin dalla giovinezza, Forel avrebbe dedicato ogni sua risorsa, in un costante, rivoluzionario processo di scoperta scientifica dalle ramificazioni pressoché infinite.

Nato in seno a una famiglia dalla connotazione fortemente culturale, Forel venne iniziato allo studio delle acque del lago di Ginevra dal padre François, importante avvocato locale – il quale, oltre a essere uno dei fondatori della Società di storia della Svizzera romanda e un grande appassionato dello studio delle ere preistoriche, partecipò ad alcuni scavi subacquei proprio nel Lemano (1854); un’esperienza che deve aver lasciato il segno sul giovanissimo François-Alphonse, dal momento che, parallelamente agli studi in medicina presso l’università di Ginevra, cominciò presto a svolgere ricerche nelle acque del lago anche in proprio.

Di fatto, forse fu questa stessa passione a condurlo ad affiancare al dottorato in medicina anche una laurea in scienze naturali, per poi intraprendere la carriera accademica d’ordinanza; ma perfino negli anni in cui insegnò anatomia e fisiologia presso l’università di Losanna, la vera passione di Forel rimase lo studio del lago Lemano. Nelle sue acque, egli si dedicò a studi di geomorfologia, chimica, fisica e biologia; tra le altre cose, fu in grado di dare un nome e una definizione alle cosiddette «seiches» («sesse»), definibili come microscopici fenomeni di moto ondoso, spesso impercettibili a occhio nudo, che possono essere rilevati in qualsiasi specchio d’acqua stagnante, sia esso naturale o artificiale.

Queste ricerche avrebbero poi condotto Forel a pubblicare quelli che sono considerati i testi di riferimento nella disciplina della limnologia, ovvero Le Léman: Monographie Limnologique (suddiviso in ben tre volumi e dato alle stampe tra il 1892 e il 1904), e Handbuch Der Seenkunde (1901); finché, nel 1895, François-Alphonse lasciò l’insegnamento per dedicarsi totalmente alle sue ricerche, riuscendo così a inanellare un’intuizione dietro l’altra: tra le altre cose, si deve a lui l’idea di utilizzare palloni-sonda per effettuare rilevazioni meteorologiche negli strati più alti dell’atmosfera.

Ma Forel fu anche uno dei primi studiosi a dedicarsi dettagliatamente allo studio dei ghiacciai, tramite periodici rilevamenti che nel 1912, nel pieno dell’epoca d’oro delle esplorazioni geografiche in terre lontane, lo condussero perfino al finanziamento di una spedizione in Groenlandia. Parallelamente, si impegnò ad approfondire i complessi meccanismi che regolano l’andamento di onde e maree, concentrandosi soprattutto sulle correnti di densità dei laghi alpini – e scoprendo come esse fossero influenzate dalla differenza di temperatura tra l’acqua proveniente dai ghiacciai e quella già presente nel bacino. Ma forse, uno dei successi più popolari di Forel è, ancora oggi, la sua scoperta del fenomeno noto come «Fata Morgana», responsabile degli ingannevoli effetti ottici di rifrazione spesso sperimentati da marinai e pescatori, e colpevoli di far apparire altre navi ed eventuali ostacoli all’orizzonte come distorti, o più lontani rispetto alla realtà; un fenomeno recentemente tornato alla ribalta, dopo che alcuni studiosi hanno ipotizzato che possa aver costituito la causa principale dell’affondamento del Titanic.

E se gli ultimi anni della vita di François-Alphonse lo videro dedicarsi alle ricerche lacustri di ambito preistorico già intraprese dal padre, concentrandosi soprattutto sugli insediamenti dell’Età del Bronzo nei laghi svizzeri, sarebbe stato principalmente grazie all’incredibile diversità e ampiezza del suo lavoro che alla propria morte, nel 1912, egli venne finalmente riconosciuto come un precursore di successo: qualcuno che, con le sue geniali intuizioni, aveva dato vita a un intero ambito scientifico. Oltre ad aver legittimato la limnologia come scienza a sé stante, Forel è infatti stato uno dei primi a occuparsi seriamente non solo della composizione e classificazione dei bacini idrici, ma anche della neonata sismologia: le sue collaborazioni con altri studiosi portarono, oltre che alla creazione della scala Forel-Ule (per la valutazione del colore di acque dolci e salate), anche di quella denominata Rossi-Forel, antenata delle moderne scale Mercalli e Richter per la determinazione dell’intensità dei terremoti.

E forse fu proprio la natura stessa della sua amata limnologia – scienza fortemente interdisciplinare – a far sì che la sua instancabile curiosità gli permettesse di spaziare all’interno degli ambiti più svariati, lasciando il segno in ognuno di essi e affidando ai connazionali (e non solo) un lascito dalla grandissima, e tuttora attuale, rilevanza.