È la corte interna il fulcro del progetto di ristrutturazione della masseria Cuntitt di Castel San Pietro. Da qui passeranno i bambini che vanno a scuola, qui s’incontreranno giovani, adulti e anziani, ci si fermerà a chiacchierare e bere un caffè e l’intera comunità potrà riunirsi per eventi particolari. All’architetto Edy Quaglia, vincitore del concorso indetto dal Comune, è bastato guardarla per identificare il cuore di un’operazione che attribuisce alla masseria nuove funzioni sociali preservandone però la struttura e soprattutto l’anima.
L’impegno del Comune in questa direzione è stato riconosciuto anche dal concorso «Abitare bene a tutte le età», organizzato da ATTE (Associazione Ticinese Terza Età) e dall’Associazione Generazioni & Sinergie, che ha scelto il progetto della masseria Cuntitt quale vincitore dell’edizione 2016. Situata in posizione privilegiata ai margini del nucleo di Castel San Pietro – vicina a edifici pubblici e nel contempo affacciata sulla pianura del Mendrisiotto – la masseria dopo decenni ritroverà una funzione centrale per la comunità locale. Da testimonianza di un passato rurale sarà trasformata in caso esemplare delle nuove esigenze sociali legate all’evoluzione demografica e in particolare all’invecchiamento della popolazione.
Il progetto, in avanzata fase di realizzazione, prevede sette appartamenti, di cui tre da destinare alle persone anziane e altrettanti per giovani famiglie, più un piccolo duplex adatto a una o due persone. «L’intero piano terra è invece riservato ad attività pubbliche», spiega l’architetto Quaglia. «Il motore della corte sarà l’osteria, dotata di un camino aperto sia sulla sala principale sia sulla saletta per il gioco delle carte. La vecchia stalla, dove abbiamo recuperato il soffitto con volte a mattoni, ospiterà un’enoteca, in considerazione dei numerosi produttori vinicoli presenti nel Comune. Uno spazio mamma-bambino e la sala polivalente con un’ottantina di posti completano gli spazi d’incontro. La corte sarà predisposta in modo da poter ospitare manifestazioni di vario genere, come concerti e cinema all’aperto. È uno spazio davvero speciale che gode di un panorama e di una luce naturale di grande pregio».
Edy Quaglia definisce il suo intervento una «riattazione conservativa», sottolineando l’aspetto contradditorio dei due termini, ma spiegando che, pur introducendo elementi nuovi, fra i quali il cambio di destinazione, la trasformazione della masseria Cuntitt è minima e molto rispettosa dell’esistente. In particolare sono stati conservati i muri in pietra a faccia vista delle attuali strutture, consolidandoli dall’interno. A questo scopo è stato utilizzato il metodo con getto in opera di calcestruzzo armato dello spessore di circa 10 cm collaudato nelle principali ristrutturazioni effettuate dopo il terremoto che colpì il Friuli Venezia Giulia nel 1977. Muri e aperture nuovi sono molto limitati. Il ballatoio è stato rifatto e mantenuto quale via d’accesso agli appartamenti. I pilastri in mattoni che lo sostengono sono stati demoliti e ricostruiti più solidi utilizzando però gli stessi mattoni. Si è quindi cercato di conservare il più possibile forme e materiali esistenti, prestando grande attenzione ad ogni dettaglio. «Anche l’illuminazione – aggiunge l’architetto Quaglia – continuerà a provenire dall’alto come in passato, come la luce del sole. Tranne che in occasioni speciali, la corte resterà nella penombra, sfruttando i punti luce delle entrate dei luoghi pubblici».
Il risultato è un «progetto compiuto», raggiunto grazie al dialogo fra committente e architetto, dialogo che in questo caso si è rivelato particolarmente fecondo. Il destino della masseria Cuntitt, acquistata dal Comune di Castel San Pietro negli anni Ottanta, è rimasto incerto fino al 2013 quando in votazione popolare è stata accettata la concessione di un credito di quasi sei milioni di franchi per la sua ristrutturazione. Una spesa in gran parte coperta dal lascito della famiglia Bettex (oltre quattro milioni) destinato a scopi sociali.
Per la sindaca Alessia Ponti la masseria e la sua corte rappresentano un luogo che cercherà di soddisfare le aspettative di tutta la popolazione. Al riguardo precisa: «Sentiamo la necessità di stimolare la vita sociale nel nostro Comune, favorendo le relazioni umane con particolare attenzione agli anziani. Il progetto dell’architetto Quaglia è stato scelto proprio perché molto convincente da questo punto di vista. Anche l’idea di valorizzare la grande corte affidandole un ruolo centrale è piaciuta molto alle autorità». Oltre agli appartamenti, i piani superiori della masseria ospiteranno due locali destinati alle associazioni comunali. «Queste ultime sono una quindicina – spiega la sindaca – e potranno utilizzare le sale a rotazione con la possibilità di depositare in loco il loro materiale». Anche il terreno circostante sarà valorizzato, adibendolo in parte a orti destinati alle scuole e all’osteria. Al gestore di quest’ultima spetterà un ruolo determinante per il successo del progetto.
Il valore delle scelte compiute da architetto e committente è stato confermato lo scorso autunno da una giuria di esperti lusingando i promotori. Il progetto è infatti il vincitore della seconda edizione del concorso «Abitare bene a tutte le età», promosso dall’Associazione Ticinese Terza Età (ATTE) e dall’associazione Generazioni & Sinergie (G&S) con il contributo della Fondazione Ghisletta. Un premio inteso quale stimolo per la progettazione, la promozione e la ristrutturazione di edifici e quartieri che favoriscono appunto l’abitare bene a tutte le età, curando le relazioni intergenerazionali e quelle sociali, la scelta del luogo, gli aspetti architettonici e quelli economici.
«Il progetto della Masseria Cuntitt ha riunito in maniera naturale i cinque punti essenziali del bando di concorso», spiega Giovanni Bolzani, rappresentante dell’associazione Generazioni & Sinergie e membro della giuria. «Questi criteri di valutazione sono basati sul Pentalogo di G&S di cui ho curato la stesura in collaborazione con specialisti e operatori del settore a livello svizzero». Fra i nove partecipanti all’edizione 2016, il progetto di Castel San Pietro ha colpito la giuria proprio perché ha fatto propri i contenuti del Pentalogo di sua spontanea iniziativa. Un altro aspetto sottolineato dai giurati riguarda il piccolo contesto e la situazione tipologica non semplice del progetto. «Un terzo elemento qualificante – conclude Giovanni Bolzani – è il carattere pubblico dell’iniziativa in un contesto dove al momento si muove maggiormente il settore privato».
La visione congiunta dell’architetto Quaglia e del Comune di Castel San Pietro permetterà dal prossimo autunno di far rivivere un’importante testimonianza di architettura profana, oggi purtroppo ancora in gran parte trascurata. La masseria Cuntitt, grazie alla sua posizione e ai suoi contenuti, sarà un punto di riferimento per tutti gli abitanti del nucleo e non solo. Un insediamento misto e un centro di aggregazione esemplare che, come scrive l’architetto nella sua relazione, «percorre le vie dell’innovazione ma con la responsabilità di custodire il passato».