Può capitare a chiunque, nel corso della vita, di attraversare un momento di fragilità e avere, di conseguenza, difficoltà nella gestione degli aspetti quotidiani, come l’educazione dei figli, i loro impegni e quelli relativi alla casa e all’attività professionale. Ci riferiamo a situazioni di difficoltà sociale, relazionale o economica, come può essere quella di un genitore che ha lasciato la sua terra d’origine, perso il lavoro o affrontato una separazione. Alcuni possono in tali frangenti appoggiarsi a una propria rete sociale, ma non tutti. Ed è a questi ultimi che si rivolge il progetto «Una famiglia per una famiglia», una forma innovativa di intervento sociale, promossa dall’Associazione L’Ora di Bellinzona.
Il progetto si basa sul concetto di «affiancamento familiare», il quale, concretamente, prevede che una famiglia ne affianchi un’altra in situazione di criticità temporanea e, attraverso la definizione di obiettivi concreti, entrambe s’impegnino a camminare insieme per un periodo di tempo definito. Questo percorso permette l’instaurarsi di relazioni significative e di un legame di fiducia che getta le basi per la scoperta delle rispettive potenzialità e risorse, la creazione di un clima familiare più sereno, oltre a favorire l’autonomia e una maggiore inclusione sociale.
Fondata nel 2019, l’Associazione L’Ora vuole valorizzare la comunità ed è attiva nella promozione e nello sviluppo di nuovi modelli d’intervento a favore di giovani e famiglie. I progetti dell’Associazione – «Una famiglia per una famiglia», «Spazio Esplorativo» e «Casa di Lù» – nascono a seguito di un lavoro di ricerca realizzato tra il 2018 e il 2019 da Ramona Sinigaglia (direttrice strategica dei progetti) e Lorenza Grassi (direttrice pedagogica), co-fondatrici dell’Associazione. «Uno studio del territorio che aveva lo scopo di individuare i bisogni ancora scoperti a livello di sistema di aiuti sociali, il quale ci ha portato a fare delle mappature di progetti esistenti, svizzeri ed esteri, tra cui “Una famiglia per una famiglia” della Fondazione Paideia, di cui ci siamo innamorate e che abbiamo deciso di approfondire e riadattare alla nostra realtà», spiega Ramona Sinigaglia.
In Ticino, il progetto a sostegno di genitori e famiglie è partito ad inizio 2022, promosso dall’Associazione L’Ora, in partnership con l’italiana Fondazione Paideia. Se nella vicina Penisola la metodologia dell’affiancamento familiare è diffusa su tutto il territorio, nel nostro Paese non esiste niente di analogo. «La Confederazione ha infatti riconosciuto l’alto valore innovativo del progetto, che ha deciso di sostenere finanziariamente, anche nell’ottica di valutarne l’impatto e, se del caso, la possibilità di trasferirlo in altri Cantoni», commenta la co-fondatrice dell’associazione, «possibilità – come dimostra la diffusione in Italia – facilitata dall’estrema flessibilità di un modello che nasce dalla comunità stessa, dalle famiglie che se ne appropriano nei loro percorsi».
Ma quali sono gli elementi di innovazione riconosciuti anche dalla Confederazione? «Si tratta di un progetto peer to peer tra interi nuclei familiari, in modo che tutti i membri possano beneficiarne in base alle loro specifiche esigenze – continua – oltre a ciò, partendo dalla consapevolezza che come sistema sociale difficilmente agiamo a livello preventivo, il progetto vuole dimostrare che affiancando in modo informale una famiglia in un momento di fragilità a una in maggior equilibrio si riesce a lavorare nel rinforzo di ciò che c’è, piuttosto che nell’individuazione delle difficoltà, che possono comunque essere individuate precocemente».
«Una famiglia per una famiglia» – che gode del sostegno anche di Cantone e Comuni – è così un modello che, partendo dal basso, si inserisce in modo complementare tra le iniziative presenti sul territorio. «Nel contesto, i nostri progetti rientrano in un cambio di paradigma che vuole dare forza e fiducia alla comunità e far rinascere dei valori di aiuto dal suo interno, consapevoli che anche in maniera autogestita si possono portare avanti dei processi di sostegno, guarigione e solidarietà – afferma Ramona Sinigaglia – l’esperienza del Covid ha infatti mostrato come una persona senza una rete sociale di supporto sia particolarmente esposta agli eventi negativi e, allo stesso tempo, che spesso, laddove non arrivano le istituzioni, arriva l’aiuto informale tra le persone».
Il progetto è partito con le regioni del Locarnese e Biasca e valli, cui da quest’anno si sono aggiunte quelle del Bellinzonese e del Mendrisiotto. «I primi affiancamenti sono partiti a novembre dell’anno scorso – dice Ramona Sinigaglia – per arrivare ad abbinare le famiglie serve un processo di conoscenza, che richiede tempo, cura ed attenzione. Con la famiglia da affiancare ci sono degli incontri per capire quali sono le difficoltà, ma pure le risorse e gli interessi. Allo stesso modo, coinvolgiamo tutti i membri delle famiglie che si mettono a disposizione per capire quali sono le loro peculiarità, le passioni e le disponibilità in termini di tempo. Ciò ci permette di fare un abbinamento mirato, per esempio su una passione in comune, in modo che ci siano le basi operative per far partire il progetto».
Un elemento importante in una società in cui il tempo è una risorsa sempre più preziosa è l’idea che la «famiglia solidale» possa integrare l’altra famiglia nella propria routine. «Una famiglia è abituata il sabato a fare un giro in bicicletta? L’abbinamento potrebbe allora essere fatto con una famiglia che abbia piacere nell’attività fisica così che la passeggiata in bici del weekend possa diventare un momento di scambio e confronto, il tutto senza “aggiungere” tempo alla famiglia che affianca», spiega Sinigaglia. Trovare le famiglie è infatti una delle grandi sfide del progetto. Alcune di quelle che vi partecipano hanno a loro volta vissuto una difficoltà e sanno quindi cosa voglia dire sentirsi soli a doverla gestire. Tutte, più in generale, sono accomunate dal credere in un aiuto solidale e dal sentire che quando ci si apre all’altro non si perde mai nulla, ma si guadagna. «Con questo progetto di sostegno alla genitorialità vogliamo contribuire a un cambiamento culturale e cioè al rendersi conto che la nostra società, per quanto evoluta in termini economici e lavorativi, sta soffrendo di una povertà relazionale che alla lunga avrà delle ripercussioni a vari livelli, come dimostrano studi condotti in vari Paesi. In questo senso, il riappropriarsi di un tempo e di uno spazio delle relazioni non può che far bene», continua la direttrice strategica.
Alle famiglie che si mettono a disposizione viene chiesto un aiuto semplice e informale – per esempio andare assieme a fare la spesa o portare i bambini al parco – che però, come visto, ha un grande valore in termini di rinforzo sociale ed aumento delle competenze. «Accordi e disponibilità, in tempi e risorse, vengono messi per iscritto su quello che chiamiamo “patto”, un documento, privo ovviamente di valenza giuridica, ma che funge da promemoria e permette di tutelare l’impegno preso», aggiunge Sinigaglia.
Ogni affiancamento viene accompagnato oltre che dagli operatori dell’Associazione dalla figura del tutor, cioè da una persona con competenze in ambito sociale, educativo o formativo che si mette a disposizione per sostenere il percorso delle due famiglie, mantenendo i contatti con il sistema di supporto istituzionale e fungendo da anello di congiunzione tra le famiglie e i servizi territoriali esistenti. «La forza del progetto passa dal far vivere in maniera leggera e spontanea i nuclei familiari, costruendo tutto intorno, in maniera quasi invisibile, un sistema strutturato di professionisti che vigila sul fatto che il tutto avvenga in modo positivo», conclude la direttrice strategica. Un sistema di cui fanno parte anche una serie di incontri di sostegno e accompagnamento, scambio e confronto rivolti alle figure volontarie coinvolte, con lo scopo di offrire gli strumenti per gestire in modo efficace l’affiancamento, rendendolo una piacevole esperienza di condivisione e un viaggio alla scoperta di sé e degli altri.